L’eterna «guerra dei numeri» del fenomeno migratorio

 Oggi come ieri, contraddittori, enfatizzati, occultati o sminuiti sono i numeri e le statistiche del fenomeno migratorio, da sempre fonte di opinioni discordanti e oggetto di dibattito politico. I dati sulle migrazioni anche al giorno d’oggi presentano forti limiti, ma possono anche offrire importanti elementi di riflessione spingendoci a guardare alla storia passata. È a tal fine che nel seguente articolo verranno messe in luce le logiche e i principali retroscena della sempiterna «guerra dei numeri».

Fonti bibliografiche: Maddalena Tirabbassi e Alvise del Prà (La meglio Italia. Le mobilità italiane nel XXI secolo, Academy University Press, 2014).

Link all’insieme del Dossier bilingue «Odissea italiana». Storie e analisi dell’immigrazione italiana in Francia. 1860-1960. Tutti i contributi.

mirkonumeri_2.jpg

Una difficile stima numerica

Il fenomeno migratorio è stato da sempre oggetto di una «guerra di numeri». La rapida trasformazione della società contemporanea pone, indubbiamente, nuovi ostacoli ed interrogativi, ma la misurazione dei processi migratori ha sempre rappresentato un’operazione di estrema complessità. Le cause primordiali sono certamente da imputare alla vastità del campo d’osservazione, all’imponente fabbisogno di risorse e ai vincoli “naturali” che si pongono in fase di rilevazione e monitoraggio dei flussi. Per sua natura, infatti, il fenomeno migratorio coinvolge territori distinti e distanti, si caratterizza per il vissuto e per le esperienze personali e culturali del migrante, si scontra con tempi e ritmi variabili e si regola in base alle divergenti normative nazionali in materia di accoglienza, integrazione e cittadinanza.

Muoversi in un mondo globalizzato

mirkodegli_esposti.jpg_1637573841.jpg

I grandi mutamenti degli ultimi decenni – dalla globalizzazione fino all’attuale recessione economica – hanno di fatto favorito il proliferare di forme e processi migratori, rendendo più complessa la quantificazione del fenomeno. Nuove espressioni e nuovi caratteri si propongono sulla scena europea già a partire dagli anni ’70 ed ’80, quando i processi di globalizzazione inaugurano una nuova epoca improntata sulla “libertà di circolazione” e sull’abbattimento formale dei confini nazionali. Ma è in questi anni di recessione economica che i processi migratori si impongono al centro del dibattito pubblico, in un mare di cifre e statistiche che gridano: «Emergenza migranti!». L’ impoverimento della popolazione, la trasformazione degli assetti politici ed economici su scala globale e l’aumento generalizzato delle disuguaglianze sociali, stanno conferendo al fenomeno, in tutte le sue espressioni, una rinnovata centralità.

Destinazioni, flussi e nuove esperienze migratorie

Il proliferare di nuove esperienze e condizioni migratorie appone nuovi ostacoli e nuove sfide al monitoraggio e misurazioni dei flussi. La difficoltà nel reperire dati attendibili è evidentemente accentuata dalle trasformazioni indotte dalla globalizzazione. La pluralità di motivazioni alla partenza si coniuga con un incremento dei mezzi di trasporto – autobus, treni ad alta velocità, voli di linea low cost e così via – che rendono progressivamente più facili e frequenti gli spostamenti. Oggi, come in passato, gli unici e validi canali per il reperimento delle informazioni sono quelli legati alle cancellazioni e alle registrazioni anagrafiche, ai registri di residenza e domicilio, ai permessi di soggiorno e alle rilevazioni sul mercato del lavoro. Solo l’osservazione incrociata di tali informazioni, integrata con inchieste sul campo ed approfondimenti specifici, offrirebbero stime quanto più definite del fenomeno migratorio. Ma alla base si nascondono forti insidie…

Un primo problema sostanziale consiste nella comparabilità dei dati nazionali. La variabilità delle tecniche e gli strumenti di misurazione adottati, offre infatti stock di dati fortemente disomogenei, che rendono ostico ogni tentativo comparativo.

Attualmente, specie per quanto riguarda le migrazioni verso i Paesi appartenenti al cosiddetto «Spazio Schengen», uno dei problemi su cui si concentra la letteratura consiste proprio nella libertà di circolazione. L’abbattimento delle frontiere, dell’obbligo di visti e dei permessi di soggiorno contribuiscono a sottostimare il dato, intaccando in particolare la rilevazione dei flussi migratori a carattere transitorio, occasionale e determinato. La letteratura ha sempre riconosciuto infatti l’esistenza di individui dei quali è pressoché impossibile definire un terreno di stanziamento e che di fatto si spostano, perlopiù per motivi di studio e lavoro, di Paese in Paese: sono le cosiddette «migrazioni multiple» e «fluide». Parallelamente a questi nuovi flussi, nella storia sono sempre esistiti movimenti transitori o stabili a carattere clandestino, tacito ed invisibile. Sono storie di persone in fuga, da guerre, massacri ed espropriazioni varie, storie di disagio e di sofferenza. Storie di cui non parla nessuno, figuriamoci i dati!

mirkodati.jpg

Non tutto è perduto?

Le cifre sulle migrazioni sono da sempre oggetto di dibattito pubblico, di strumentalizzazione politica ed enfatizzazione mediatica ma offrono indubbiamente un ordine di grandezza generale per l’interpretazione del fenomeno. Leggere il dato in modo attento vuol dire andare oltre le semplici cifre, ovvero tramutare i numeri in fenomeni. In altri termini, il dato resta un numero se non viene esplorato, sviscerato e contestualizzato, e in tema di migrazione, dunque di vite umane, non c’è spazio per speculazioni superficiali.

Mirco Di Sandro

Dottorando in sociologia della città e del territorio
presso La Sapienza – Università di Roma.

Article précédentGrazia Deledda e l’eterno femminino di una certa grande letteratura mondiale
Article suivantMacron o Le Pen? La Francia e l’Europa ad un bivio.

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.