Referendum costituzionale: Sei Temi ricorrenti.

Tra le tante domande proponibli sul prossimo referendum, ne abbiamo scelto sei, su temi molto controversi. Risponde il giurista Fusaro, che, in appendice al suo libro (insieme allo storico Guido Crainz) “Aggiornare la Costituzione”* ne ha inseriti diversi, esprimendo sempre da tecnico il suo punto di vista.

6310acf72568ad4cfd3a827476c21d32_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy-2.jpg Si vota il 4 Dicembre per un referendum importante per le nostre istituzioni e anche se troppe volte il dibattito politico si è avvitato sulla polemica (spesso sterile), non si deve dimenticare che si vota non sul destino di questo governo e men che meno su quello personale del Presidente del Consiglio.

Si vota su una riforma attesa da decenni e che ormai appare ineludibile, specie da quando governare è diventato una corsa ad ostacoli con maggioranze diverse al Senato e alla Camera che hanno reso il Paese ancora più instabile. Raccogliamo da “Aggiornare la Costituzione”, libro scritto a quattro mani dallo storico Crainz e dal giurista Fusaro, alcuni dei quesiti ricorrenti sul merito della riforma. Ve li riproponiamo, sperando di contribuire cosi ad una maggiore informazione su alcuni controversi punti della riforma.

Primo tema: Non sono queste le priorità, i cittadini hanno ben altre preoccupazioni.

R.: Certamente i cittadini hanno preoccupazioni più immediate e concrete. Ma sanno e possono capire che dotarsi di strumenti istituzionali più snelli e funzionali è l’unico modo per meglio perseguire qualsiasi politica pubblica. In ultima analisi non è vero che “con le riforme istituzionali non si mangia” (forse nell’immediato, ma a medio termine si’).

Secondo tema: Matteo Renzi non avrebbe dovuto subordinare la continuazione del suo impegno di governo alla vittoria del “Si”.

R.: Come si fa ad immaginare che un governo, una maggioranza e un presidente del Consiglio che hanno fatto delle riforme il loro programma – nel rispetto dell’impegno assunto da (quasi) tutto il Parlamento al momento della rielezione di Giorgio Napolitano – possano sopravvivere alla clamorosa sconfessione che sarebbe la vittoria del “no” sulla “madre di tutte le riforme”? D’altra parte è vero o no che le opposizioni pretenderebbero le immediate dimissioni di Renzi e del governo in caso di vittoria del « no »? E’ proprio cio’ che li unisce. Magari avrà accentuato troppo i toni, ma si capisce che il presidente del Consiglio abbia inteso sottolineare al paese qual è la posta in palio: ovvero la capacità dell’Italia di progredire sulla strada delle riforme necessarie e urgenti, e la fiducia in chi si propone di guidare questa missione. E’ anche questione di credibilità in Europa e nel mondo.

Terzo tema: La riforma è illegittima perché varata da un Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale (sent. 1/2014) proprio in relazione alla composizione (determinata anche dal premio).

R.: Da un punto di vista strettamente giuridico i costituzionalisti discutono ancora degli effetti di quella sentenza. E’ un fatto pero’ che proprio in quel testo la Corte ha espressamente scritto che l’illegittimità della legge Calderoli non travolgeva la legittimazione giuridica (non politica) delle Camere della XVII legislatura. Del resto, se cosi fosse stato si sarebbe dovuto sciogliere le Camere e fare elezioni sulla base di una legge elettorale scritta dalla Corte, con la certezza di una ulteriore paralisi istituzionale. E poi che ne sarebbe stato delle leggi varate negli anni 2006 in poi? Su questo hanno concordato la stragrande maggioranza delle forze parlamentari, nonché due presidenti della Repubblica, quello allora in carica, Giorgio Napolitano (che anzi ha spinto energicamente il Parlamento verso questa riforma), quello che gli è succeduto, Sergio Mattarella (si vedano le sue parole chiare, nel discorso alla Columbia University, 11 febbraio 2016). La gran parte dei costituzionalisti la pensa come loro (V. “Quaderni costituzionali”, 2016, 2).

Quarto Tema: La Costituzione “più bella del mondo”… non si tocca.

R.: Basta crederci. Seriamente parlando è una buona Costituzione quella del ’48, ma se continua ad andare benissimo nella prima parte (articoli fino al 54) non va affatto tanto bene nella seconda (dal 55 in poi). Li’, non è affatto “la più bella del mondo”. Ha molti e seri difetti. Lo stesso Benigni (che poi si è pronunciato per il “si”), inventore della formula della “Costituzione più bella del mondo”, si è sempre riferito ai 12 articoli dei Principi fondamentali (d’altra parte i partigiani lottarono per il pluralismo e la libertà, per quei valori e principi: non per un tipo di bicameralismo o per l’altro).

Carlo Fusaro Quinto Tema: La riforma avrebbe dovuto essere più drastica e introdurre il monocameralismo invece di trasformare il Senato.

R.: Prima di tutto c’è un dettaglio: una maggioranza per il monocameralismo, nell’attuale Parlamento non c’era. Ma soprattutto: la scelta di fare del Senato l’assemblea di rappresentanza territoriale non è “tanto per far fare al Senato qualcosa”. E’ perché sin dalla Costituente si ritiene che uno Stato regionalista (tanto più se evoluto in direzione di ulteriore decentramento) avrebbe necessità di vedere rappresentate le istituzioni territoriali al centro dell’ordinamento.

Sesto Tema: Il doppio lavoro (Senato-Consiglio o Comune) impedirà ai senatori di incidere.

R.: Questa osservazione nasce dall’incapacità di immaginare per il Senato ruolo e modalità di funzionamento diversi da quelli attuali. I lavori dei 21 Consigli, dei Comuni con sindaco senatore e del Senato andranno coordinati. E’ chiaro che il Senato non sarà un organo riunito in permanenza come le camere attuali. Ci si puo’ immaginare una settimana di lavoro istruttorio ed una di votazione; il resto in Regione o Comune. Ci si puo’ immaginare modalità operative attraverso collaboratori. Si pensi che il Bundesrat tedesco (che rappresenta i Länder) si riunisce a volte un giorno al mese! Sarà poi ai regolamenti prevedere eventuali incompatibilità fra impegnativi incarichi regionali e impegnativi incarichi nel Senato (per esempio il presidente della Regione o il sindaco eletti senatori non saranno presidenti del Senato o di una Commissione).

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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