E se il voto al referendum fosse trasversale?

Davvero si fa fatica a capire perché gli elettori del M5S e di Forza Italia dovrebbero votare No ad un referendum che gioverebbe alle loro rispettive aspettative politiche. Ma forse la spiegazione esula dallo stretto quesito referendario e va ricercato nei tatticismi partitici delle loro dirigenze e nella speranza della vecchia nomenclatura politica di fermare per sempre il rinnovamento, tornando ad essere protagonista della politica. Ecco perché per loro si tratta della battaglia finale.

Anche se è evidente che al referendum del 4 dicembre, si voterà unicamente sul quesito referendario che troverete in immagine all’interno di questa riflessione, non si puo’ negare che dal giorno dopo, l’Italia non sarà più la stessa e che quindi, vinca il Si oppure vinca il No (con buona pace del PD), ci saranno indubbi riflessi politici, che porteranno il paese su un percorso piuttosto che su un altro.

Il quesito referendario su cui si vota.

Alcuni commentatori immaginano un voto degli anziani per il No ed uno dei giovani per il Si, non in questo senso D’Alema che ha sostenuto alla TV che gli anziani capiscono di meno (?) e quindi voteranno Si, mentre i giovani saranno compattamente per il No (?).

Altri prevedono o temono che il voto vada al di là del quesito referendario, proponendosi come uno scontro tutto politico tra il Si identificato in Renzi ed un No che raccoglie tutti i suoi avversari, dai grillini ai leghisti, dalla minoranza PD a Berlusconi. Una sorta di vendetta ed anatema dell’era berlusconiana.

Il vero rebus è come voteranno, se voteranno, coloro che politicizzati non sono e tanto meno tifosi di un partito o di un leader. E probabilmente il referendum si vincerà o si perderà proprio in conseguenza della conquista o meno di quel voto. La sensazione è che, al di là della polemica politica, molti sembrano poco coinvolti dall’esito di questo voto. Un peccato perché il referendum costituzionale ha sempre un peso importante sulla vita delle persone ed in realtà è falso e demagogico dire che non si vive di Costituzione.

Questo referendum, prima ancora del suo risultato, lascia intuire alcune cose dell’attuale panorama politico italiano.

La prima riguarda la posizione dei grillini e della destra. Francamente appare incomprensibile, in linea di principio, la posizione di Grillo e dei suoi. Posizione che, come vedremo, puo’ spiegarsi solo in chiave tattica. Con questa riforma e con l’Italicum e il suo ballottaggio il M5S ne potrebbe avere solo giovamento. Probabilmente, il combinato di queste due cose offrirebbe la possibilità ai grillini di arrivare al governo del Paese, visto anche il successo tradizionale che ottiene in sede di ballottaggio.

Oggi M5S sostiene che vuole il proporzionale puro, che inevitabilmente impone la formazione di governi di coalizione, come hanno dimostrato i 50 anni di prima repubblica che hanno funzionato (male) con quel sistema elettorale. Ebbene, è noto che M5S per principio rifiuta qualsiasi forma di coalizione e quindi va ad autoescludersi dalla possibilità di governare il Paese.

Questo paradosso puo’ essere spiegato solo con la volontà tattica di destabilizzare il paese, per renderlo ingovernabile, soffiando sul fuoco della sfiducia nella politica, alimentando cosi il sentimento populista strutturale in M5S e cosi la sua base di consenso. Del resto, per diversi analisti politici, la vittoria del No susciterebbe ulteriore sfiducia nei confronti della politica, che già da tempo non gode più di grande considerazione.

Una scelta tattica, ma non strategica, che puo’ offrire dei vantaggi nell’immediato, in linea con il concept di un partito liquido come quello di Grillo, abituato a non avere un progetto di società e che si limita a vivere alla giornata. Tuttavia, resto sorpreso dal No dei grillini, perché con tutti i suoi limiti questa riforma consentiva un passo in avanti verso le loro tesi e i loro programmi immediati: Riduzione delle poltrone, riduzione dei costi della politica, maggiori possibilità di forme di democrazia diretta (con l’obbligatorietà di discutere sulle leggi di iniziativa popolare e con l’istituzione dei referendum propositivi e non più solo abrogativi), oltre all’abolizione del CNEL (che a parole vogliono tutti).

La vittoria del No impedisce cio’ e, con il combinato di una legge elettorale proporzionalista (che ancora non c’è), di fatto esclude sine die i Cinque Stelle dalla possibilità di governare. L’altra ipotesi è proprio questa, ovvero il timore di dover assumere responsabilità di governo. Essere opposizione è spesso più conveniente come insegna anche la storia della sinistra italiana. Una cosa che indurrebbe i 5 Stelle alla furbata di dire che sono contro la riforma costituzionale e l’attuale legge elettorale, anche contro i propri interessi, solo per “amore di giustizia”.

Egualmente è bizzarra la posizione della destra (in realtà NCD, Casini, Verdini e il gruppo che fa capo a Pera e Ferrara sono per il Si) specie quella di Forza Italia, che ha votato e condiviso in prima lettura la riforma, addirittura partecipandone alla stesura (una riforma che fu ispirata da Napolitano molto più che da Renzi) Una riforma che si inizio’ a costruire dunque con il governo Letta e con la commissione Letta – Quagliarello*, che l’ha ampiamente ispirata), salvo poi disconoscerla per il contrasto sull’elezione di Mattarella al Quirinale.

Matteo Renzi

Una destra moderata, come si picca di essere Forza Italia, dovrebbe per DNA ambire, ad una semplificazione del quadro politico, e ad ottenere governi che, seppure non abbiano maggiori poteri che in passato, abbiano almeno la possibilità di essere più stabili, garantendo cosi uno scenario politico, anche in chiave internazionale, di maggiore forza e coerenza.

Se i grillini temono di andare al governo, la destra questi timori non dovrebbe averli e quindi appare ancora più incomprensibile la loro domanda di votare No. Si tratterebbe di un evidente errore politico.

Torniamo quindi alla domanda iniziale: Cui prodest il voto NO sotto il profilo politico? Davvero l’unico motivo è, come dice Brunetta, di mandare a casa il governo Renzi? Per sostituirlo con cosa? Con un governo tecnico? L’ennesimo che non esce dalle urne. Oppure andare al voto? e con quale legge elettorale? Visto che il Senato resterebbe nella sua forma attuale?

A me sembra che lo schieramento del No sia la fotografia di un mondo politico ormai alla deriva e che non vuole rinunciare al suo palcoscenico e che scorge nel No la possibilità di rimontare a cavallo dell’Italia.

Se vincesse il Si, diverrebbe ineludibile per la destra il suo chiarimento interno con Parisi o senza, probabilmente Berlusconi lascerebbe definitivamente e il tema primarie si riproporrebbe con forza. Si aprirebbero le porte ad un reale e profondo rinnovamento della destra oggi ancora in crisi d’identità oscillando tra la Meloni e Salvini e chi vorrebbe una destra moderata e al centro del quadro politico.

Lo stesso PD non vedrebbe messo in crisi il suo processo di rinnovamento, l’alternativa a Renzi oggi si chiama ancora Bersani che è figura degna ma non certo uomo di rinnovamento, potendo proseguire cosi nel suo modello democratico “americano” come anche il sostegno di Obama certifica.

Silvio Berlusconi

Gli stessi grillini dovrebbero porsi il problema della loro leadership, e forse si potrebbe finalmente intravedere una via di emancipazione dal padre Grillo e dallo zio Casaleggio associati, dando più spazio ai suoi leader in provetta da Di Maio a Di Battista a forse nuove figure come la stessa Appendino, sindaca di Torino.

Insomma, comunque la si pensi sul referendum è chiaro che la vittoria del No, come dice Mario Segni, che fu l’antesignano del maggioritario con i suoi referendum, agli albori degli anni novanta, significherebbe riportare il quadro politico italiano a trenta anni fa, e francamente non credo che ci sia molto da essere nostalgici. Se vince il Si è evidente che si cambia la parte seconda della Costituzione ma di fatto potremmo anche archiviare tutta una generazione politica dando probabilmente più spazio ai giovani (speriamo che D’Alema non ce ne voglia).

Concludendo: con il referendum votando Si, si cambia la costituzione ma si aiuta anche il cambiamento politico in Italia.

Solo in questo senso credo si possa spiegare l’accanimento pro No ad una riforma che nel merito difficilmente si puo’ contestare. C’è tutta una classe politica, quella che è stata messa da parte dal 2011, che si gioca la sua battaglia finale per rientrare in scena. Sta agli italiani (in Italia e all’estero) valutare anche questo aspetto al momento del voto.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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