Anzio… “La mia città mi tiene legata.”

Racconto di Anzio la mia città noiosa, una signora antica adagiata sul mare, vestita di colori sgargianti ma ingialliti dal tempo, dalla salsedine e dall’incuria.

La mia città che, tuttavia, non sento mai abbastanza mia.

Ma è bella come poche quando, dal prospetto della sua villa imperiale, osservo nel mare gli ultimi scorci di sole. Cade la sera e le restituisce il silenzio. Solo il fragore delle onde, lo stesso che ritorna quando mi avvicino alle finestre di casa mia.

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La mia città mi tiene legata, sempre in bilico tra la pena e l’amore per lei. Tra la voglia di andare e la consapevolezza testarda di voler restare.

Piango per lei quando vedo la ferocia dei cani che la sbranano e la sporcano continuamente. Venduta e restituita in macerie. Si spegne, la mia povera città, sopraffatta dalle costruzioni.

Ma ritrovo la calma e faccio pace con lei, però, perché non posso altrimenti e la trovo bellissima ancora e ancora mi commuove quando mi muovo tra i rumori e gli odori del suo vecchio porto.

Quando d’inverno gli cammino accanto, senza la confusione dei turisti e lo scalpiccio dei mille passi sulla strada, posso ascoltare il suono che fa il legno quando i pescherecci si sfiorano leggeri, ormeggiati intorno alla sua banchina.

Quel tintinnare continuo, il toc toc preciso, inequivocabile, che solo un vero porto di mare può restituire. Mi abbandono a quel ticchettio, mi sento parte della sua vita, sono mare e profumo di salsedine e storie di pescatori notturni e speranze aggrappate ad una rete da pesca.

Porto di Anzio

Ricordo mio padre che tornava dal porto di Anzio fiero del suo bottino di pesce fresco, mentre distribuiva consigli e raccomandazioni di rito a mia madre per la sua giusta preparazione.

Ricordo i racconti che faceva delle sue chiacchierate con i pescatori, sulle loro navigazioni felici o suoi pescati andati così, così: “Anche il mare è una donna lunatica. La ami e la sopporti dopotutto”.

Io amo il vento che le restituisce il suo mare. Arriva forte sul molo tra le reti da pesca quella folata incredibile che disordina i capelli.

Amo le risate della mia bambina che insegue il suo aquilone mentre attraversiamo la spiaggia.

Amo questa città con i suoi vicoli popolari, la città oziosa che mi fa arrabbiare e qualche volta mi sconforta.

Spiaggia delle grotte di Nerone. Foto © edonx

Anzio d’estate è tumulto ed elettricità, distese di ombrelloni colorati, è sole cocente sulla sabbia e sulla pelle. E’ l’ennesima scottatura che non voglio evitare.

È un mare da bandiera blu pinocchio e acqua sporca che scivola via dal corpo. Ma è anche tutti i bambini che saltano le onde e restituiscono all’acqua gocce brillanti di sole e di risate.

È la brezza leggera che da’ respiro ad una giornata torrida, una passeggiata ristoratrice nelle pinete o nella sua riserva naturale Tor Caldara, piccola e strappata alle mille edificazioni, ma verdeggiante e rigogliosa.

Tor Caldara

Di sera e di notte è luce di faro meraviglioso a ridosso della villa di Nerone e lanterne cinesi che, dagli scogli, si alzano nel cielo.

È piccoli bar sul molo e musica che arriva dalla spiaggia rinfrescata.

Le vie verso il porto sono una processione continua, un via vai di parole e chiacchiericcio allegro, che si muove veloce tra le vetrine di conchiglie e coralli. Un passaggio festoso che si consuma tra i profumi dei ristoranti famosi.

Anzio è un porto vecchio da rattoppare ma, tuttavia, ancora capace di accogliere e proteggere le barche e gli uomini intorno al suo confine.

E accanto a questo, un’altro porto fa sfoggio della sua autorevolezza, un porto antico costruito per volere dell’imperatore Nerone, il suo cittadino più famoso, ai piedi della sua maestosa dimora.

Grotta di Nerone

Non posso non pensare a quale sarà l’estate che darà l’addio a tutto questo. Quando altro cemento inonderà il mare e trasformerà il mio vecchio porto in un posteggio di barche di lusso, mentre quello antico giace vittima inesorabile delle intemperie e della non considerazione.

Offesa alle sue bellezze e alla sua storia.

Ma Anzio è forte, la resistenza è parte della sua memoria.

Tra le vie del centro risuonano le insegne al ricordo delle vittime della seconda guerra mondiale e tracce del suo famoso sbarco in quella gelida mattina del gennaio del 1944.

Le foto storiche, appese in alcuni negozi, raccontano delle battaglie e delle macerie come cornice dolorosa in una città bombardata e resa linea di confine, a due passi da Roma, tra la disperazione e la liberazione.

I racconti degli anziani parlano di fame, di rifuggi al riparo dei bombardamenti, di gatti che sparivano in qualche pentola di fortuna ma, dopo, oltrepassato l’incubo, la ricostruzione e una città di nuovo bellissima, perla nel litorale, tornata a respirare.

22 gennaio 1944 Anzio

Si dice che, negli anni cinquanta e sessanta, era frequentata dall’elite romana, i vecchi ristoratori ricordano passaggi di gente famosa ed elegante, Mastroianni, Grazia Deledda.

Le ville ancora splendide, sparse nel territorio, ne sono una preziosa testimonianza

Lo stesso Fellini amava soggiornare in questa città d’estate e scelse il “Paradiso sul mare”, una costruzione in stile liberty sulla baia di ponente, per ridipingere un Grand Hotel di Rimini all’altezza del suo Amarcord.

Il Paradiso sul mare

Marina Mancini

SU ANZIO, VEDI ANCHE – DELLA STESSA AUTRICE –

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2 Commentaires

  1. Anzio… “La mia città mi tiene legata.”
    Anzio è tutto quello che tu descrivi in modo delizioso, la tua penna riconduce al tuo animo. E’ tutto vero ma anche le persone fanno un posto, ci sono posti bellissimi in tutto il mondo ma chi sa perché noi uomini cerchiamo sempre la bellezza di quello dell’altro, saper cogliere le cose belle è l’impresa più ardua, ma questo è il compito dello scrittore, vedere quello che vedono tutti gli altri ma cogliere quello che gli altri non colgono, e dopo averlo fatto cogliere, donarlo a loro. Marina, grazie, vai avanti così.

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