La prima ferrovia in Italia: il tratto Napoli – Portici inaugurato da re Ferdinando II di Borbone.

Perchè la prima stazione ferroviaria d’Italia, quella da cui partì il primo treno italiano per percorrere la prima strada ferrata italiana, è abbandonata nel degrado più assoluto? Molti napoletani non sanno neanche dove si trovi e quando passano davanti la stazione della Circumvesuviana al Corso Garibaldi neanche sanno cosa ci sia nei pressi e cosa sia successo in quel posto il 3 Ottobre del 1839. Ricordare non sarebbe un passo per ritrovare un po’ dell’antico orgoglio di capitale di Napoli?

Scorgerne l’esistenza, coperta com’è da barbacani e sbarre di ferro, è impresa ardua. Gli stessi residenti della zona ne hanno perso memoria. Smessa come biglietteria della ferrovia su rotaie di ferro che collegava Napoli a Portici, inaugurata da re Ferdinando II di Borbone, il 3 ottobre del 1839, la stazioncina di Corso Garibaldi a Napoli, è ridotta in un cumulo di macerie con erbacce e rifiuti. La realizzazione della prima ferrovia su rotaie si deve alla sinergia con la società “Chemin de fer de Naples a Nocera e Castellammare” con capo l’ing. Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie e per il finanziamento la famiglia del grande artista Edgar Degas, banchiere napoletano di origine francese.

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L’ingresso del capolinea e la strada ferrata furono occupati per lungo tempo da un cinema-teatro all’aperto di seconda categoria e, il 28 marzo del 1943, lo scoppio a bordo di una nave, Caterina Costa, ancorata nel vicino porto, ne decretò il definitivo abbandono per i gravi danni riportati alle strutture.

Da tempo si parla di recuperare questo reperto, testimone del periodo d’oro di Napoli capitale del Regno delle due Sicilie. Costante con convegni e conferenze l’impegno del presidente del consiglio della Provincia, Luigi Rispoli per riportare ai vecchi fasti questo gioiello.

Un progetto di restauro è stato redatto da due insigni urbanisti, l’architetto Aldo Loris Rossi e l’arch. Emilia Gentile. Le sale del capolinea della storica ferrovia, citata da guide turistiche, dovrebbe accogliere materiale inerente al trasporto su ferro, dove la Campania vanta grande tradizione.

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Risale al 1881 la “Societé anonyme des tramways provinciaux de Naples”, che trasformò prima con omnibus a cavallo e poi a vapore, profondamente modi e tempi del trasporto verso periferie e casali. Solo dal 1956 la società a capitale belga ha cambiato denominazione in Ctp. Il 20 settembre 1925 fu inaugurata a Napoli, la prima ferrovia metropolitana d’Italia. Peraltro, in alcune stazioni, come quella di Piazza Cavour nei pressi del Museo Nazionale, furono montate scale mobili. Quelle scale mobili sono le prime installate in Italia.

La convenzione del 1836 con Armando Giuseppe Bayard de la Vingrite, prevedeva la costruzione della linea ferrovia da Napoli a Nocera. Dopo tre anni fu consegnato il primo tratto, su unico binario, Napoli-Granatello. Poco più di sette chilometri, una locomotiva e sette vagoni, alla media di 40 km/h in 9 minuti, percorsi lungo il sobborgo di Santa Maria di Loreto, sui ponti dell’Arenaccia, del fiume Sebeto per poi proseguire verso la strada Regia delle Calabrie, costeggiando la spiaggia, lungo il Miglio d’Oro (in un precedente servizio abbiamo parlato delle 121 splendide Ville, ndr) dove l’aristocrazia napoletana iniziava a costruire lussuose ville per le vacanze estive.

La lungimiranza di Re Ferdinando, salito al trono a soli venti anni che, per incrementare il lavoro locale e non importare materiale dall’estero fece creare il Regio Opificio Pirotecnico e della locomotiva, che arrivò a contare fino a 700 dipendenti, oggi Museo di Pietrarsa, unico nel suo genere in Italia. Passato allo stato italiano nel 1860 lo stabilimento, comportò la riduzione di orario di lavoro e licenziamenti. Riuniti in assemblea, nello scontro con la forza pubblica, morirono 9 operai e 32 furono feriti.

L’unica nota romantica, all’esterno della stazioncina, la presenza di uno scrivano, intento a compilare certificati per analfabeti ed extracomunitari per la vicina Municipalità. Una targa, scolorita, sulla colonna attigua al rudere ricorda: « Per questa via, il 7 settembre 1860, entrando solo e inerme Giuseppe Garibaldi congiunse Napoli all’Italia ».

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La costruzione si trova in una zona di grande interesse storico e turistico, la stazione centrale e quella della Circumvesuviana che porta a Pompei, Sorrento a pochi passi dalla basilica del Carmine Maggiore nella Piazza Mercato che vide i moti di Masaniello, al quale è stato dedicato un importante premio su iniziativa sempre del consigliere Rispoli, la Chiesa di Sant’Eligio e Porta Nolana con le due torri che recano il nome la Cara fè 1557, quella a Sud e la Speranza quella a nord, con la data MDLV.

Mario Carillo

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Mario Carillo
Mario Carillo, iscritto all’ordine dei giornalisti della Campania. Prime esperienze alla Redazione napoletana del Giornale d’Italia di Roma, Agenzia Radiostampa, Agenzia NEA, collaboratore fisso da Napoli per il Secolo XIX di Genova, collaboratore del giornale Il Roma di Napoli, Il Gazzettino, Il Brigante, Albatros magazine, Altritaliani.net di Parigi, responsabile napolinews.org, socio Giornalisti Europei, Argacampania (giornalisti esperti agroalimentare).

1 COMMENTAIRE

  1. La prima ferrovia in Italia: il tratto Napoli – Portici inaugurato da re Ferdinando II di Borbone.
    si potrebbe usare l iniziativa  »monumentando »che in città sta recuperando a costo zero per il comune, diversi monumenti in città, grazie alla pubblicità con cui viene ‘avvolto’ il monumento.

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