La questione femminile e l’insegnamento in Alain Touraine

Il sociologo francese Alain Touraine con il suo ultimo libro “Dopo la crisi. Una nuova società possibile”, ripropone su basi storiche e sociologiche la dualità del rapporto uomo/donna. Nel tempo dei femminicidi, e al cospetto di fenomeni regressivi rispetto alle conquiste femministe del secolo breve, appare, invece, dalla sua analisi, come sia in atto, in chiave globale, una rivoluzione delle donne che sia inclusiva degli uomini. Le donne più degli uomini avrebbero la capacità di essere portatrici di un ideale storico che supera gli antichi dualismi e le distonie che sono proprie della contemporaneità.


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Sempre di grande attualità, la condizione della donna non cessa di sollevare interrogativi ed inasprire il dibattito contemporaneo. Dopo le ben note battaglie e le accese rivendicazioni condotte nell’Ottocento e nel Novecento da circoli, associazioni, leghe ed indirizzi politici la partita per la parità dei diritti si è spostata su altri binari che non quelli dell’emancipazione e del suffragio: la professionalità, la gestione della famiglia e della paternità, la retribuzione lavorativa, le quote rosa, la corresponsabilità dei coniugi in fatto di educazione dei figli. Ma il fenomeno del “femminicidio” dei nostri giorni sembra voler arrestare questo percorso sul terreno del confronto e troncarlo invece con un traguardo disfattista che fa paura, perchè proviene da ancestrali anditi bui di violenza incontrollabile, quasi di memoria tribale. Che sta succedendo?

Sembrava che il discorso sulla questione di genere fosse stato sufficientemente storicizzato e portato a livello di consapevolezza, tanto da essere chiaro ad entrambi i contendenti, l’uomo e la donna, che era il tempo di porre fine ad una guerra insensata e distruttiva e procedere d’accordo.

Non è tempo di rassegnazione.

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Anche a me è successo di pubblicare nel 2009 (Mondeditori, Roma) un saggio : Il voto alle donne e di narrare il lungo percorso d’impegno in Italia ed all’estero del movimento femminile e come, a distanza di decenni, si erano colti i primi successi dopo i disperati tentativi delle donne di raggiungere la cosiddetta emancipazione. Ma ora si scopre che a nulla, o quasi, sono valse le intuizioni filosofiche, la solidarietà di tanti intellettuali venuti in sostegno, i dibattiti pubblici e privati anche con le istituzioni per ritenere concluso l’iter dell’uguaglianza. Il problema, come la mitica Idra di Lerna, rinasce sotto altra forma e s’impone all’attenzione con più vigore di prima. Il ritorno alla violenza contro le donne in privato ed in pubblico significa che si vuole che siano sconfessate e soprattutto che non reggano quelle basi culturali ch’erano state individuate, diffuse e partecipate, per la soluzione dei loro problemi. Occorre rifondare le ragioni impellenti d’un vivere civile che sta a cuore più delle differenze di genere che forse mai si appianeranno.

Al centro della riflessione sta la famiglia perchè quasi sempre i casi di violenza si verificano nel suo seno, ma anche il rapporto interpersonale tra uomo e donna dev’essere rivisto, dato che, il più delle volte, si fonda su di un mercato scambievole di convivenza e sulla concezione dell’amore come possesso, con la conseguenza che il possesso implica il compromesso, la perdita della libertà individuale ed il trionfo dell’egoismo autoritario, come molte vicende attuali lasciano trasparire.

Non siamo più fermi alla tesi borghese della donna ritenuta meno dotata rispetto all’uomo ed a lui inferiore e neppure alla teoria economica, socialista, di F. Engels o di A. Bebel, con gli opportuni distinguo, che hanno parlato di accaparramento e sfruttamento di esseri più deboli per detenere senza contestazioni il potere. Pensiamo invece d’esser giunti ad una sorta di mutazione genetica, frutto dell’evoluzione o dell’involuzione che si voglia, per cui la specie umana, incapace di sentimenti puri, sarebbe caduta in una sorta di aridità affettiva e sentimentale con le conseguenze ben intuibili. Ma sarà vero?

Studi e ricerche interessanti di Alain Touraine

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Ci aiuta ad analizzare l’attuale emergenza Alain Touraine, Professore dell’Istituto degli Studi Superiori di Sociologia di Parigi, da anni impegnato ad illustrare la questione femminile nelle aule universitarie e nelle sue interviste per un approccio alla realtà futura. Autore di molti testi di successo[[Cos’è la democrazia? (1994); Eguaglianza e Diversità (1997); Libertà, uguaglianza, diversità (2009); Le Monde des Femmes, Fayard Paris(2006); Il pensiero altro (2009); La globalizzazione e la fine del sociale. Per comprendere il mondo. (2012)]] e, nel marzo del 2013, presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Facoltà di Scienze politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza di Roma, relatore del suo ultimo saggio: “Dopo la crisi. Una nuova società possibile” (tradotto da Armando ed. 2012), la sua analisi si discosta dalla nostra idea di natura psicologica ed appare più concreta e storicamente confortata.

Sono da individuare, egli dice, nella società attuale delle forze laceranti e contrastanti. Da una parte, sulla “questione di genere” vi è la volontà femminile di affermarsi e prevalere, di contro a quella maschile di contenderle il primato e di annichilirne le iniziative.

Nel campo politico

“Le donne sono state rinchiuse per secoli nel privato. La loro irruzione nello spazio politico è la fine d’una vistosa assenza. Sono portatrici,non per caratteristiche psicologiche ma storiche, di un nuovo interesse per la sfera pubblica, proprio in quanto tradizionalmente escluse.

Gli uomini hanno esaurito la loro capacità d’immaginare un mondo nuovo, rappresentano un modello politico vecchio. Le donne sono , per così dire, avvantaggiate, perchè oggi fare politica significa riconciliare pubblico e privato. Le rivendicazioni femminili sono globali, hanno un discorso più inclusivo.”

Anche nella quotidianità nella quale si verificano i casi più eclatanti d’intolleranza, le donne “sono capaci d’elaborare progetti di riforma di società, simpegnano nella difesa di libertà, uguaglianza, solidarietà. Sono anche le prime vittime delle dittature, degli abusi, delle ingiustizie. E come tali hanno interesse a immaginare un cambiamento, non per se stesse, ma per tutti”.

A giudizio di Touraine, che s’è trovato a contatto per il suo lavoro con molte donne francesi e musulmane e le ha studiate nei loro comportamenti, nell’attuale mondo globalizzato, tutte hanno dimostrato di possedere una coscienza positiva della loro identità anche se hanno subito “violenze ed ingiustizie”. Questo vuol dire che sono maturate come “soggetti” che rivendicano i loro diritti. Alcune affermazioni del sociologo appaiono rivelatrici:

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”La modernità crea un processo di soggettivizzazione sempre più marcato, dando la possibilità ad ogni individuo da non lasciarsi più definire da categorie ascrittive.[…] La modernizzazione ha creato forme di dominio estreme e distrutto la natura, mentre la conquistava[…] Le donne sono capaci quindi di coagulare attorno a sé ampie forze. La coscienza femminile e il mutamento sociale non sono più separabili.[…] Sono in primo luogo le donne le principali attrici dell’azione di ricomposizione della società,perchè, essendo state per tanto tempo la categoria inferiore a causa della dominazione maschile, esse, ora, possono svolgere un’azione di ricomposizione di tutte le esperienze individuali e collettive.[…] Le donne più degli uomini hanno la capacità di essere portatrici dell’ideale storico del superamento di antichi dualismi e delle distonie che sono proprie della contemporaneità”.

A leggere queste considerazioni si resta convinti che una rivoluzione culturale sia in atto per procedere a riempire quei vuoti ancora esistenti nel tessuto connettivo della società. Le donne non sono semplicemente vittime designate d’un sistema che s’è inceppato, ma segnacolo d’uno scatto di volontà per voler procedere avanti. Esse dimostrano di voler operare per completare il corso dei diritti mancanti. Solo che non possono farlo, creando una distanza dirompente dai loro compagni e procurando inimicizie e rancori.

Dovranno invece creare un confronto e procedere ad una persuasione, sulla base della solidarietà e della disponibilità di cui saranno capaci.

Anche a me sembra che questo attuale non sia più il tempo delle faide che porterebbero all’autodistruzione, ma del confronto onesto e trasparente e dei valori forti che annullino le discriminazioni ed incoraggino la crescita di sé e degli altri come persone, nel segno dell’amicizia e della complicità. Bisogna suggellare il riconoscimento dell’altro però con la reciproca libertà.

Gaetanina Sicari Ruffo

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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