The Artist, ovvero il coraggio di osare

Si è aggiudicato le statuette degli Oscar più ambite il film francese “The Artist” scritto e diretto da Michel Hazanavicius, interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo. Nomi pressoché sconosciuti al grande pubblico in Italia, ma che hanno saputo osare con innovazione rispolverando la tradizione in omaggio al Cinema. Sì, perché questo film è stato interamente girato in bianco e nero ed è muto.

the-artist-avec-jean-dujardin-berenice-bejo-james-cromwell-dr.jpgChe coraggio, si dirà. Già al Festival di Cannes, lo scorso maggio, l’attore Dujardin ha vinto il premio per la sua interpretazione; il film ha quindi ottenuto l’Oscar per la migliore interpretazione maschile ed altre 4 statuette, tre Golden Globe e sei premi Cesar. Una incetta di riconoscimenti, insomma, scavalcando agli Oscar quale miglior film il pur stupefacente “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, che comunque ha collezionati premi cosiddetti “tecnici” (e per la scenografia ai nostri Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, non nuovi a premi Oscar).

Ma ciò che va encomiato del film francese è soprattutto il coraggio di aver portato sullo schermo una storia raccontata come accadeva fino all’avvento del sonoro. Un omaggio all’arte, alla poesia dei volti, alla storia di un cinema che ha saputo raccontare a suo modo la vita.

Il protagonista di “The Artist” si rifiuterà di recitare in film parlati (accadeva anche a Buster Keaton), abbandona il suo produttore Al Zimmer e decide di investire tutti i suoi averi nella realizzazione di un film muto tutto suo. Ma non avrà alcun successo commerciale, mandandolo in rovina, complice anche la Grande Depressione, sul finire degli anni ‘20. In preda all’alcol e ala disperazione, tenterà di dar fuoco alle sue pellicole. In questo frangente vi è un nesso proprio con il film di Scorsese “Hugo Cabret”: anche qui un autore dimenticato come Georges Meliès, fondatore francese delle prime pellicole sperimentali; anche qui un tentativo di bruciare le pellicole e forse ripudiare il suo passato.

Ma l’arte prevale sempre. L’amore per l’arte, appunto. E il coraggio di osare, in una epoca afflitta da troppe parole, facendo parlare il corpo e tacendo sul superfluo.

Sarà anche qui la lezione di “The Artist”?

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.