Intervista a Francesca Bono, cantante degli OfeliaDorme

« Sull’onda calma e nera dove le stelle dormono
Fluttua la bianca Ofelia come un gran giglio, fluttua
Lentissima, distesa sopra i suoi lunghi veli… » (Arthur Rimbaud)

Gli OfeliaDorme sono una indie rock band italiana molto originale e raffinata, che grazie alle ottime recensioni a Febbraio saranno in tour in Francia (a Reims il 26 – a Parigi il 27 ore 22.00 al Pop In) e a Marzo in Inghilterra. Da non perdere!

Subito una domanda scomoda: perchè avete scelto di cantare in inglese mantenendo il nome della band in italiano?

Non siamo la prima band che canta inglese ed ha un nome italiano; mi viene per esempio da pensare ai L’Altra (che sono americani).

Per quanto ci riguarda è semplicemente una scelta istintiva; inizialmente, poiché il nome è ispirato ad una poesia di Rimbaud, pensavamo di chiamare la band Ophelie, ma alla fine abbiamo optato per un nome italiano, visto che anche noi siamo italiani.

E volevamo che il nome avesse anche un significato e diverse interpretazioni. La nostra Ofelia non è morta ma dorme e sogna, la nostra musica e le sonorità che ci caratterizzano hanno anche una certa connotazione onirica; nonché un margine di speranza.

La scelta di cantare in inglese è venuta invece naturale perchè non vogliamo porci limiti di comunicabilità.

“All harms ends here”, il vostro ultimo album, mi ha colpito molto. È incisivo al punto giusto senza scadere mai nel banale. Quanto suono spontaneo è stato messo dentro e quanto è stato pianificato? Quanta rabbia è stata scaricata? Quanta poesia?

In questo disco c’è una forte componente di spontaneità. Di pianificata effettivamente non c’è moltissimo…però abbiamo cercato di curare al massimo i dettagli.

Volevamo che fosse un disco immediato nella sua emotività e fragilità.

Con l’album nuovo che stiamo preparando ci sarà ancora della spontaneità perchè fa anche parte della personalità di ognuno dei membri della band, ma il lavoro che stiamo facendo a monte è diverso; suppongo quindi che sarà un disco più “pensato” negli arrangiamenti e nella sua costruzione.

Rimane il fatto che quando siamo tutti insieme in sala prove il primo approccio è quello della libertà sonora ed espressiva.

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Nel rock spesso si richiamano gli stili musicali a seconda dei luoghi di origine del gruppo, quanto di questo è vero? Il paesaggio urbano entra realmente dentro le canzoni?

Questa è una domanda allo stesso tempo semplice e difficoltosa.

Credo che la musica dica sempre molto del luogo da cui provengono i musicisti che la suonano; magari non ad un primo ascolto e forse non in modo eclatante.

Il nostro è un suono internazionale che parla a tutti, ma c’è anche un pizzico di melodrammaticità e passionalità tipici del popolo italiano, nonché un certo alone di malessere che, per le vicende personali e collettive di noi che viviamo in una terra bellissima e bistrattata , abbiamo assorbito nel corso degli ultimi anni.

Il femminile nel rock: si può dire che è una delle pochissime realtà dove ci sono realmente “pari opportunità”?

Sicuramente il trend è quello, non mi sento però ancora di dire che nel nostro Paese questo sia un dato di fatto.

La verità è che le donne musiciste sono ancora un minor numero rispetto agli uomini; le cose però stanno cambiando e le giovani leve vedono sempre più una commistione ragazzi/ragazze nella formazione delle band. Speriamo che continui così, perchè la sensibilità maschile e quella femminile sono notevolmente differenti; da un loro connubio vengono sempre fuori soluzioni interessanti e intriganti (es Low, Arcade Fire e tanti altri).

Pensando a quante singer hanno lasciato tracce indelebili nella storia del rock, quale di queste ti ha fatto fare il primo passo verso il tuo stile personale di canto?

Nico, PJ Harvey, Nina Simone, Beth Gibbons, Hope Sandoval..

Secondo me gli OfeliaDorme potrebbero essere la risposta italiana a Pj Harvey o ai Dresden Dolls, cosa ne pensi?

Lo prendo come un bel complimento e quindi ti ringrazio. Delle due penso probabilmente più vicini a PJ Harvey, che però ha fatto e sta facendo la sua personalissima strada, come credo stiamo facendo anche noi.

Qual’è il gruppo che ultimamente ti ha stupito? Quali vi hanno accompagnato nel vostro lunghissimo tour italiano?

Una band che recentemente ha colpito positivamente tutti noi sono gli Other Lives, dagli States; speriamo di poterli presto vedere live in Italia.

In tour siamo stati finora principalmente da soli, ma dividere il palco con altre band ci fa sempre molto piacere.

A Febbraio sarete in Francia (a Reims e a Parigi), a Marzo in Inghilterra mentre avete già fatto tappa in Belgio. Mi puoi descrivere le sensazioni che si provano ad essere on the road? Qual è il luogo che vi ha dato più emozioni?

Credo che la quasi totalità dei musicisti ami molto viaggiare, sennò vuol dire che si è sbagliato qualcosa in origine…essere in tour e suonare in giro è appagante ma anche molto stancante. Dev’essere proprio qualcosa che risiede nel tuo DNA, una passione per la conoscenza e una notevole curiosità per luoghi e persone.

Noi amiamo moltissimo viaggiare, poter raggiungere il maggior numero di persone, una tappa dopo l’altra.

Che dire…adrenalina e sguardo aperto sulla strada e il cielo che scorre da dietro i finestrini del nostro Van. Poche cose appagano in egual misura.

Ricordiamo con emozione il nostro recente tour in Sicilia e la nostra prima data londinese.

Il video Naked Evil è stato girato come un insieme di filmati della Belle Epoque? Che nesso hanno con il titolo della canzone?

A questa domanda faccio rispondere Gianluca “g.Mod” Modica, è lui che ha curato il video.

Gianluca: Le immagini le ho rubate da un documentario che raccoglieva spezzoni di film censurati di inizio secolo, nessun nesso con il titolo della canzone, l’idea del video è nata dopo, in fase di montaggio, inizialmente le immagini dovevano essere proiettate insieme ad altre durante i nostri live.

Mentre il video di Ian siete in un vagone abbandonato. I colori dei vostri vestiti sono prevalentemente bianco, nero e rosso; è una casualità o è un cromismo simbolico?

Credo sia una casualità simbolica! Scherzi a parte, sono i tre colori primari di Ofelia.

Passione, viscere, l’ignoto, la notte.

Il rock, il folk e il dark. Quali delle tre anime della vostra musica ti appartengono di più? Quali appartengono più ad OfeliaDorme?

Non mi sono mai considerata una “dark” né lo sono i miei compagni di band.

Ci attrae maggiormente il folk e il rock, di cui stiamo cercando di dare una nostra interpretazione.

Avete già qualche idea per la fine del tour di “All harm ends here”?

Direi che il Tour finirà probabilmente con il mini tour europeo che ci vedrà in Francia e Inghilterra. Dopodichè faremo altre date dove proveremo anche un po’ di brani nuovi.

Attualmente siamo del tutto proiettati verso la realizzazione del nostro prossimo disco.

C’è ancora tanto da sognare.

Pietro Bizzini

In ascolto :
Sometimes it’s better to wait (2009)

Links utili :
www.ofeliadorme.it
www.myspace.com/ofeliadorme
www.youtube.com/ofeliadormeband

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