Mala politica.

Sentenza inevitabilmente politica della Corte Costituzionale che boccia i referendum per abrogare il sistema elettorale (Legge Calderoli). Contestualmente la Camera nega l’arresto al coordinatore in Campania del PdL Cosentino in odore di camorra.

Era nell’aria che la Consulta avrebbe rigettato i due referendum proposti da IdV ed altri (anche la parte del PD che fa capo a Parisi). Una scelta politica che sicuramente sarà suffragata da articolate motivazioni giurisprudenziali. Premetto che le sentenze in ossequio alle istituzioni vanno sempre rispettate. Tuttavia su questa sentenza, che andrà motivata entro venti giorni, non può negarsi che pesa l’ombra di una scelta condizionata dalla politica e in particolare dalla tregua istituzionale iniziata con la fuoriuscita di Berlusconi e l’incarico governativo a Monti.

Le scelte politiche quindi vanno analizzate e, quelle sì, giudicate. Credo sia stato un grave errore impedire questo referendum che avrebbe certamente abrogato una legge che presenta numerosi dubbi di costituzionalità e che forse la Consulta avrebbe dovuto e potuto abrogare. Una legge dove paradossalmente si sceglie il capo del governo (che invece è nominato dal Presidente della Repubblica) e non si possono scegliere i parlamentari che invece per Costituzione sono eletti dal popolo.

Un errore, dicevo, perché, in ogni caso, l’attuale legge elettorale andrà modificata. E’ nelle cose. E’ in quel milione e duecentomila firme raccolte più un altro mezzo milione giunto alla consulta a tempo referendum-porcellum.jpg scaduto. E’ nella disaffezione popolare diffusa verso la politica che porterebbe con l’attuale sistema ad un astensionismo straordinario. Tutte le società demoscopiche segnalano ad oggi un astensionismo tra il 40 e il 45% degli elettori. Pertanto, che senso ha impedire questo referendum che avrebbe semmai riconciliato i cittadini ad una politica partecipata, che avrebbe fatto dire a molti che in Italia la gente può contare e può, come nell’ultima tornata elettorale, dare chiari segnali politici al sistema dei partiti e, attraverso loro, alle istituzioni legislative e governative.

La semplice ammissione dei quesiti referendari avrebbe in ogni caso costretto le forze politiche a doverne modificare i contenuti a farne una nuova che avrebbe dovuto ipso facto tenere conto delle aspettative democratiche del paese.

Questa decisione appare il frutto prodotto dalla saggia opera del nostro Presidente che ha favorito con l’uscita di Berlusconi e l’arrivo di Monti una tregua dall’estreme tensioni politiche che in questi anni tra berlusconiani e antiberlusconiani avevano paralizzato il paese e la sua economia con gli effetti che oggi verifichiamo ad ogni ora. Sono certo che ben altra sarebbe stata la decisione della Consulta se al governo vi fosse stato ancora il cavaliere. Segno chiaro che ad una tregua politica tra i partiti è seguita anche una tregua istituzionale tra politica e magistratura, a partire dai suoi più alti livelli.

Tutto questo è ancora segno dell’anomalia italiana, un’anomalia che rende il nostro paese davvero unico nel panorama politico, altrove non è così. Altrove ogni istituzione si muove nei propri limiti e nel rispetto dei limiti altrui.

Proprio la fine dell’anomalia berlusconiana avrebbe tuttavia dovuto suggerire maggiore lungimiranza alla corte, che ben avrebbe potuto dimostrare l’assoluta estraneità ai poteri politici con una scelta che sul piano giuridico, secondo più di cento costituzionalisti, sarebbe stata ineccepibile e che se si vuole, sul piano politico sarebbe stato di puro buon senso.

Contestualmente, grazie al voto di una parte della Lega Nord, su suggerimento dell’”amico” Bossi, è stato impedito l’arresto del parlamentare Cosentino, con il pretesto, alquanto improbabile, di un “fumus persecutionis” dei magistrati verso il politico campano.

Sul destino di Nicola Cosentino l’altro “amico” Berlusconi aveva minacciato il futuro dello stesso governo Monti, e certo se nella giornata vi fossero state due scelte di segno opposto si sarebbero parecchio agitate le acque della politica italiana. C’è da domandarsi quanto sia potente Cosentino che diversamente da Papa e per reati ben più gravi non viene consegnato alla giustizia.

C’è da chiedersi quanto siano a cuore alla Lega gli interessi dei propri elettori del nord se, nel nome di una resa dei conti interna tra Bossi e Maroni e per curiosi intrecci politici ed esistenziali con Berlusconi, si arriva a salvaguardare un’amico della camorra (così almeno per la magistratura che ne ha addirittura reclamato l’arresto), piuttosto che la giustizia.

Quella camorra dei casalesi che sta inquinando il nord Italiano e che ormai possiede in gran parte la virtuosa Milano, dopo aver occupato anche fisicamente oltre che economicamente gran parte delle regioni nordiste, Veneto, Emilia e Piemonte oltre ché naturalmente la stessa Lombardia.
205800325-de1138a1-f22f-46c9-8e1d-8118743d3190.jpg Alcuni malevoli parlano di aiuto a Monti. Io non lo credo. Sui referendum il governo ha più volte detto di non temere il referendum e sull’affare Cosentino, il caso Malinconico (che non aveva alcun rilievo penale) con le sue quasi immediate dimissioni, ha dimostrato la diversa visione della politica e il diverso senso di responsabilità dell’attuale esecutivo rispetto all’attuale classe politica che resta espressione di un’epoca ormai finita. Un’epoca in cui i politici avevano come ancora oggi una sfacciata immunità parlamentare e mediatica.

Anche per questo non appena Monti avrà completato il suo percorso bisognerà tornare, necessariamente, con un’altra legge, al voto, per avere un nuovo parlamento che non sia di nominati ma di scelti dai cittadini. Piuttosto, la realtà è che Monti e i suoi devono pur fare i conti con un parlamento, è bene ricordarlo, da cui dipendono. Non c’è stata una sospensione della democrazia, come alcuni incautamente hanno detto, e quindi tutte le azioni del governo sono sottoposte al vaglio dai partiti, con tutto quello che questo comporta.

Oggi abbiamo un governo credibile anche in sede internazionale, mentre resta desolatamente fuori da ogni credibilità l’attuale parlamento stretto ed assoggettato da piccoli giochi di potere, da vecchi rais come Bossi e Berlusconi che ancora non hanno capito che è l’ora di pensionarsi.

Un sistema partitico incapace di avere la vista lunga, stretta tra confusioni e contraddizioni, quanto non da populismi grezzi che spesso si legano più ai malvezzi italiani che alle virtù, che pure ci sono, dei cittadini.

(Nella foto in basso: Nicola Cosentino)

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.