Monico Vitti, la nonnina con la pistola.

Compleanno di una delle attrici più emblematiche d’Italia. Monica Vitti ha rappresentato molte stagioni del nostro cinema. Dai ruoli drammatici con Antonioni alla scoperta di una travolgente comicità. Attraverso il suo cinema si sono cavalcati gli ultimi decenni della nostra storia.

Compie ottant’anni il 3 novembre una fra le attrici più acclamate ed eclettiche della storia del cinema: Monica Vitti, nome d’arte di Maria Luisa Ceciarelli. Una carriera fra le più sfolgoranti (il suo esordio a soli quindici anni) che però non l’ha mai vista primeggiare come una vera diva, secondo tradizione. Forse a causa o in virtù del suo carattere versatile, o forse per la sua innata capacità di rendere uniche le sue interpretazioni, dal teatro alla televisione al grande cinema. E persino come scrittrice e regista.

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Originale il suo libro “Il letto è una rosa” (Mondadori), del 1995. Lo stesso anno nel quale Gillo Pontecorvo, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, le ha conferito il Leone d’oro alla carriera. Meritatissimo, se si considera quanto valore aggiunto ha offerto al cinema da diverse angolature, da quella drammatica, alla commedia, alla introspezione: autori italiani e stranieri si sono contesi la sua presenza sulla scena, per rendere le opere drammaturgicamente autentiche ed intense.

Teatro e film un po’ minori all’inizio della sua carriera, tenuto conto che durante gli anni ‘50, quando la Vitti entra in scena, si vive una fase interlocutoria dopo il neorealismo: il grande cinema che proprio in Italia celebra la sua imponenza. Eppure viene notata da un già affermato Michelangelo Antonioni con il quale intreccia una relazione artistica e sentimentale. Diventa la sua musa e la protagonista nella sua celebratissima tetralogia dell’ « incomunicabilità ». E’ la inquieta Claudia nel primo capolavoro “L’avventura “ (del 1960); sarà l’anno dopo la tentatrice Valentina de “La notte” ; la impenetrabile Vittoria de “L’eclisse” (1962) e la nevrotica Giuliana del “Deserto rosso” (due anni dopo), film che si aggiudica il Leone d’oro a Venezia. E’ un sodalizio sentimentale fra il maestro e l’attrice (ben più giovane) alquanto discreto e riservato, lontano dai riflettori, ma che tuttavia non sfugge, specie per la critica sui film di un autore maestoso seppur di non facile fruizione.

Monica Vitti è anche doppiatrice per “Il grido” del maestro ferrarese: è la voce di Dorian Gray. E sarà anche la voce di Ascenza nel capolavoro di Pasolini “Accatone” e la voce di Rossana Rory ne “I soliti ignoti” di Mario Monicelli. Sarà proprio quest’ultimo maestro a mettere in luce la caratteristica brillante e forse più popolare della Vitti. Con “La ragazza con la pistola” (1968) si inaugura una stagione di nuove energie per il cinema visto al femminile.

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Con il capolavoro di Ettore Scola “Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca” (del 1970) accanto a Mastroianni e Giannini, Monica Vitti entra di diritto nell’olimpo dei grandi mattatori del cinema italiano.
Nel maggio1968 viene persino nominata presidente della giuria al XXI Festival del cinema di Cannes, proprio nell’anno delle contestazioni, per cui nessun premio cinematografico verrà attribuito.

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Con gli anni ‘70 sarà protagonista indiscussa di indimenticabili commedie, da Nanni Loy, a Zampa, a Magni, a Risi, da Festa Campanile a Maselli, e nel contempo saranno anche molti i registi fuori dei confini nazionali a volerla sul set. Prima Miklos Jancsò ne “La pacifista” del ‘74 e quindi il controverso Luis Bunuel con “Il fantasma della libertà” tre anni dopo. Alcuni anni dopo il francese André Cayatte la vuole in “Ragione di stato” mentre nello stesso anno recita per la televisione nella commedia “Il cilindro” di Eduardo. Del 1973 forse il successo di maggior risonanza popolare, al fianco di Alberto Sordi che la dirige in “Polvere di stelle”.

Gli anni Ottanta la vedranno anche regista con l’esordiente Roberto Russo per il film “Flirt” (la colonna sonora è di De Gregori con la sua bellissima “Donna cannone”) per il quale viene premiata a Berlino; quindi dirige “Francesca è mia” (1986).

Intensa e riservata anche la vita sentimentale, sempre con autori di cinema. Dopo Antonioni sarà con il direttore della fotografia Carlo Di Palma (che l’ha anche diretta in tre film a metà anni Settanta, stupendo “Teresa la ladra”) ed infine con Roberto Russo, che ha sposato nel Duemila. Da allora, per ragioni di salute è pressoché sparita dalla scena. Ma non la sua figura, la sua immediata ironia e l’empatia con il pubblico che continua ad amarla.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.