In morte di un rivoluzionario.

La morte di Steve Jobs, un sognatore che ha reso i sogni realtà. L’uomo del software libero. Il suo percorso di libertà, la sua storia ne hanno fatto un riferimento del mondo giovanile. Fino alla fine è rimasto legato coerentemente alle sue creature e alla sua visione del mondo.

« Solo quelli che sono abbastanza folli da pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero ». (Steve Jobs)

Anche noi di Altritaliani dobbiamo molto a Steve Jobs. Un “rivoluzionario” che ha permesso con le sue creazioni e con la sua “filosofia” sull’uso del computer e quindi di internet, di aprire nuove frontiere della democrazia e della partecipazione. Consumato da una lunga ed implacabile malattia, Jobs è rimasto fino all’ultimo fedele alla sua missione, diffondere la conoscenza informatica, semplificare la possibilità di accesso per tutti a tutto il mondo, di permettere a tutti d’intervenire la dove fino a pochi decenni fa era impossibile intervenire. Rivoluzionando l’uso del computer con la sua Apple di cui fu cofondatore, creando il personal computer chiamato inizialmente microcomputer fino ad arrivare a forme sempre più evolute dello strumento (iPhone, iPad…), dando la possibilità a tutti di connettersi con il mondo da qualunque luogo. Questa evoluzione del mezzo informatico ha permesso di rivoluzionare anche i modi e i tempi della comunicazione, politica, sociale e culturale.

350x.jpg In queste ore, ci si divide in modo tedioso sul Jobs imprenditore o il Jobs genio, innovatore e creatore di nuove possibilità di linguaggio, icona del mondo giovanile. La realtà è che Steve Jobs fu un « eretico » rispetto al modello di successo oggi in auge nell’occidente. Il suo percorso di vita, su cui ritorneremo da il senso di questa « eresia ». Studi interrotti, contestatore che non si è mai laureato, protagonista degli anni sessanta, la stessa mela, che diverrà simbolo della Apple, era un simbolo nel mondo degli hippy, fu portatore di un’idea coerentemente folle e quindi geniale della creatività e del senso della vita. Vita a cui fu fino all’ultimo profondamente e felicemente legato.

Un uomo che, veramente, si è fatto da solo. Molta stampa in queste ore sta ricordando come fosse un ragazzo con una infanzia difficile, abbandonato dal padre biologico, cresciuto in povertà, ma geniale e creativo sin da giovanissimo, quando per poche centinaia di dollari iniziò a lavorare per i videogiochi della Atari. Amante della libertà, dei Beatles, appartenente a quella sinistra liberale e libertaria americana che ebbe il suo fulgore sul finire degli anni sessanta,compagno della cantante simbolo della rivolta del ‘68 Joan Baez, Jobs ha trasfuso questo suo ideale giovanile del mondo, nei suoi progetti informatici, costruendo sì un colosso economico e finanziario, ma mettendo sempre questa sua esperienza a servizio del mondo di domani. E’ pertanto, indiscutibile che sia stato un fautore di una visione diversa e più partecipata del futuro.

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Non rinunciando mai a coinvolgere le persone, specialmente i giovani nelle sue ricerche ed opere, fino a diventare come detto un riferimento della cultura e del mondo giovanile, anche aldilà dei suoi consistenti meriti imprenditoriali.
Le sue ultime “tavolette” informatiche stanno già soppiantando i PC che appaiono ormai come strumenti obsoleti ed incompleti.
La rivolta nel nord-Africa, “gli indignados”, il popolo della rete in genere e in Italia in particolare devono molto a questo fautore di una democrazia informatica. Oggi, il controllo dell’informazione e la conoscenza e gestione dell’informatica a cominciare da internet si stanno rivelando come il vero tema della lotta politica.

E’ su questo tema davvero Steve Jobs può essere considerato con la sua visione di un software libero, capace di andare ovunque senza filtri e limiti, come un rivoluzionario nel senso più moderno e meno retorico del termine. La sua idea, che incarna il sogno americano dell’uomo solo che riesce a conquistare il mondo, diventa alla luce di una generazione, quella di oggi, che sembra rassegnata ad invecchiare nella frustrazione non compresa ed aiutata da un sistema politico fatto di privilegi e conservatorismi, un vero riferimento, quasi un pensiero per una lotta politica, esistenziale e generazionale; l’indicazione di una via per cambiare il mondo e non solo quello virtuale. La sua « eresia » diventa quindi la speranza di un modo nuovo di pensare al futuro, in un mondo che con fatica guarda al passato e che sembra cristallizzato in un presente senza divenire.

Tutto il popolo della rete senza differenze ideologiche o di contenuti perde un padre. Non il solo, ma certamente quello più libero e con la sua visione era capace di rendere la materia dei sogni qualcosa di vivo e vitale. E’ per questo, che questo lutto appartiene anche a noi di Altritaliani.

La Redazione

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