Il tempo delle lucciole

“Mamma, ma cosa fanno quelle ragazze sedute su quel muretto?” Un po’ inattesa ed imbarazzata per la domanda, la donna risponde: “Prendono il sole”.

“Ma come, il sole per strada, e poi qui?” ribatte ancora il bambino incuriosito al fianco della mamma alla guida che, un po’ seccata (ci ha raccontato) si vede costretta a rispondere. Rispondere senza soffermarsi, l’auto corre su quella statale prima dell’imbocco della galleria a San Nicola. Ne passano di auto e mezzi pesanti su quella che definiscono superstrada: collega il capoluogo alla parte più a nord della regione, corre verso il Vulture e le autostrade. E da qualche tempo, in orari più diversi, giovani presenze femminili volteggiano su una piazzola ai bordi della strada. Sono “passanti” come le definisce la letteratura (Beaudelaire) e una canzone di De André e Brassens di molti anni fa.

Passano lì per caso, in attesa di qualche obolo in cambio di prestazioni. In auto o da qualche parte. Si vende e si compra un briciolo di fugace felicità. Proprio in questi tempi di rincorsa al tempo libero, dove un esercito di vacanzieri, nonostante la crisi, si mette in viaggio: “infelici che si affidano all’industria della felicità” come ha scritto qualcuno a proposito di crociere e di villaggi organizzati. Mentre loro, le lucciole, le “belle di giorno” (come nel film di Bunuel) sono arrivate anche su queste strade un tempo sterrate, su questi anfratti di civiltà.

Catherine Deneuve, in

Saranno pure un sintomo di benessere quelle presenze su quelle strade? Vorrà dire che da queste parti ci si muove, ci sarà consumo e quindi c’è consumismo. Pasolini negli anni ’70 scriveva della scomparsa delle lucciole (ma quelle vere, i coleotteri) quale segno del crescente inquinamento dell’aria e dell’acqua. Da noi, metaforicamente, arrivano, nell’imbarazzo di una mamma che non saprebbe come spiegarlo al proprio bambino di dieci anni.

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Eppure, nonostante il carico di sfruttamento, di illusioni svendute, di mortificazioni al femminile specie in quelle espressioni come “il mestiere più antico del mondo”, sarà il caso di guardare oltre la presenza delle “passanti”, senza analizzarne noiosamente il fenomeno. Ci sono, attendono che qualcuno arrivi, si fermi e le contatti. Sono là, inconciliabile ritenuta del tempo.

Così cantava De André:

Immagini care per qualche istante / sarete presto una folla distante /scavalcate da un ricordo più vicino / per poco che la felicità ritorni / è molto raro che ci si ricordi / degli episodi del cammino.”

Intanto si organizza la selezione per il programma televisivo Grande fratello. Chissà se quella mamma avrà lo stesso imbarazzo a descriverlo al suo bambino.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.