Futuro e Liberta: La destra di domani.

Mentre tramonta, troppo lentamente per il bene dell’Italia, il “berlusconismo” la politica di domani presenta già una certezza, la destra moderna e laica di Futuro e Libertà. Un segno evidente che la riforma del sistema politico, non può chiudersi negli antiquati schemi di destra e sinistra. Un’intervista a tutto campo su Marine Le Pen, l’omofobia, gli immigrati, il « presentismo » nella politica, l’informazione ed altro ancora.

Dalla intervista a Flavia Perina, già direttrice del “Secolo d’Italia”, giornale simbolo della destra italiana ed onorevole del FLI, emerge come aldilà delle difficoltà incontrate sia nell’elezioni che in parlamento, con uno stillicidio di aderenti che hanno abbandonato il neonato partito, il futuro di quello che semplicisticamente si definisce destra è in questo partito che aspira ad una destra moderna, europea e laica. Un passo importante per quella riforma della politica che nel nostro piccolo abbiamo sempre auspicato.

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Infatti, dalle nebbie di una politica che ancora sembra avere difficoltà nell’interpretare la realtà del paese, con una sinistra che non sembra ancora in grado di indicare un progetto chiaro per il futuro suo e del paese, e con un partito di governo, il PdL, che decisamente appare destinato ad affondare, salvo sorprese, con il suo ammiraglio simbolo di un’epoca storica, Futuro e libertà appare l’unica cosa certa, evidente. Se sia poi di destra e cosa sia oggi la destra è problema ben più arduo da risolvere. Lo stesso partito di Fini al momento si colloca in alleanza, nel terzo polo, con i centristi di Casini e l’Alleanza per l’Italia di Rutelli.

Un terzo polo che per la prima volta nei sondaggi da segni di chiara ripresa.

Una scelta centrista che evidenza le apparenti contraddizioni di un sistema politico che, lasciata la prima repubblica, ancora non sembra pervenire alla seconda, con nuove ideologie, idee e progetti. Non sembrano infatti, facili da risolvere le difficoltà e le contraddizioni interne al terzo polo, specie sui temi etici, dove ad una posizione estremamente liberale, della neonata formazione politica, su temi come la procreazione assistita, o le coppie di fatto etero e omo, si contrappone un’altra quella dell’UDC, ma anche di Alleanza per l’Italia, estremamente più cattoliche e conservatrici, che su questi temi mantengono una dura intransigenza. Per capire meglio la realtà di Fli, ne abbiamo parlato con Flavia Perina, una delle più attive animatrici del partito voluto da Fini.

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Una persona che, come la Bongiorno ed altre, non ha rinunciato ad uscire dai vecchi schematismi ideologici della vecchia politica per manifestare con tante altre, molte di sinistra, per la dignità e i diritti delle donne, nella manifestazione: “Se non ora quando” che vide nelle piazze italiane (e non solo) un milione di persone a manifestare contro la cultura berlusconiana dell’antipolitica, che ha nel tempo degradato ed umiliato profondamente il ruolo e l’immagine femminile.

La sua chiarezza ci aiuterà a capire e a saperne di più, mentre il governo tira a campare irresponsabilmente, con un parlamento attaccato a privilegi e poltrone, incapace di fronteggiare con la recente manovra Tremonti, la crisi, come dimostrano i continui default del mercato finanziario, sempre più preda di speculazioni e in caduta libera.

L’intervista è stata curata con me da Francesca Sensini.

D. Gentile Flavia Perina, Che cosa ha determinato la rottura con Berlusconi e la scissione dal PDL dopo tanti anni di alleanza? Quale nuova consapevolezza?

R. A un anno dalla rottura tra Fini e Berlusconi e dalla fondazione di Futuro e Libertà, su quello strappo si può ragionare con maggiore chiarezza. I problemi sollevati da Fini nel luglio scorso (luglio 2010 n.d.r.) erano l’inefficienza delle misure economiche, l’eccessivo peso della Lega sulle scelte del governo, la mancanza di un confronto interno al Pdl che si limitava ad essere un « partito contorno » del suo leader. Dodici mesi dopo, quelle questioni sono letteralmente esplose e stanno
determinando la crisi del Pdl e dello stesso governo, dopo una cocente sconfitta elettorale. La consapevolezza che muove i finiani, allora come oggi, è che si deve avere il coraggio di chiudere la fase politica del berlusconismo, inteso come acritica adesione alle scelte del premier, e aprire una nuova pagina: ne va dell’interesse nazionale.

D. Il vostro gruppo Futuro e Libertà ci sembra avere un notevole problema di comunicazione come pensate di muovervi per rendere più manifesta e pubblica la vostra idea di politica?

R. La comunicazione di Fli non è così inefficiente. Considerando che il partito è stato fondato da pochi mesi, credo si sia conquistato già un ottimo spazio e un alto livello di credibilità: questa deriva dal fatto che tutti riconoscono ai deputati « futuristi » di aver fatto le loro scelte politiche perché « ci credevano », anche andando contro i loro interessi personali. E’ raro in Italia vedere un gruppo rinunciare a posizioni di potere non per un gioco tattico ma in nome di una convinzione e di un progetto per il Paese.

D. Non potrebbe essere una buona idea che, dopo il berlusconismo, e finita (a nostro avviso) la prima repubblica, dare vita ad un governo di emergenza tra tutte le forze dell’attuale opposizione che stabilisca almeno le regole e i principi su cui far ripartire una nuova repubblica? E che solo dopo venga l’ora di dividersi e finalmente legittimarsi nel nome dell’interesse del Paese?

R. L’idea che per archiviare il berlusconismo serva una stagione di unità nazionale, che veda le principali forze politiche collaborare a risolvere i problemi del Paese, è largamente diffusa in Italia. Il problema è il « blocco » del Pdl. In altri Paesi, penso all’Inghilterra o alla Germania, i partiti in situazioni di emergenza hanno avuto il coraggio di
scelte « anomale »: penso alla sostituzione della Thatcher o alla Grosse Coalition. Da noi la classe dirigente del Pdl si sente all’ultima spiaggia ma non osa prendere posizioni autonome dal suo leader.

D. La vostra scelta di formare il Terzo Polo con Alleanza per l’Italia e l’UDC quanto è tattica e quanto strategica. A noi sembra più una scelta tattica frutto del maggioritario, ma non una scelta che abbia una coerenza politica, cosa che sembrerebbe smentire quella stessa coerenza dimostrata di fronte all’antipolitica berlusconiana.

R. Credo che la recente convention romana del Terzo Polo abbia risposto a questi interrogativi. Una formazione riformatrice, oltre le etichette destra-centro-sinistra, è una novità per l’Italia ma i sondaggi gli danno già un notevole spazio. Certo, il percorso è appena cominciato e la proposta andrà precisata meglio.

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D. L’uscita che sembrerebbe prossima di Berlusconi potrebbe determinare la fine del PdL che, a nostro avviso, non può ritenersi un partito, dato che i suoi stessi esponenti dicono che senza Berlusconi il PdL non ha ragion d’essere. Quali scenari si potrebbero aprire?

R. Non credo che Berlusconi getterà la spugna, ma penso che continuerà a galleggiare alla meno peggio. Certo, se un incidente di percorso dovesse determinare la crisi, sicuramente il Pdl non reggerà e assisteremo alla sua implosione.

D. Vi dichiarate una destra moderna ed europea, avete preso posizioni coraggiose su temi sensibili come quelli etici o della cittadinanza per gli immigrati, sapete che la destra liberale in Germania ne ha anche sui temi dell’omofobia, qual è su questo tema la vostra idea. Cosa ne pensate del matrimonio gay?

R. Fli si propone come il partito dell’integrazione e dei diritti. In Italia ha sostenuto l’introduzione di norme contro l’omofobia (bocciate dal Pdl). Difende l’istituto del matrimonio ma è favorevole al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, etero e omosessuali.

D. La sua partecipazione a manifestazioni come: “Se non ora quando?” insieme anche alla Bongiorno e a tante altre donne diciamo di simpatia di destra, cose significa rispetto alle vecchie divisioni politiche di destra, centro e sinistra?

R. In Italia le rivendicazioni delle donne da tempo non hanno più « etichette » politiche. La trasversalità delle manifestazioni di Se Non Ora Quando non fa che riconoscere un dato di fatto: davanti al vistoso arretramento dei diritti delle madri, delle lavoratrici, e più in generale della considerazione della donna nella società, dividersi non ha senso.

D. La Lega Nord ha manifestato molte simpatie verso la francese Marine Le Pen, quale la sua posizione e come è vista all’interno di Futuro e Libertà.

R. Marine Le Pen è un personaggio controverso. Da un lato sta cercando di modernizzare il partito, limitando le suggestioni estremiste e xenofobe che furono di suo padre. Dall’altro sa che proprio lì c’è la radice del suo successo elettorale e ha comunque bisogno di alzare i toni. Comunque, in Italia appare più moderata di alcuni esponenti del governo che interpretano una destra « con la bava alla bocca » peggiore di quella francese.

D. Il Futuro sembrava una dimensione temporale che si era persa. Abbiamo denunciato più volte nel nostro sito come il berlusconismo avesse ridotto tutto a quello che, provocatoriamente, abbiamo definito: Un infinito presente. Ecco, voi quale futuro immaginate, specie pensando alla tanta precarietà economica, sociale ed esistenziale. Non crede che il problema non sia di demonizzare le ideologie ma di crearne di nuove che siano più vicine alla realtà storica del momento e che incarnino una visione credibile della società del futuro per la quale valga la pena crederci, lottare, impegnarsi?

R. Il « presentismo » è stato a lungo una malattia della politica italiana, o meglio del governo italiano, che spesso è apparso privo di visioni strategiche e impegnato in una perenne campagna elettorale dove ogni parola e ogni scelta era determinata dall’esigenza di far salire i sondaggi. Ora si è diffusa la consapevolezza che questo atteggiamento ci ha portato al disastro. Bisogna avere una idea di futuro per governare il presente; le leadership non possono limitarsi ad assecondare gli umori dell’elettorato ma devono essere capaci di esercitare il ruolo di guida. Da queste due considerazioni nascono una serie di proposte di Fli. A cominciare dalle due che saranno oggetto di un referendum propositivo popolare: una nuova legge per combattere il precariato e il riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi figli di immigrati regolari nati e cresciuti in Italia.

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D. Infine vorremmo chiederle qualcosa sullo stato di salute dell’informazione in Italia. Ricordiamo che Lei è stata una coraggiosa direttrice del Secolo d’Italia storico organo del MSI e poi ora giornale di area Futuro e Libertà. Cosa ne pensa di quanto accade nell’informazione pubblica e nell’uso della televisione di oggi, che sembra aver perso la sua originaria funzione pedagogica?

R. La tv pubblica in Italia non ha perso solo la funzione pedagogica, il che forse sarebbe normale, ma soprattutto il suo ruolo di fonte primaria di informazione per la larghissima parte di italiani che non legge i giornali e non utilizza internet. I tg sono omissivi, raccontano una realtà edulcorata e in particolare il Tg1 è al centro di sacrosante polemiche per la rappresentazione falsata che dà della realtà politica, sociale ed economica. Il problema ha assunto le caratteristiche di un autentico vulnus per la democrazia, che per « respirare » ha bisogno di una informazione corretta e pluralista.

(Nelle foto dall’alto in basso: Flavia Perina, Gianfranco Fini Presidente della Camera e fondatore di Futuro e Libertà, Il Futurista diretto da Filippo Rossi, la Perina con la Camusso ed altre organizzatrici della manifestazione se non ora quando).

Nicola Guarino e Francesca Sensini

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.