Per amore delle bionde, di Donatella Gallone

La vita può essere un romanzo. Un susseguirsi di avvenimenti, incontri, sfide, emozioni. Arriva il giorno in cui i ricordi che affollano la mente vanno riordinati, mettendo a fuoco dettagli e immagini che il tempo rischiava di cancellare. Da un incontro casuale può scaturire il desiderio di riaffrontare il passato e riflettere su un periodo che sembrava ormai superato.

In “Per amore delle bionde. Uno scugnizzo a passeggio con i boss” (Ilmondodisuklibri, pagg.237, euro 13 – presentazione di Ferdinando Imposimato) Donatella Gallone racconta la storia di Ciro, uno dei tanti ragazzi nati e cresciuti nel quartiere della Sanità a Napoli. Ciro è il modello tipico dello scugnizzo napoletano: appassionato; sveglio; sensuale; curioso; amico fedele. L’autrice ne rimane colpita quando lo incontra per la prima volta e intuisce che quel signore ha avuto esperienze significative, importanti. E Ciro, sopraffatto dai ricordi, incomincia a raccontare.

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La parabola esistenziale del protagonista segue un percorso lineare, all’insegna del progressivo inserimento nel mondo della malavita con ruoli via via sempre più importanti. Un rigido codice d’onore ne ispira i comportamenti: il rispetto delle regole camorristiche; la fedeltà agli amici; l’impegno nel lavoro illecito; la dignità di un uomo che decide di intraprendere una strada pericolosa e la percorre sino in fondo.

Nella Napoli dell’immediato dopoguerra, devastata dai bombardamenti alleati e dalla miseria quotidiana, il piccolo Ciro si affaccia alla vita con l’energia e la curiosità di conoscere. La fantasia e la capacità di improvvisazione sono essenziali per sopravvivere nella città in fase di ricostruzione, dove la piaga del mercato nero e la mescolanza di razze regnano incontrastate. La strada è un caos, ed è proprio lì che Ciro apprende le regole per diventare un vero malavitoso. La sua personalità spiccata e l’abilità nel farsi rispettare gli consentono di imporsi come leader e di costituire in breve tempo un gruppo di fedelissimi.

Lo scugnizzo impegnato a “dribblare la miseria” da un angolo all’altro della città lascia il posto a un adolescente inquieto, desideroso di crescere in fretta e seguire le tracce del padre contrabbandiere. Gli anni passano e la Napoli del contrabbando e delle bische clandestine, dell’illecito romantico basato sul rispetto e sulla parola d’onore si trasforma in un teatro di guerra tra clan avversari. Raffaele Cutolo si scatena e imperversa seminando il terrore, ormai la città è trasformata in un mattatoio e la catena di delitti, rappresaglie e imboscate sembra inarrestabile.

Poi arrivano gli anni Novanta, quelli dei pentiti e delle schegge impazzite, anni bestiali in cui “piccoli estorsori s’improvvisano malavitosi” e la brutalità diventa la regola, con metodi che fanno impallidire il vecchio far west. Ciro non si riconosce più in quella malavita: “Ero disperato di fronte allo sfacelo, mi sentivo orfano. Non aveva più senso restare a Napoli e assistere alla dissoluzione del mondo al quale appartenevo”.

“Per amore delle bionde” è un’analisi appassionata sull’evoluzione del sistema camorristico negli ultimi decenni, in cui emergono le figure dei boss più importanti: Raffaele Cutolo; Michele Zaza; Antonio Bardellino; Francesco Schiavone. Sullo sfondo c’è Napoli, “la metropoli che seduce e annienta, che ti abbraccia e ti fa a pezzi, che mostra il viso da sirena e gli artigli da drago, che fa sentire onnipotenti e divora l’anima”. L’immediatezza del racconto consente al lettore un pieno coinvolgimento nelle vicende narrate e garantisce un felice equilibrio, nel passaggio dai toni drammatici utilizzati nelle descrizioni dei fatti di sangue più cruenti e della dura vita in carcere a quelli leggeri per raccontare le notti di divertimento nei locali alla moda o gli espedienti inventati dai magliari in trasferta all’estero per piazzare le loro “pezze” a ingenui compratori.

Il protagonista afferma nel libro di non essere pentito delle scelte fatte nella sua vita, di non cercare alibi né facili assoluzioni. Ma tiene a sottolineare la sua estraneità a un sistema di violenza crudele e spietato, a una escalation inaudita e inarrestabile che ha portato al disastro. E le sue parole hanno un significato profondo, che riesce a fondersi anche con la tragica attualità della cronaca cittadina: “Per piacere non chiamatela più camorra. Quella di adesso è monnezza. Immondizia, sì, spazzatura”.

“Per amore delle bionde” ha ottenuto la Menzione Speciale al Premio Giancarlo Siani 2010.

Mario Scarpa

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