Il silenzio delle donne.

La romena madre di famiglia, uccisa a Roma con un pugno da un giovane romano nella stazione Anagnina (in altro articolo il drammatico video dell’aggressione) è l’ultimo angoscioso caso di violenza sulle donne. Una violenza che ormai travalica la soglia dell’allarme sociale. Un episodio quest’ultimo che suscita numerosi interrogativi. Il primo è: se a ruoli invertiti, se il picchiatore fosse stato un romeno e la vittima una romana, il picchiatore avrebbe avuto anche lui gli arresti domiciliari? O sarebbe stato sbattuto in carcere con le maledizioni di tutti i telegiornali?

Lasciamo senza risposta questa domanda per parlare della violenza sulle donne, del clima intorno a loro e del silenzio di queste.

Ormai non passa giorno che non si debba registrare un’uccisione “domestica” di qualche donna. Sarah Scazzi uccisa dall’omertà familiare, vero contropotere italiano, prima ancora che dalle insane voglie dello zio, coperto dalla complicità di una donna, la figlia nonché cugina della vittima. Ancora ieri una polacca uccisa a Savona dal suo compagno, mentre a Milano una ragazza veniva aggredita da un tassista abusivo.

Tutto questo mentre le prime a perdere il lavoro, in quest’anno di licenziamenti, dovuti alla crisi e ai mali strutturali dell’economia italiana, sono le donne. Donne sistematicamente umiliate da un’immagine televisiva che le riduce ad oggetti di arredo o a stupidine protagoniste di 105206542-1bb2e595-eed2-469a-9f59-51698d6f5ca6-2.jpg
spaventosi reality show. Donne ridotte ad essere accompagnatrici di lusso di grossolani politici o uomini d’affari (chissà se leciti), a meretrici (nelle migliori ipotesi di lusso). Donne che se non avvenenti, anche se intelligenti, divengono oggetto di barzellette e bestemmie dei « potenti », strumenti utili solo alla derisione.

Donne che nemmeno tra le mura domestiche hanno scampo e pace come i tanti episodi di cronaca nera e familiare dimostrano.
I tempi sono cambiati. Una volta per una toccatina rubata al culo di una ragazza, si mobilitavano movimenti politici e di opinione, si facevano manifestazioni pubbliche, si scaldavano assemblee femministe, si affollavano inchieste televisive, ci si ricordava agli uomini di tremare che “le streghe erano tornate”. Oggi in una società inerme, che assiste avvilita e non partecipe a qualsivoglia violenza e sregolatezza, in cui qualunque ingiustizia passa nell’indifferenza generale, quasi fosse una fatalità, dove tra società e politica si allarga ormai una distanza di anni luce, anche le donne sembrano aver gettata la spugna. Così dopo il novecento, secolo delle donne, in cui si sono avute importanti conquiste sul terreno della parità, ci si deve preparare ad un secolo che già dal suo primo decennio appare come l’ennesimo secolo dei maschi (e che maschi!).

Dove sono quelle donne che negli anni settanta affollavano a decine di migliaia le piazze d’Italia in difesa del divorzio e dell’aborto, che lottavano per il diritto di famiglia, per la parità salariale, contro ogni violenza sessista, che inneggiavano all’autogestione del proprio corpo?

Che figli e figlie hanno educato quelle donne e i loro mariti e compagni?
Le donne che oggi non sono solidali con le donne che da tutto il mondo vengono qui per lavorare, per costruirsi un futuro, che potrebbero nelle donne italiane ed europee trovare delle alleate per emanciparsi dalle spesso deleterie ed oscurantiste culture dei paesi di loro origine.
Nessuna donna scende in piazza per Maricica Hahaianu una moglie e madre romeno uccisa mentre andava al lavoro da un maschio violento che dopo averla colpita si è allontanato come se nulla fosse.

Sembra che oggi l’unica parità che interessi veramente sia nelle sfere del potere, nel dividersi sedie e poltrone, con la retorica, zuccherosa immagine delle “quote rosa” in parlamento.
Anche se a vedere l’attuale parlamento verrebbe voglia di abolire anche le “quote azzurre”.

(nella foto Maricica Hahaianu nell’ospedale dove lavorava)

Veleno

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