La brutta Estate

Che brutta estate quella italiana, avvelenata e velenosa sotto molteplici aspetti. Da sola, avrebbe meritato titoloni, campagne di stampa, inchieste, reportage, indagini giudiziarie, arresti e condanna a centinaia, nonché la più vasta indignazione popolare, la notizia più tossica: ci vorranno almeno cinquanta anni di intensissima complicatissima e non sicuramente efficace opera di bonifica per purificare l’ex Campania Felix dai rifiuti velenosi che la malavita (e non solo) ha rovesciato nei pozzi, nei canali d’irrigazione, nelle discariche abusive, e nella falda sotterranea, quella destinata a dissetare gli abitanti, gli allevamenti e i loro derivati di largo consumo.

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Ma la scena mediatica è stata quasi totalmente intossicata dalle palate di veleno che con ostinato disprezzo del buon costume non solo politico hanno continuato a scambiarsi gli ex alleati ed ex sodali del centro destra, dopo la tardiva resipiscenza che ha indotto il presidente della Camera dei Deputati, Fini, e i suoi non pochi seguaci, a ribellarsi al “cesarismo” di Berlusconi. Una battaglia a colpi di dossier scandalistici, di insulti, di insinuazioni, di accuse sanguinose, di minacce. Il partito di Berlusconi, abituato a parlare con successo al basso ventre degli italiani, porta poi al parossismo questa pratica giungendo ad attaccare perfino il Presidente della Repubblica, perché non sembra schierato a favore delle loro pretese né contento delle volgarità dilaganti nel centro-destra.

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Di attacchi alla suprema carica dello Stato e garante della Costituzione se n’erano già visti, ma erano rimasti – seppure radicali e clamorosi – nell’ambito della civiltà e del dibattito politico, ed erano stati suscitati da atteggiamenti, propositi, affermazioni, venuti proprio da chi doveva essere al di sopra delle parti.

Il caso ha voluto che un ex presidente che fu suscitatore di durissime polemiche, il democristiano Francesco Cossiga, sia morto (di vecchiaia) proprio nell’agosto del grande scontento. Di lui si ricordano paradossali mirabolanti allusive contraddittorie reticenti pericolose e sballate spiegazioni dei più tragici fatti di terrorismo e di guerra fredda, per l’epoca in cui fu presidente; degli anni in cui era stato Ministro dell’Interno, si ricorda bene che il suo ministero non fu in grado di salvare la vita del leader Dc Aldo Moro, benché – come s’è acclarato dopo – i rapitori assassini e i luoghi della tragica prigionia non fossero poi tanto segreti e introvabili.

Eleonora Puntillo

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