Festival « Fino al cuore della rivolta ». L’oralità al cuore della Resistenza.

Si è conclusa da poco la sesta edizione del famoso festival dedicato alla Resistenza, svoltosi nell’arco di cinque giorni a Fosdinovo in Toscana. All’ordine del giorno dibattiti, incontri, teatro, musica e poesia. Un appuntamento imperdibile al crocevia tra pratiche artistiche e dovere di memoria.


banner505.jpg

Pullover, sciarpe, scarpe pesanti : non è certo con il calore di un trenta di luglio ordinario che il festival apre i battenti a Fosdinovo, gioiellino medievale situato sulle colline della provincia di Massa Carrara. Gazebo, panche, tavole improvvisate, un piacevole odore di sgabei, sorta di pane fritto e poi farcito tipico lunigianese. Il piccolo esercito di volontari si destreggia tra la gente seduta per terra, i bambini che scorrazzano, in un’atmosfera distesa e festaiola che si protrae fino a tarda notte. Decine sono gli ospiti di questa edizione, tra cui l’ormai habitué Maurizio Maggiani, Simone Cristicchi ed il Coro dei Minatori di Santa Fiora, Marco Rovelli, ma anche storici come Cesare Bermani ed ex-partigiani come Vanda Bianchi e Luigi Fiori.

Martina_Morini_IMG_4975_2_.jpgSimone Cristicchi e cavatori © foto di Martina Morini

Indomite nelle loro calze rosse e foulards tricolore, il Coro delle mondine di Novi di Modena inizia la prima sera a scaldare l’atmosfera, con l’appoggio di Cisco, ex cantante dei Modena City Ramblers. Con un’energia sorprendente malgrado una media di 70 anni, le mondine attaccano canti socialisti, anarchici, canti della risaia, patrimonio orale che viene tramandato “di madre in figlia”, come ci rivela Giulia, l’infaticabile direttrice del Coro. Perché, anche se queste lavoratrici hanno lasciato la risaia da ormai più di cinquant’anni, mondina “lo si è nel sangue”. L’entusiasmo dei presenti, un po’ meno infreddoliti, si fa totale quando queste “femministe senza saperlo” accennano le prime note della loro versione di Bella Ciao, resa nota al grande pubblico soprattutto grazie al lavoro di Giovanna Daffini negli anni ‘60 ed in seguito di Giovanna Marini.

mondine_matteo_lari2.jpgMondine © foto di Matteo Lari

Sul palco del festival per il secondo anno, il coro emiliano riflette l’interesse che l’associazione Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani porta da sei anni al patrimonio orale, locale ma non solo. Perché è proprio attraverso questo patrimonio orale, principalmente raccolto tramite video interviste dei protagonisti della Resistenza, che questo collettivo di “artigiani della storia orale” lavorano alla ricostruzione delle pagine più significative della lotta di liberazione nelle province di Massa Carrara e di La Spezia. Risultato: tre film interviste ed un archivio di centinaia di ore di registrazione.

Terra difficile, terra di confine, questa, dove passava la Linea Gotica, costruita nel 1944 dai militari tedeschi ed italiani per rallentare l’avanzata degli Alleati verso la Pianura Padana. È lungo tale linea che i combattimenti furono tra i più duri. Ecco perché questo festival trova tutto il suo senso a Fosdinovo, in uno dei luoghi della battaglia cui assistettero gli stessi castagni secolari che circondano oggi gli spettatori, attorno al notevole Museo Audiovisivo della Resistenza. Sempre più numeroso il pubblico “che quando non è colto è sicuramente curioso”, ci segnala Alessio Giannanti, membro dell’associazione. “Raccontare una storia alternativa rispetto alla classica Storia dei Grandi” – è il desiderio dell’associazione, secondo un altro dei fondatori, Luca Madrignani: “…quella dei dimenticati, vero motore della Storia, la loro esperienza di resistenza e di lotta per il progresso”. Un festival, quindi, “più che della Resistenza, dellE resistenzE”, precisa Madrignani, in cui le mondine con il loro passato di lotta sono più che benvenute.

E dove si parla di cultura orale e di impegno sociale non può mancare Ascanio Celestini. Invitato alla seconda serata, il cantastorie moderno ci propone i suoi Racconti, dei “pezzi” satirici di cinque minuti l’uno la cui struttura richiama una canzonetta. Si ride, quasi si trattiene il fiato, ci si commuove, infine, durante l’ultimo racconto dedicato al compianto Ivan Della Mea, una pietra miliare del festival.

Ascoltare e raccontare. Non può che partire da lì il suo lavoro di scrittore e di teatrante. Sapendo che “tra l’ascolto ed il racconto ci sta la scrittura che spesso scivola un po’ da una parte ed un po’ dall’altra”. Perché il cosiddetto “teatro di narrazione” in Italia proviene da una fedeltà al “racconto familiare, domestico, unito ad una teatralità popolare che passa anche dalle canzoni”, la canzone politica essendo, anche lei, “molto legata alla tradizione orale”. Sempre secondo Celestini, , “a differenza di altri Paesi in cui la cultura orale si è limitata a riflettere una fase del passato, in Italia essa ha preso una strada tutta contemporanea, ma sempre legata al patrimonio regionale.”

ascanio_matteo_lari.jpgAscanio Celestini © foto di Matteo Lari

Come negarlo. In Toscana, in provincia di Firenze, ad esempio, la poesia improvvisata d’origine medievale resta la pratica orale più sentita, come lo provano tre poeti della cosiddetta “ottava rima”, un metro popolare, presenti al festival. Lanciati in una competizione, detta “contrasto”, i tre ispirati improvvisano cantando strofe il cui tema è stato scelto dal pubblico. Goliardici, sarcastici, talentuosi, si avventurano in una satira rimata ispirata a Berlusconi, Di Pietro e Fini, che fa sorridere malgrado qualche incertezza.

La Toscana resta protagonista della serata, che si conclude con una delle esibizioni più attese: Simone Cristicchi accompagnato dai Minatori di Santa Fiora. In uno spettacolo dal (troppo?) forte impatto emotivo in cui dei brani in prosa completano il canto, il vincitore del festival di Sanremo 2007, berretto, calzoncini e volto macchiato di nero intona Maremma amara nell’entusiasmo generale. Seguono brani licenziosi, canti anarchici e socialisti, che le voci possenti del coro rendono particolarmente vivaci. Canti di Maremma. “Terra di vino, amore ed anarchia”. Terra come tante altre in Italia, dove si tramanda di generazione in generazione, anche grazie a festival come questo, ciò che passa, ma non scompare.

cristicchi_monia_fossile.jpgSimone Cristicchi © foto di Monia Fossile

cristic_monia_fossile2.jpgS. Cristicchi e il Coro dei Minatori de Santa Fiora © foto di Monia Fossile

Reportage di Lella Tonazzini

Per saperne di più :

Il sito dell’associazione Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani

Il programma della sesta edizione del Festival

Article précédentCinéma italien : La Terrasse (La Terrazza) d’Ettore Scola
Article suivantIl costume ciociaro nell’arte europea del 1800, di Michele Santulli