Il bavaglio e Radio Londra

Il nostro sito franco/italiano apre le sue porte per liberare l’informazione, contro la legge bavaglio. Come durante il ventennio fascista, noi da Parigi siamo pronti ad ospitare l’informazione resa “clandestina” dalle leggi liberticide del governo. Con spirito liberale pronti ad ospitare le notizie della stampa di destra o sinistra sulle intercettazioni. Chiediamo ad altri siti italiani all’estero di fare altrettanto. Essere come Radio Londra.

Forse, ma solo forse, questa brutta storia italiana sulla libertà d’informazione e sul diritto-dovere d’informare, impedito dall’attuale governo con l’ipocrita alibi della privacy, sarà rinviata a Settembre grazie alla saggezza del Presidente della Camera e ai buoni auspici del Quirinale che ritiene più urgente la manovra economica richiestaci dall’Europa.

Tuttavia, la questione , in ogni caso, è solo rinviata dato che il premier e i suoi “ascari”, non intendono mollare sulla questione divieto di pubblicare le intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura, a proposito delle quali si lamentano le più che probabili limitazioni all’uso di tale strumento investigativo, cosa che complicherà ancor più l’attività d’indagine, di giudici e forze dell’ordine già costretti ad un lavoro ingrato da un governo che, eletto con la promessa di rendere sicuro il paese, ha fin qui solo tagliato fondi per la giustizia e per la polizia, non provvedendo ad alcuna riforma della giustizia.

Ma quello che ci preme ora è il tema informazione su cui vogliamo essere chiari.

Alla già ben nota anomalia di un capo di governo che controlla direttamente o indirettamente il 90% dell’informazione e della emittenza televisiva si aggiungono ora i rischi « settembrini ».

1939_tacete.jpg Per allora, se non ci sono cambiamenti importanti, l’informazione in Italia verrà ulteriormente depotenziata, mutilata. Il tutto si innesca in una crescente limitazione del diritto di cronaca e in generale d’informazione. Siamo, ormai, ad un clima intimidatorio che molti giornalisti hanno lamentato, si pensi al telegiornale della RAI 1, dove l’attuale direttore ha di fatto eliminato o ridimensionato il ruolo di responsabilità di tutti quei giornalisti che non si sono allineati al governo e al suo leader.

Si pensi al rischio crescente, per quelle tre o quattro trasmissioni televisive che ancora cercano una loro neutralità o che non sono all’unisono con il Berlusconi pensiero. Mi riferisco a Report, Anno Zero, Ballarò e pochissimi altri.

A rischio è la carta stampata, dove con la normativa che si vuole approvare si chiederà all’editore, sotto minaccia di multe molto onerose, di controllare quanto viene stampato sui loro giornali e di censurare loro, sostituendosi al direttore, quanto « inopportuno », ovvero le conversazioni intercettate dai giudici e divenuti atti pubblici, perché processuali. _ Un’autentica ulteriore anomalia italiana.

In Italia il governo vuole impedire la pubblicazione di fatti pubblici.
Di rara ipocrisia è la motivazione. Proteggere la privacy di chi conversa al telefono. Pensate tutta questa preoccupazione per la privacy proviene da Berlusconi re dell’editoria people, i suoi seguitissimi rotocalchi sono zeppi di gossip, di violazioni della privacy, andando con fotografi e giornalisti a raccontare le più segrete intimità di personaggi pubblici, semipubblici o assolutamente ignoti all’opinione pubblica, senza indugiare con le sue riviste (Novella 3000, Chi!, Gente ed altre) a raccontare fatti assolutamente privati.

Ebbene quest’uomo oggi che le intercettazioni stanno rilevando un potere oscuro che nella sua volgarità e grossolanità svela un mondo di caste, di corrotti e corruttori, che decidono il destino degli italiani ricoprendo cariche pubbliche e a volte politiche, vuole proteggere la privacy dei cittadini.

Ad un regime, personalmente, per quello che conta la mia opinione, posso perdonare anche il sangue, ma non l’ipocrisia.

Come durante il ventennio fascista (anche ora siamo prossimi al ventennio) urgono luoghi dove si possa garantire e proteggere l’informazione e chi la fa. Creare spazi di libertà.

E’ per questo che come allora, noi, che siamo e viviamo a Parigi, dove nessuno può essere perseguitato per le sue idee o per aver informato correttamente il proprio pubblico, offriamo a tutta la stampa, non importa se di destra o di sinistra, la possibilità di pubblicare sul nostro sito (ci auguriamo che tanti altri siti all’estero facciano lo stesso) quelle informazioni che il governo vuole oscurare, così che attraverso la rete l’informazione censurata, imbavagliata, dal censore del governo possa liberamente circolare. Insomma, in questa battaglia di libertà vorremmo essere come furono i nostri “nonni”, che ospitarono e protessero una stampa resa “clandestina”, dall’allora regime fascista così come sta facendo oggi il governo più illiberale dalla nascita della nostra amata Repubblica.

Nicola Guarino


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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.