Pizzo Addio! Come essere turisti in Sicilia senza versare un centesimo alla mafia.

La Sicilia è senza dubbio una delle più belle regioni d’Italia. Lì vi sono “Altri Siciliani” che stanno dimostrando che si può fare cultura, turismo, divertimento e comprare senza arricchire la mafia. Sono giovani, coraggiosi e simpatici. Sono l’Addiopizzo. Per conoscerli meglio e sentirsi liberi di scoprire i loro itinerari tra persone meravigliose, ecco l’intervista di Francesca Sensini per Altritaliani a Francesca Vannini di AddiopizzoTravel.

sicilia_bandiera.pngFrancesca Sensini : Addiopizzo è un movimento culturale, oltre che un’associazione di volontariato, basata in Sicilia. Sul vostro sito https://www.addiopizzo.org/ parlate di «rivoluzione culturale». In cosa consiste concretamente questa rivoluzione?

Francesca Vannini : Parliamo di rivoluzione culturale perchè la mafia non è solo violenza, stragi, estorsioni e corruzione. La mafia è anche un modo di pensare e di comportarsi, è la schiavitù morale prima ancora che fisica di un intero popolo sottomesso a poche migliaia di potenti. La rivoluzione riguarda quindi i comportamenti quotidiani di ognuno di noi: Addiopizzo promuove presso ogni cittadino siciliano onesto una serie di comportamenti antimafiosi che inneschino una rivoluzione. Comprare dai commercianti pizzo-free è il primo passo per una vera rivoluzione dei consumi ma anche della «cultura del pizzo» che a Palermo raggiunge la massima diffusione.

F.S.- Cos’è esattamente il pizzo e quando nasce? Riguarda soltanto i commercianti e imprenditori sicialiani?

F.V.- Il pizzo è la somma di denaro che la mafia periodicamente (di solito una volta al mese) esige da imprenditori, commercianti, professionisti che abbiano sede ed interessi sul territorio che quella cosca mafiosa governa. Il pizzo nasce più di cento anni fa, perchè il pizzo nasce con la mafia. Non c’è mafia che non pratichi l’estorsione come attività tipica e fondamentale. Il pizzo è importante per la mafia perchè assicura soldi contanti, ma soprattutto perchè sottomette l’intera classe imprenditoriale e commerciale al proprio volere: come diceva Libero Grassi (imprenditore palermitano ucciso nel 1991 per non aver pagato il pizzo) « con il pizzo la mafia si fa stato ». Ovviamente non si paga solo in Sicilia (dove peraltro lo si paga con la maggiore frequenza): è diffuso dovunque ci siano interessi mafiosi. È opinione degli investigatori che anche in Veneto e Lombardia (dove ci sono forti investimenti nell’industria e nel commercio) sia un fenomeno in aumento.

F.S.- Come siete percepiti sul territorio?

mutande_pizzo1.jpgF.V.- Abbastanza bene. Da anni siamo un punto di riferimento per tanti che si riconoscono nelle nostre battaglie, e abbiamo ottenuto anche una certa credibilità nel dibattito pubblico palermitano grazie al lavoro fatto con i commercianti a favore della denuncia del pizzo. Ovviamente c’è anche chi non apprezza il nostro operato, ma in un territorio come il nostro è normale…quello che ci preoccupa di più, a prescindere dal giudizio che si ha su noi ed il nostro operato, è la grande massa di persone che non prendono posizione sul tema della mafia: chi è indifferente fa il gioco della criminalità organizzata.

F.S.- Come agiscono i volontari, «gli attacchini», del Comitato Addiopizzo? Da dove deriva il nome di «attacchini»?

F.V.- I volontari di addiopizzo si chiamano così a causa delle prime azioni fatte nel 2004. Si usciva di notte per attaccare per strada piccoli adesivi listati a lutto con la frase: UN INTERO POPOLO CHE PAGA IL PIZZO E’ UN POPOLO SENZA DIGNITA’. Ancora oggi l’attacchinaggio » è una delle nostre attività preferite: abbiamo moltiplicato i messaggi, dalla solidarietà a chi si oppone alla mafia all’invito a denunciare il pizzo collettivamente, e l’effetto è sempre molto interessante: i messaggi che lasciamo sono letti da tantissime persone che ormai ci riconoscono come « gli attacchini ». Fra le altre attività ci sono la ricerca di nuovi commercianti che aderiscano alla lista, il controllo della lista stessa (per evitare che ci siano infiltrazioni di imprenditori mafiosi), i progetti con le scuole e gli incontri con i giovani, l’organizzazione di una fiera annuale del consumo critico antipizzo, il sostegno alla denuncia degli imprenditori taglieggiati e l’organizzazione di manifestazioni di protesta quando qualcosa dell’operato del governo nazionale o regionale o cittadino non ci piace…

F.S.- Quali sono i consigli pratici che possiamo dare ai turisti francesi, e non solo, che vogliono venire in Sicilia e praticare il « consumo critico »?

F.V.- Viaggiare pizzo free con AddiopizzoTravel! Questa nuova associazione organizza viaggi totalmente antimafia, perchè utilizza per i principali servizi turistici, le strutture che non pagano il pizzo. Così dall’albergo al ristorante al pullman al negozio di souvenir, saremo sicuri che non un euro speso finirà nelle casse della mafia. In più, sarà un mediatore culturale di Addiopizzo a seguire i gruppi in viaggio: niente di meglio per conoscere la vera Sicilia, che resiste e lotta per guadagnare dignità e libertà.

F.S.- Vi sentite sostenuti dalle autorità politiche regionali e nazionali?

F.V.- Non molto, purtroppo. E dobbiamo stare anche molto attenti: sono in tanti a voler mettere il cappello sulla nostra iniziativa, per rivestirsi con l’immagine dell’antimafia. Quindi con le istituzioni manteniamo un rapporto molto critico: stiamo attenti a come operano per capire di chi ci si possa fidare o meno. Altro è il nostro rapporto con le forze dell’ordine e la magistratura, che negli ultimi 4 anni ha inferto colpi mortali all’organizzazione mafiosa. Con loro c’è stima, rispetto e collaborazione.

F.S.- Qual’è la vostra posizione rispetto al Ddl sulle intercettazioni su cui il Parlamento sta lavorando?

F.V.- Siamo molto contrari. Speriamo che capiscano il danno che faranno alle indagini sulla mafia. Spesso, quello che non si sa, è che le indagini su un mafioso vengono fatte intercettando non solo il mafioso stesso, ma anche altri « affiliati » o amici che mafiosi non sono ma che permettono di arrivare a scovare il boss. Ecco proprio queste intercettazioni verrebbero proibite dal decreto. Abbiamo spesso manifestato la nostra contrarietà e continueremo a farlo coordinandoci anche con tutti coloro che condividono questi principi. I nostri politici non possono fare finta di non sapere quanto questo decreto sia criminale…gli stessi politici che si vantano di avere inferto duri colpi alla mafia…come se fossero loro che vanno ad arrestare i mafiosi…

F.S.- Qual’è l’immagine della vostra regione che vorreste prevalesse all’estero?

sicilia_pizzo-300x206.jpgF.V.- Ovviamente quella di una Sicilia in cambiamento e che resiste. Ma soprattutto vorremmo far sapere (e vedere a quanti la visiteranno durante i nostri viaggi) che LA SICILIA E’ BELLA. Della Sicilia è bello tutto: la natura, l’arte, i paesaggi, la cucina e le tradizioni. E sono bellissime le storie di coloro che si sono impegnati per lottare contro la mafia. Speriamo che queste storie, più dei tanti film che dipingono la Sicilia come una terra arretrata, pericolosa e abitata solo da mafiosi, vengano conosciute ed apprezzate all’estero. Che si ricordi la Sicilia di Peppino Impastato, di Falcone, di Pino Puglisi, di Danilo Dolci, delle terre confiscate, e non solo quella che ha dato i natali a tanti boss che oggi, per fortuna, sono in carcere.

Intervista di Francesca Sensini

Francesca Vannini è volontaria di Addiopizzo dal 2004. E’ in carica di progetti nelle scuole. Da un anno e mezzo, lavora anche per Addiopizzo Travel.

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Francesca Sensini
Francesca Irene Sensini è professoressa associata di Italianistica presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università Nice Sophia Antipolis, dottoressa di ricerca dell’Università Paris IV Sorbonne e dell’Università degli Studi di Genova. Comparatista di formazione, dedica le sue ricerche alle riletture e all’ermeneutica dell’antichità classica tra il XVIII e l’inizio del XX secolo in Italia e in Europa, nonché alle rappresentazioni letterarie e più generalmente culturali legate al genere.