Ecce ornamenta mea. Questi sono i miei gioielli !

Allora riassumendo: un giovane disoccupato su tre, nell’anno del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, il sud è sempre più povero e diviso dal nord, la politica è tramontata con tutte le sue ideologie, i valori etici sono in crisi, tra leggi ad personam, cattivi maestri e cattivi esempi, con ministri in odore (diremmo puzza) di corruzione che vaneggiano acquisti involontari di appartamenti, la tangente oggi non è più la classica borsa con i soldi, ma la brasiliana con tiratissimo tamga messa a disposizione a massaggiare il torcicollo dell’uomo di apparato, come attenzione per avere favori e appalti , oppure governatori che vanno con transessuali pagando fior di denari, in una strana storia dove il governatore è ricattato dai carabinieri (fedeli nei secoli), il tutto con una sequenza di omicidi (specie di trans coinvolti nell’affaire degni di un film giallo americano).

Caste e finanze che si dividono il potere con la politica ormai in ruolo di comprimaria e non di protagonista, una media di scandali di uno al giorno, il tutto nella più negletta indifferenza di un paese che sembra rassegnato a tutto. Finanche alla perdita di lavoro, alla chiusura delle aziende, in un clima di disvalori dove ognuno pensa per se, i sindacati si dividono e procedono in ordine sparso, l’opposizione rinuncia alla politica e chiuso nella sua ridotta di RAI tre tenta una disperata azione sull’opinione pubblica.

Il paese è fermo, non cresce economicamente da venti anni e se la crisi ha avuto effetti meno laceranti che nel resto d’Europa è perché cos’altro poteva perdere un’economia svuotata, improduttiva, precarizzata, dove al massimo si può produrre qualche speculazione di borsa? Le aziende a nord chiudono, imprenditori del nord che si suicidano, lavoratori che protestano sui tetti dell’aziende o che scimmiottano programmi TV di successo (ahimé) come l’isola dei famosi, per destare qualche attenzione. Una volgarizzazione della televisione imperante; la dove un tempo c’era la TV informativa e dell’educazione oggi è una gara di oscenità, di stupidaggini, d’impoverimento culturale dove servizio pubblico e della TV privata e che, perfettamente in linea con la “cultura berlusconista”, fanno a gara d’idiozia con l’unico scopo di rendere gli italiani sempre più rassegnati e stupidi, una massa d’idioti in marcia, plasmati a dire si, all’occasione, a questa moderna forma di dittatura, che ipocritamente viene detta ancora democrazia.

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Ne va meglio in quello che un tempo era la risorsa sana e sicura del paese, la famiglia. La crisi di fiducia nelle istituzioni, nella possibilità di avere un buon governo, il taglio continuo prima economico e poi culturale, sugli eterni alleati della famiglia italiana (l’asilo, le scuole e poi le università) hanno prostrato anche le speranze di avere un domani migliore dei propri genitori. L’Italia non fa figli e solo grazie ai cosiddetti spesso impropriamente detti, extracomunitari, riusciamo a non avere una crescita zero demografica.

La famiglia diventa sempre più un luogo d’insicurezza e disperazione, con nonni costretti a riprendere a casa figli e nipoti che non riescono a vivere più con i pochi mezzi economici, forniti da un’economia che ha smarrito il valore primario del lavoro. Genitori che non hanno più autorevolezza, resi precari anche negli affetti, da una difficoltà di proporsi come modello per i propri figli. Tutto questo disagio si trasforma in ansia o disinteresse verso i propri figli che sempre più perdono ogni riferimento educativo, confusi ad arte da messaggi perversi, frutto dell’incultura e dell’assenza di valori comuni da quello che con un neologismo fu definito negli anni novanta il “berlusconismo”.

Del resto come si può educare un figlio all’onestà, al valore del sacrificio per raggiungere traguardi sociali importanti, come si può educare alla solidarietà, al rispetto del prossimo, al senso civico delle regole da rispettare, quando il governo che sostiene oggi di voler compiere una lotta senza quartiere all’evasione fiscale, fino a ieri dichiarava che era giusto evadere le tasse.

Come di può difendere quali esempi per la patria di eroismo, figure come Falcone e Borsellino, mentre si attacca sistematicamente la magistratura, rea di svolgere tra mille difficoltà il proprio lavoro, o peggio dichiarando, come fece Berlusconi, che mafiosi come Mangano sono eroi, mentre esponenti del governo dichiarano che nel nome della privacy non è giusto fare intercettazioni telefoniche a mafiosi.

L’orgoglio dei genitori per i propri figli, quello dei figli per i propri genitori è un tratto comune nei sentimenti familiari di tutti, almeno così dovrebbe essere. Ma oggi è ancora così?

Si diventa orgogliosi dei propri genitori, per l’esempio che essi ci danno, si è orgogliosi dei figli, per le loro conquiste, per le azioni, le piccole, grandi, imprese che compiono nel loro crescere quotidiani.

E’ questo il punto L’Italia sta diventando un paese ignorante, arrogante, privo di senso civico e ineducato. A forza di sostenere che più che padri si è amici del figlio, questi finisce per credere di essere orfano e di avere un amico accondiscendente e complice, magari per non essere disturbato mentre sta compilando le parole crociate.

E’ evidente che anche questo humus ha concorso allo sviluppo della mala pianta del berlusconismo. Le spore di tutti quei disvalori che hanno fatto crollare il senso civico italiano stravolgendo ogni evidenza nel nome di un populismo che è inutile definire rozzo e incolto (il populismo lo è sempre). Un paese che si è abituato a giustificare tutto e tutti, dove la responsabilità morale non esiste e quella penale non sarà mai accertata. Dove dalla scostumatezza familiare e quotidiana, al politico corruttore e puttaniere, tutto si giustifica con la scusa che chi non giustifica è moralista.

Nel nome del « quieto vivere » gli italiani sono diventati artefici e vittime della propria ignoranza, dell’arroganza, dell’indifferenza e della maleducazione. Bisogna ripartire dalle famiglie forse le più ignorate dalla politica negli ultimi quindici anni. Famiglie dove ormai è consentito di tutto e l’indignazione è bandita, dove provare o pudore o vergogna è diventato un vizio, un difetto e non una virtù.

Oggi impunemente si può mandare al diavolo la madre, o essere figli ed assistere a padri che esprimono disprezzo per le madri in un clima di totale indifferenza. Si assiste impotenti a padri che senza nessuna coerenza parlano bene e razzolano male. In questo condizioni che esempio si dà ai figli? Quando si insegna che fregare il prossimo è giusto e necessario che va usata ogni furbizia ed arroganza per essere vincenti, perché solo i vincenti hanno diritto di cittadinanza. E che vincenti? In un paese dove non ci sono regole ma privilegi, dove si abitua la futura classe dirigente a chiudere gli occhi quando dovrebbe averli aperti, ad essere dei yesman, a volare basso e creare poco per non « fare ombra » ad una leadership di mediocri.

Un paese che cancella le regole e premia solo i privilegiati dove si è imprenditori da padre a figlio, avvocati, giudici, farmacisti, medici, igegneri, sempre da padri a figli come se si passasse un diritto feudale e non una professione che va conquistata per meriti soggettivi e in pubblici concorsi.
Che fiducia si può avere nel prossimo e nelle istituzioni quando il minimo comune denominatore dei rapporti umani diviene l’ipocrisia come nel “Grande fratello” televisivo così nel dibattito politico.

Dove si grida contro i favoritismi e poi li si invoca per i propri figli, che insegnamento può dare sostituire a valori quali la solidarietà, la buona volontà, il merito, la sincerità, con disvalori come il cinismo, l’arroganza, la prepotenza, l’ipocrisia, l’arrivismo, il clientelismo, all’altruismo, l’egoismo, di chi ricopre ruoli di potere, una strategia dello sfacelo che sta rendendo la società italiana marcia, un deserto di persone sole, di genitori che per motivi economici ma spesso anche esistenziali, diventano incapaci di fare figli e quando li fanno, sono incapaci di dare ad essi degli insegnamenti coerenti.

Padri e madri che abbandonano i figli, i quali in tanta deresponsabilizzazione a tutti i livelli apprendono una sola lezione di vita: “Io non devo assumermi responsabilità”, con l’annesso inevitabile che: « In Italia non conta essere bravi occorre essere legato ai potenti giusti, alla casta vincente, solo così potrò raggiungere i miei interessi costi quel costi ».

Plutarco_20-_20vite_20parallele_clip_image002_0003.jpg Sempre più spesso assisto ai bambini italiani coltivati come selvaggi metropolitani, logorroici, abituati a gridare, incontenibili ed insaziabili con genitori distratti, annoiati o peggio infastiditi dalla loro presenza che arrivano a maledirne la nascita. Prima che “bamboccioni” i bambini di oggi sono “bimbacci” impertinenti e scostumati che rischiano di non crescere mai, perché per crescere bisogna avere il senso del limite, porsi degli argini, capire che in una società esistono diritti e doveri, in primo luogo quello di ascoltare e rispettare il prossimo specie se più grande. Crescere in qualche modo deve essere doloroso e comportare dei sacrifici, per crescere bisogna rischiare, fare esperienze, bisogna studiare, coltivarsi.

Infine, per crescere ci vorrebbero dei genitori che amano i figli, che vogliano che sappiano vivere in società, che rispettino gli adulti e aiutino i più deboli, che facciano dello sport e non solo del tifo ad esempio, che abbiano il senso di appartenere ad una comunità, nella quale e per la quale riconoscersi e vivere . Ci vogliono insomma genitori autorevoli, ma anche severi perché l’educazione, a prescindere dalla grossolanità dei modelli attuali, è una cosa seria.

Sono certo che non tutti sono così, ma l’assenza di educazione civica, l’assenza di responsabilità di ormai molti genitori e di senso civico, gli orribili e diseducativi esempi che vengono dalla televisione, dalla società e dalla politica, con la sua assenza di politiche familiari, nonché a favore delle scuole, sempre più lasciate cadere a pezzi, mentre tutto intorno si costruiscono supermercati e si condonano abusi edilizi, finanche il disprezzo palesato da settori importanti della politica verso la stessa unità nazionale e il senso di appartenenza alla nazione, stanno dando dei colpi mortali alla nostra civiltà.

Ecce ornamenta mea. Così diceva Cornelia dei Gracchi nell’antica Roma, parlando dei suoi figli Tiberio e Gaio. “Questi sono i miei gioielli!” Così diceva.

(Nella foto: scultura di Cornelia e i suoi due figli)

Veleno


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