Freud la polemica. Intervista a Massimo Fagioli, lo psichiatra dell’Analisi collettiva

La partita con Sigmund Freud e la psicoanalisi lo psichiatra Massimo Fagioli l’ha chiusa, passandoci dentro, prestissimo e nel 1970, dopo la sbornia rivoluzionaria del ’68 autodistruttivo, con la pubblicazione di Istinto di Morte e Conoscenza , ha posto le basi teoriche, le fondamenta, della prassi di ‘cura, ricerca e formazione’ che dal 1975 è l’Analisi Collettiva.

Massimo_Fagioli-2.jpgOggi, 40 anni dopo, Fagioli, espulso dalla Spi, la Società Italiana di Psicoanalisi, nel 1976, intanto aveva dato alle stampe La Marionetta e il Burattino e Teoria della nascita e castrazione umana, assiste allo scontro frontale, un po’ incredulo (“poteva avere una validità 40 anni fa”), un po’ divertito (“Ma Freud è un cadavere dal 1939!”), un po’ incuriosito (“perché all’alba del 2010 e a sinistra?”), fatto “di insulti, rabbie e odii personali”, suscitato in Francia dall’uscita del libro Crépuscule d’une idole. L’affabulation freudienne del filosofo post anarchico Michel Onfray.

Messo sotto accusa da filosofi, intellettuali e psicoanalisti di ‘sinistra’ (Elisabeth Roudinesco, Bernard-Henri Levy, Julia Kristeva, Alain de Mijolla), Onfray, che vede nel ‘socialismo utopistico’ di Proudhon, una possibile rifondazione della sinistra, li ha bollati come ‘ammuffiti del ‘68’. “A me è sempre interessato il pensiero di Freud – attacca Fagioli – e ricordo che in Italia, rispetto a Francia e Stati Uniti, arrivo’ tardissimo nel ‘68, prima non era conosciuto. Non mi sono mai occupato dei suoi comportamenti, di quel che faceva nella vita privata: ho letto le sue opere, poi ci sono andato dentro a questa storia della psicoanalisi, ma prestissimo mi sono reso conto che era tutto un imbroglio, un pensiero falso, che Freud non aveva scoperto nessun inconscio. Lo definiva inconoscibile: ma se è inconoscibile come fai a dire che hai scoperto l’inconscio? Poi non aveva nessuna idea di cura (“figurarsi se poteva esser proponibile la guarigione!”) per cui non ho esitato a definirlo un imbecille”.

Era il 12 marzo 1978 e – ricorda lo psichiatra – ‘Freud è un imbecille’ comparve su uno dei maggiori quotidiani italiani, il Corriere della Sera. “Questo accadeva quando già erano iniziati i seminari, sempre affollatissimi e pubblici, dell’Analisi Collettiva”, nota lo psichiatra che tuttora proseguono “speditamente e su ben altri argomenti: “il comunismo, il cristianesimo, il socialismo, il logos occidentale”.

Ormai gli insulti dei primi anni che investirono gratuitamente Fagioli da parte di certi ambienti politico-mediatici che facevano riferimento alla ‘sinistra’, appartengono alla storia di questa ‘ricerca’ sulla quale non ci sono mai state critiche nel merito. “Al limite qualche interesse posso trovarlo nel Freud fascista o che intrattiene rapporti con il regime nazista – osserva Fagioli – ma poi, a ben pensarci, sono fatti noti: con il nazismo, Heidegger ci è andato più a fondo di Freud stesso”. Insomma, siamo in presenza di un Freud, “imbecille e stupido che non ha scoperto nessun inconscio, lo riteneva naturalmente perverso, che non conosce la pulsione di annullamento, la negazione, il desiderio, che definisce i sogni allucinazioni, quando è ben noto che l’allucinazione è assenza di immagini, mentre le immagini che compaiono nel sonno quando non c’è coscienza, comportamento e linguaggio articolato, vanno interpretate perché sono pensiero”. Tutto si basa, “sul ricordo cosciente, sulle libere associazioni, di latente non c’è nulla”, osserva ancora Fagioli. Nei fatti pero’ questa falsa impostazione ha impedito e impedisce qualsiasi ‘ricerca’ sulla malattia mentale.

E Freud continua ad esser osannato e difeso da una certa sinistra, perché? “Questa è una ricerca affascinante: il comunismo ha ignorato ed annullato l’inconscio, lo stesso ha fatto e fa il cristianesimo – risponde Fagioli – per cui l’inconscio o non esiste o è il Male. E l’identità umana allora starebbe nella Ragione: no, le cose non stanno cosi’. L’identità umana non è la Ragione: bisogna volgere la ricerca verso cio’ che non è Ragione, l’irrazionale”.

E qui, “si inserisce – conclude Fagioli – il rapporto uomo-donna, il riconoscimento del ‘diverso da se’’’ che, sia Freud, il comunismo, il ‘68 e il cristianesimo, un po’ quindi la cultura dominante, hanno escluso e tentano di escludere.

Carlo Patrignani

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Carlo Patrignani
Carlo Patrignani vive a Roma. Laureato in Scienze Politiche con una tesi in Diritto del Lavoro, giornalista professionista (18.61987) presso l'Agi (Agenzia Giornalistica Italia) di Roma e collaboratore con riviste (Lavoro e Informazione di Gino Giugni), quotidiani (l'Avanti!) e settimanali (Rassegna Sindacale della Cgil). Autore di due libri 'Lombardi e il fenicottero' - L'Asino d'oro edizioni 2010 - e 'Diversamente ricchi' - Castelvecchi editore 2012. Oggi in proprio, freelance.