E’ davvero la Liguria una terra leggiadra ?

Il Golfo del Tigullio in Liguria accoglie alcuni tra i centri più belli e caratteristici della costa tirrenica: Sestri Levante, Santa Margherita Ligure, Portofino. Si tratta di un territorio di grande pregio ambientale, oggi minacciato da un processo di cementificazione che ha riguardato un po’ tutta la costa e che ha deturpato spesso in modo irreversibile il paesaggio. Rino Vaccaro, figura irriducibile dell’ambientalismo nazionale, ci propone una lettura lucida del fenomeno.

Rapallo, che rappresenta l’aspetto più vistoso, passa da circa 30.000 abitanti residenti fino a 70.000. Si costruisce ovunque: sulle colline e lungo i fiumi e torrenti che vengono coperti per realizzare parcheggi. Le seconde e terze case, spesso con piscina, mettono in crisi le risorse idriche sottratte all’agricoltura. Con il boom edilizio degli anni 60 e piani regolatori irresponsabili crescono a dismisura tutti i centri urbani. Il restante territorio collinare e montano è abbandonato; incendi e alluvioni caratterizzano le ricorrenti emergenze. Specie ittiche fluviali spariscono con la siccità mentre si susseguono, come nella scorsa estate, i divieti di irrigare gli orti.

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I porti turistici sono costruiti in ogni comune : Lavagna costruisce il più grande del Mediterraneo e Chiavari raddoppia i posti barca con il consenso della Regione proprio davanti ad un torrente alluvionale ! Dopo una pausa di qualche anno e nonostante la crisi economica oggi riprende una urbanizzazione feroce; in effetti, con il rientro di capitali dall’estero, il così detto “scudo fiscale”, sembra che molti si orientino verso l’investimento speculativo immobiliare. I processi di trasformazione in atto in Liguria sono caratterizzati da progetti di nuova edificazione con modesti interventi di recupero del costruito e dei centri storici e da una pesante infrastrutturazione del territorio: due tunnel (tra Rapallo e S.Margherita Ligure e tra Rapallo e Valfontanabuona), una nuova autostrada chiamata Gronda di Levante, un nuovo svincolo autostradale a Lavagna e, recentemente, una grande area di colmata proprio davanti alla foce del fiume Entella dove è previsto un depuratore comprensoriale con scarico delle acque a mare che potrebbero essere invece recuperate.

Il cosi detto depuratore dell’Entella ha ottenuto un finanziamento di 15,8 milioni di euro ma il solo depuratore di Chiavari per essere regolarizzato secondo la normativa europea richiedeva un intervento di 30 milioni; ma dopo la privatizzazione l’impegno assunto di mettere a norma l’impianto non è stato rispettato e oggi si parla di recuperare soldi dall’aumento delle tariffe ! Per quanto riguarda il depuratore di Rapallo è stato approvato l’accordo di programma, per la costruzione del nuovo impianto di depurazione cofinanziato con risorse Fas* deliberate dalla Regione Liguria. Ma anche per questo impianto restano le domande: per quale progetto? Per quali costi complessivi? In quali tempi? Le risorse, quelle note dei fondi FAS, sono del tutto insufficienti! Il piano triennale non concluderà dunque gli interventi ipotizzati; quanti anni ci vorranno per avere depuratori funzionanti indispensabili per ambiente e turismo? Tra le opere pubbliche indispensabili ci sono i depuratori oggi inesistenti o del tutto inadeguati, anche se arrivano puntualmente ogni stagione le bandiere blu ! La privatizzazione delle risorse idriche rappresenta un danno evidente! Solo un intervento pubblico potrà invertire la tendenza al gravissimo degrado attuale. Nulla si sa inoltre del rimborso delle quote non dovute per la mancata depurazione a seguito della sentenza della Corte Costituzionale 335/2008.

I maggiori investimenti dell’ATO nel triennio riguardano poi il sistema di approvvigionamento idrico dei Comuni del Tigullio Occidentale (Santa Margherita, Portofino, Rapallo, Zoagli, Camogli) ; entro il 2015 verrà completata la nuova condotta adduttrice Chiavari Rapallo con un investimento di circa 22 milioni di euro. Ma aggiungere i consumi di un’area fortemente urbanizzata in un contesto di risorse idriche scarse senza ridurre i consumi superflui è una scelta sbagliata. Per anni si è utilizzata acqua dolce potabile persino nelle acciaierie di Cornigliano ! Siccità e impoverimento idrico non si combattono con la dissipazione dei consumi sulla costa (si considerino soltanto i consumi delle seconde case :oltre le piscine, i campi da golf, anche i porti turistici sprecano acqua dolce potabile per usi incongrui): questo è diventato un problema ambientalmente strategico .

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Forse l’area di colmata alla foce del fiume, serve per sistemare i detriti delle grandi opere infrastrutturali e autostradali. Uno sconvolgimento simile a quello avvenuto nel Mugello con costi ambientali altissimi. “Nel Mugello,come ha scritto efficacemente Paolo Rumiz , snodo cruciale dello scavalco appenninico. I danni li hanno appena quantificati i giudici: 150 milioni di euro solo per lo smaltimento abusivo dei terreni di scavo. Poi vengono i cantieri abbandonati, le cave e le frane. Il peggio è il sistema idrico distrutto: per ripagarlo non basterebbe una mezza finanziaria. Fra 750 milioni e un miliardo 200 milioni, per ventidue minuti di viaggio in meno. Spariti o quasi 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d’acqua. Ma le cifre non sono niente. Per farsi un’idea bisogna sentire il tanfo polveroso della montagna morta. Rifare i sentieri della Linea Gotica, tra i rovi, come in guerra”. I costi del solo tunnel Rapallo- Valfontanabuona sono molto alti :ammontano a 260 milioni di euro nel progetto di massima ma sono destinati a crescere ma non si capisce con quali risorse.

Oggi si parla di un milione per la progettazione ed altri 26 di possibile finanziamento pubblico regionale ma i privati non investono in un’opera che mette i cospicui investimenti a rischio. Un altro tunnel di collegamento tra la vallata e Genova da Ferriere a Bargagli, dopo l’abolizione del pedaggio, che non copriva sembra neppure gli interessi sui mutui ;a bolizione richiesta con ripetute manifestazioni locali è stato salvato con un intervento pubblico molto oneroso della Provincia ma dopo 30 anni non si riesce ad intervenire su una grossa frana che ha dimezzato la carreggiata!

D’altra parte i privati in un momento di crisi non investono in nuove attività con ricadute occupazionali ma sono piuttosto interessati, se il tunnel si farà con soldi pubblici, a riversare un’urbanizzazione speculativa nella vallata o a costruire capannoni di rimessaggio barche per i porti turistici della costa. Sopratutto manca un progetto di insieme e l’indicazione di priorità: se arriva la superstrada Chiavari-Carasco è evidente che essa modificherebbe le previsioni sulla mobilità tra la vallata e la costa! Prevale la superficialità, anzi l’assenza di una programmazione e di un progetto condiviso :come si puo’ prescindere da studi seri costi- benefici e di valutazione di impatto ambientale? Invece prima viene l’accordo politico e la valutazione del business degli investitori privati: banche e imprese. In mancanza di una seria valutazione costi-benefici, l’uso di risorse pubbliche per favorire interessi privati sostanzialmente di pochi e probabili operazioni speculative sul territorio dovrebbero essere censurate.

Una domanda si impone: che cosa si potrebbe fare con tali risorse per attenuare il rischio idrogeologico, per l’economia agricola, artigianale, turistica, per la salvaguardia del patrimonio storico e artistico del Tigullio? I cittadini non decidono nulla e non partecipano, ovviamente, ai processi decisionali (come è avvenuto pur con i noti limiti per la gronda di Ponente), e neppure sono informati delle scelte urbanistiche che modificano profondamente il territorio, le città e il paesaggio. Oggi le decisioni vengono prese da grandi poteri economici e immobiliari che dispongono del territorio come fosse un area indifferenziata, modificabile a piacimento e non una terra viva di storia, come sono certamente un centro urbano o rurale, un bosco, un sentiero di antico impianto, una sorgente etc…

Sottovalutato e non conosciuto il rischio ambientale dei tunnel e viadotti, l’alterazione del corso dei fiumi e del profilo della costa etc…. non ci sono più vincoli all’edificare, non tetti imprescindibili nell’uso delle risorse territoriali, aspetti questi considerati marginali, da ignorare . “Finalmente anche Rapallo ha detto sì al Tunnel, si legge in un comunicato stampa del PD, voluto fortemente dal Presidente Burlando. Grazie alla sua caparbia operatività, che ha coinvolto tutte le realtà locali con le corrispondenti amministrazioni, si può dire sì ad un’opera infrastrutturale di grande portata… un mare di retorica e superficialità. Nasce così quella invisibilità dei beni storici e ambientali che porta prima a valutare la convenienza economica, poi o insieme, il consenso politico, mentre del tutto ignorata (come ho ricordato prima e voglio ribadire come strategica) la valutazione di impatto ambientale e una rigorosa valutazione di costi-benefici economici e culturali per interventi che comportano una modifica spesso irreversibile della identità dei luoghi.

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La valle fontanabuona, un ambiente di grande pregio ambientale, nel punto dove partirebbe il doppio tunnel

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Il torrente S.Francesco molte le case costruite vicino all’alveo

Prevale la politica del “fare” invece del “ragionare” come ha scritto recentemente Giorgio Bocca ( che negli anni 60 utilizzò quel neologismo rapallizzazione che ha avuto poi molta fortuna). Definire tetti inderogabili nella fruizione delle risorse è una necessità non una esagerazione degli ambientalisti; l’ambientalismo del fare è un ossimoro truffaldino! C’è poi il cosiddetto “Schema di intesa tra la Regione Liguria, la Provincia di Genova e i comuni di Carasco, Chiavari, Cogorno e Lavagna per l’attuazione del progetto integrato di riqualificazione urbana relativo alla regimazione del fiume Entella e riorganizzazione del sistema viario infrastrutturale dell’intera area con connessione alle vallate”. Un progetto ambizioso, indubbiamente una grande opera, scrive il noto blog Menabonews che come tale fa parlare per gli interessi in gioco. Le finalità, nero su bianco, sono chiare: «La presente intesa ha lo scopo di definire gli accordi e la condivisione di intenti (…) propedeutici alla predisposizione e attuazione di un quadro progettuale unitario che traguardi l’obiettivo di realizzare un assetto definitivo della piana dell’Entella, fruibile e ambientalmente compatibile». Un concetto chiaro, che se interpretato in chiave storica potrebbe però riservare sorprese.

E’ noto a tutti che i Comuni di Lavagna e Cogorno, tra i sottoscrittori dell’intesa datata 16 marzo 2009, abbiano mire sulla piana dell’Entella. Ma attualmente il Piano di Bacino non consente la fruibilità di quelle aree, ritenute esondabili. Nessuno, ad oggi, può costruire lungo l’Entella un solo metro cubo. Una lunga striscia di terreno destinato per ora ad orti e serre, in grado tuttavia di stimolare gli appetiti delle imprese edili. Niente cemento, dunque… a meno che, e qui casca l’asino, non si provveda ad un’adeguata revisione delle difese spondali dell’Entella.

A quel punto, se dovesse cambiare l’indice in funzione di interventi ritenuti idonei a porre in sicurezza l’Entella dalle piene calcolate su base secolare, quella lingua di terreno potrebbe essere dichiarata edificabile. D’altronde è lo stesso schema recentemente approvato da Regione, Provincia e Comuni a chiarire la questione. Nella premessa si legge che «il piano di bacino per il rischio idrogeologico dell’Ambito 16 individua una fascia di territori esposti ad un’elevata criticità idraulica che si concretizza in fenomeni di inondazione per portate del fiume Entella con tempi di ritorno cinquantennale, duecentennale e cinque centennale con connessi significativi tiranti d’acqua sul piano di campagna». Prima si è costruito molto a margine del fiume, oggi si ipotizza una super strada che dovrebbe abbattere molti edifici con costi altissimi. Anche le deroghe ai piani di bacino, richieste a gran voce ,per dirottare soldi pubblici verso interessi privati,sono esemplari .Per costruire box o nuovi parcheggi o nuova edilizia abitativa non potendo modificare gli argini si alzano i ponti e si demoliscono i vecchi; come a Rapallo dove è in costruzione un ponte mobile stile Bailey o come a Recco per fare solo due esempi.

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* I FAS sono fondi europei per le aree sottosviluppate ma sono soprattutto una forma di intervento discrezionale e spesso clientelare delle istituzioni pubbliche.

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Rino Vaccaro
RINO VACCARO è nato a Chiavari nel 1938. Laureato in Scienze politiche all’Università di Genova con una tesi su “Marx e lo Stato moderno”, giornalista freelance e autore di pubblicazioni, è figura di spicco del mondo ambientalista. Iscritto all’albo dei direttori di Ente parco del ministero dell’Ambiente, è stato consigliere comunale a Rapallo, capogruppo Pci, consigliere provinciale, componente dell’Ente parco delle Cinque Terre e vicepresidente ligure di Italia Nostra. Ha creato il sito Ambiente e Politica (www.ambienteepolitica.it).