Dopo Santoro: La nuova era della rete.

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L’evento: “Rai per una notte” merita qualche riflessione politica in senso stretto ed in senso lato.La prima cosa che salta agli occhi è che il berlusconismo è al tramonto. Sì potrà avere ancora qualche sussulto, ma il re è morto e se non è morto è in piena demenza politica, ripetendo in campagna elettorale in modo ossessivo non un ignoto programma elettorale, ma le sue questioni personali che immagino interessino poco ai nostri concittadini.

Bene farebbe la destra a preoccuparsi della successione e di elaborare un pensiero politico che nel tempo, in lunghi sedici anni è stato distrutto dai giochi di un leader, troppo compromesso sotto il profilo giudiziario e morale, troppo preso dai suoi affari personali, per potersi occupare dei gravi problemi di una società in recessione e che quando non era in recessione era totalmente ferma, sia sotto il profilo economico e produttivo, sia sotto quello sociale e culturale.

Una società senza slancio, arroccato in difese estreme e ossessive specie contro fenomeni che non possono essere affrontati se non amministrandoli. Parlo, solo a titolo di esempio fra i tanti, della globalizzazione, della immigrazione.

Santoro e i suoi hanno anche dimostrato che questo non è un paese morto, ma solo addormentato da troppi ed inutili (per noi cittadini) anni di burlusconismo. E’ bastato uno squillo di tromba perché a destra e a sinistra si risvegliassero passioni, tensioni e voglia di partecipare.
La rete ha dato il suo contributo. Forse non sapremo mai i numeri di una kermesse che per ore, esclusa, incredibilmente dal servizio pubblico, ha tenuto incollati davanti ai computer milioni di uomini in Italia e in tutto il mondo.

Il nostro sito a registrato il record assoluto di contatti in una sola giornata.
Può essere questa, lo dico senza retorica, l’alba di una rivoluzione anche nell’informazione, con la possibilità, senza lacci e censure (almeno per ora, ma difenderemmo con le unghie e con i denti qualsivoglia tentativo d’imporli), di proporre eventi che uniscano e facciano discutere i cittadini. Una enorme piazza virtuale aperta a tutti, liberamente e che consente a tutti di raccontare e raccontarsi, di dire, giudicare e proporre.

Ma a nostro avviso la rete deve essere più rete, mettendo da parte provinciali visioni da orticello privato da difendere, collegandosi e legandosi tra storie diverse, per proporre insieme, ciascuno con il proprio indirizzo d’idee ed esperienze, attività e proposte comuni. Insomma, quel “sistema” che sin dalla nostra nascita abbiamo proposto ad altri reti.

Sistema oggi è un termine che fa paura, ricorda la camorra e la mafia, ma il “sistema” di cui noi parliamo è quello che, ad esempio negli inizi degli anni cinquanta permise nel nord Italia di far rinascere e crescere la piccola e media azienda. Era quel sistema di comparti, fatti da più aziende ed attività, anche diversificate tra loro ma che avevano costruito un tessuto di relazioni e scambi tali da consentire l’aiuto e la crescita di ciascuno.

Insomma occorre non essere soli, avere il coraggio, senza gelosie, di proporre anche ad altri idee, di condividerle, per costruire eventi ed iniziative capaci di costruire una informazione sempre più libera e di sviluppare un osservatorio della realtà ed un laboratorio d’idee e proposte che aiuti lo sviluppo politico, culturale e poi anche sociale delle nostre realtà.

La rete è il futuro. La stampa è in agonia, tanto che gli stessi giornali sono sempre più on line, la TV specie quella pubblica come dimostra la kermesse di Santoro & C. è suicida, rinunciando a quei compiti che dovrebbero essere iscritti nel proprio DNA.
Il futuro è la rete e per questo bisogna essere umili, agire in sinergie, proporre ed ascoltare.

Ecco perché noi apriamo le porte e chiediamo a tutti gli altri di fare altrettanto

Veleno

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