Nodi da sciogliere. Una riflessione di Emidio Diodato

Il plebiscito per Vendola, alle primarie in Puglia anche contro il PD dà speranza ad una sinistra cancellata dalle ultime europee. I tre candidati in Puglia, espressione della destra, centro e sinistra potrebbero essere il segnale della fine del bipolarismo berlusconiano. Il fallimento del laboratorio politico di Prodi che univa ex democristiani ed ex comunisti, le aspirazioni “incompiute” di Fini di costruire la destra del dopo Berlusconi. Una politica balbettante che si affida più agli uomini che alle idee. Eppure dopo le regionali (specie in Puglia) qualcosa potrebbe muoversi.


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Si diventa immediatamente piuttosto smart quando, parlando di politica, s’impiega il vocabolo “laboratorio”. Va bene se il suo impiego riguarda il tentativo di sperimentare nuove modalità di partecipazione per elaborare un programma elettorale (si pensi alla Fabbrica di Romano Prodi); oppure il tentativo di rinnovare il proprio linguaggio e posizionamento politico (si pensi a Farefuturo di Gianfranco Fini). Ma mi lascia piuttosto perplesso sentir parlare di laboratorio quando è in discussione una parte geografica del paese, come ad esempio le prossime elezioni regionali in Puglia.

Non voglio negare l’importanza della partita e degli effetti delle primarie nel Partito Democratico. Salvo colpi di scena ci saranno tre forze in campo: centrosinistra, centro, centrodestra. È ormai chiaro che il bipolarismo sul quale si è fondata la transizione verso la seconda Repubblica è giunto a un bivio. Il vero cleavage (la divisione, il disaccordo) che regolava il bipolarismo italiano è stato Berlusconi: centrodestra berlusconiano contro centrosinistra anti-berlusconiano. Questa frattura politica è ormai al termine. Ma non credo che le elezioni pugliesi siano un laboratorio nazionale.

Riconosco che ci siano almeno due buoni motivi per credere alla bontà del laboratorio pugliese.

Innanzi tutto, è chiaro che chi lavora per l’accelerazione dei tempi trovi a nord un forte argine nella Lega. Intendo dire che chi è interessato a favorire il superamento dell’attuale bipolarismo deve puntare sul sud. E tra le regioni del sud la Puglia è apparsa come il più proficuo laboratorio politico, dove sperimentare una nuova composizione del consenso. Ci ha provato il centrosinistra tentando di eliminare politicamente Vendola, quindi ciò che egli rappresenta: vale a dire l’unica credibile possibilità di sopravvivenza della sinistra italiana. Ci ha provato il centrodestra mettendo Casini di fronte a un fait accompli, cioè la candidatura di Rocco Palese pochi minuti prima dei risultati delle primarie. Ci ha quindi provato il centro – direi opportunamente – appoggiando l’unica persona che potrebbe stare in tutti gli schieramenti: Adriana Poli Bortone.

In secondo luogo, i laboratori nazionali non hanno finora prodotto granché. La Fabbrica di Prodi – cioè la fusione tra popolari post-democristiani e riformisti post-comunisti – è venuta male. Fosse venuta un po’ meglio avrebbe potuto almeno dare una ragione di unità al centrosinistra italiano, allontanandolo dal populismo anti-berlusconiano. Mediante un moderno tentativo neo-gollista, Fini sta tentando di accelerare – almeno culturalmente – il superamento dell’attuale populismo berlusconiano di centrodestra. Ma verso dove andrà non è affatto chiaro. La politica non è soltanto una battaglia culturale, ma soprattutto una battaglia elettorale.

Tuttavia, neppure la Puglia può essere considerata un laboratorio, qualsiasi cosa accadrà nelle prossime elezioni. Anche qualora la candidata di centro ottenesse un buon risultato, pari o superiore a quello degli altri due candidati, nessuno potrebbe affermare che il bipolarismo nazionale sarebbe superato.

Se c’è un valore nazionale nelle elezioni pugliesi riguarda solo Vendola. Dopo aver vinto contro il tentativo del centrosinistra di far fuori politicamente la sinistra, l’unico nemico di Vendola è egli stesso. Il problema di Vendola riguarda il suo progetto politico. Alla maniera delle imprese private, anche i gruppi politici appaiono oggigiorno più interessati a ottenere un continuo credito, che a produrre azioni concrete. Assistiamo a una finanziarizzazione del credito politico che non risparmia neppure l’attuale presidente della Puglia. Qual è il suo progetto per la Puglia? Qual è il meccanismo capace di introdurre una differenza tra sinistra e centrosinistra, a parte quella personale? Solo una risposta a queste domande potrebbe avere riflessi a livello nazionale, in particolare per quell’area della sinistra italiana cancellata dalle recenti elezioni politiche ed europee.

Emidio Diodato

Politologo, docente Università per stranieri di Perugia

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Emidio Diotato
Professore associato di scienza politica presso l'Università per Stranieri di Perugia