Giorno della Memoria. A 80 anni dalle Leggi Razziali.

Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.

Primo Levi, “Se questo è un uomo” 

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Era l’11 Novembre 1938 il giorno in cui il Consiglio dei Ministri italiano approvò le Leggi per la Difesa della Razza; quest’anno, dunque, ricorre l’80° anniversario di tale odioso avvenimento che tanto costò anche alle famiglie ebraiche d’Italia.

Erano stati vari e tanti i prodromi ad esso, ma, si può dire, fino all’ultimo non ci si era creduto, per radici, storia, cultura, identità che sono uniche nel nostro Paese – come in tutti i Paesi del mondo.

Molti Ebrei e non solo i più facoltosi – come da più parti era stato detto – avevano ‘creduto’ nel Fascismo, ne avevano fatto parte, ne avevano ricoperto cariche politiche anche di rilievo.

A Ferrara, per non fare che un esempio, l’ultimo podestà era stato l’avvocato Renzo Ravenna, di ottima estrazione borghese ebraica, e lo fu dal 1926 al marzo del 1938, ottimo amico di Italo Balbo, forse l’unico vero antagonista del Duce, persona intelligente, all’avanguardia, molto stimato all’estero – il primo dei Transvolatori Atlantici – senza naturalmente negare la sua facinorosità di regime che lo portò ad azioni gravissime.

Italo Balbo

Da dire che, ultimamente, molti servizi della nostra tv più seria – Rai Storia, per es. – stanno, seppur timidamente e con molte perplessità, rivalutando in parte la sua figura: si era decisamente opposto all’emanazione delle Leggi razziali, per es., mentre il suo operato fu stimato anche dai diffidenti figli di Albione che, subito dopo la sua ‘accidentale’ morte nei cieli di Tobruk, alle 17.30 del 28 giugno 1940, diciotto giorni dopo l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, paracadutarono sul campo italiano, in suo omaggio, una corona di alloro – lo racconta anche lo storico e grande documentarista Folco Quilici, il cui padre Nello Quilici, direttore del Corriere Padano e tra i mèntori di Michelangelo Antonioni, morì nella stessa circostanza.

[marron]Chi ne volesse sapere di più, potrebbe leggere o ri-leggersi le opere del Cantore della Feraresità, Giorgio Bassani “Il giardino dei Finzi-Contini” e “Le cinque storie ferraresi” [/marron], in cui ritroviamo insieme con altri ferraresi anche Ravenna, seppur con nomi cambiati, per rispetto e puro e ben comprensibile senso etico, seppur critico da parte dell’Autore.

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L’importanza di questo Anniversario è – in senso più allargato e nazionale – è ancor più segnata dalla decisione di questi giorni del Presidente della Repubblica di nominare senatore a vita Liliana Segre, da giovane tredicenne scampata agli orrori dei lager.

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Una scelta d’alto valore che ha voluto esaltare la testimonianza di una Donna della società civile che da tanti anni ormai, “senza odio né vendetta », ha restituito un senso alla sua vita dedicandola all’impegno della memoria contro l’indifferenza, un NON DIMENTICARE di RICORDARE in piena regola.

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E per rimanere nella bella Ferrara, pur rimanendo pure e non troppo paradossalmente in campo nazionale, si vuol qui riportare che nell’ormai ben progredente Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS che ha trovato sede nella splendida Città Estense, si è da poco aperta la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”.

Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara

In essa l’ebraismo si apre ai non ebrei – i goi, i gentili, come loro stessi li chiamano – e racconta al largo pubblico come la vitale e ininterrotta presenza da oltre due millenni degli Ebrei nel nostro Paese abbia dato un contributo fondamentale alla storia e alla cultura italiane, tra periodi di convivenza e di interazioni feconde ed altri di persecuzioni e cacciate.

Il MEIS accompagna il visitatore alla scoperta di una vicenda sorprendente e ai più sconosciuta, un viaggio irripetibile nell’Italia ebraica, dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera dei Romani, alla vita sotto Giulio Cesare, dal rapporto con i Pagani e con il Cristianesimo, assurto a religione ufficiale, fino alla dispersione degli Ebrei, dal loro ruolo di importanza fondamentale nel Meridione al dialogo tra le culture cristiana, ebraica e araba nella Sicilia del medioevo.

Attraverso oltre duecento oggetti preziosi – venti manoscritti, sette incunaboli e cinquecentine, diciotto documenti medievali, quarantanove epigrafi di età romana e medievale, anelli, sigilli, monete, lucerne e amuleti poco noti o mai esposti prima, provenienti dai musei di tutto il mondo, in gran parte dalla Genizah del Cairo (un significativo archivio dell’ebraismo medievale riscoperto nella capitale egiziana),

– il percorso comunica l’unicità della vicenda ebraica in Italia e testimonia come essa sia ormai parte del DNA italiano.

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La mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” che, di fatto, costituisce il primo segmento del percorso permanente del MEIS, comunica in modo originale l’unicità della storia dell’ebraismo italiano, descrivendo – per la prima volta con tale ampiezza – come la presenza ebraica si sia formata e sviluppata nella Penisola dall’età romana (II sec. a. C.) al Medioevo (X sec. d. C.) e come gli ebrei d’Italia abbiano costruito la propria peculiare identità, anche rispetto ad altri luoghi della diaspora.

Attraverso cinque grandi divisioni, il percorso curato da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, con l’allestimento dello studio GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati, individua le aree di provenienza e dispersione del popolo ebraico, ripercorre le rotte della diaspora e dell’esilio verso il Mediterraneo occidentale, dopo la distruzione del Tempio.

La mostra è promossa dal MEIS sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – UCEI.

Maria Cristina Nascosi Sandri

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PER NON DIMENTICARE DI RICORDARE

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Tantissimi eventi in tutta Italia e nel mondo, molti film in sala, nuove e stimolanti letture per la Giorno della Memoria. Il 27 gennaio 1945 l’esercito sovietico entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, scoprendone e rivelandone al mondo l’orrore. Il « Giorno della Memoria », istituito in Italia con la legge 211 del 20 luglio 2000, ricorda proprio quel giorno e soprattutto la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani deportati nei campi di concentramento, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. (ANSA)

Riferimenti a questo link :

Giorno della Memoria: libri, film ed eventi per non dimenticare

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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