Elezioni tedesche: La Merkel pronta al poker.

La Merkel, salvo imprevedibili sorprese, si prepara ad avere il suo quarto mandato di cancelliere. Dopo anni di critiche, nel nome dell’Europa in tanti sperano in un suo successo anche contro Schulz, il candidato della SPD molto vicino all’Italia. Le elezioni tedesche dovrebbero confermare che i popoli credono ancora nel progetto europeo e non sono pronti ad accettare le lusinghe populiste contro l’unione.

Le elezioni tedesche di domenica sono un momento importante per tutti noi. Quando, un anno fa, l’Europa era ancora sotto lo shock della scelta britannica in favore della Brexit, tre principali elezioni in calendario per il 2017 erano considerate come altrettanti test decisivi per la tenuta del progetto comunitario di fronte a quello che sembrava uno tsunami euroscettico.

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Tra poche ore conosceremo la composizione del nuovo Bundestag, ma è già chiaro che, negli scorsi mesi, l’idea stessa dell’integrazione comunitaria ha resistito a prove politiche difficilissime, complicate dalla drammaticità di alcuni problemi, come quello dei migranti e dei rifugiati.

In marzo gli elettori olandesi hanno confermato la fiducia al primo ministro Mark Rutte, leader del Partito popolare per la libertà e la democrazia, che ha potuto restare alla testa del governo pur perdendo qualche piuma in termini di seggi parlamentari. Erano in tanti a immaginare il trionfo dell’estrema destra euroscettica e invece gli elettori hanno voluto evitare i salti nel buio.

Poi è stato il turno della duplice tornata elettorale francese e il risultato è stato ancor più clamoroso. Certi oracoli prevedevano addirittura un secondo turno tra due candidati euroscettici come quella dell’estrema destra Marine Le Pen e quello dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon. Solo la Le Pen si è qualificata per il ballottaggio, venendo poi sbaragliata (due terzi dei voti contro un terzo) da Emmanuel Macron, che per tutta la campagna elettorale ha tenuto un discorso chiaramente europeista. In giugno i francesi sono tornati alle urne per rinnovare i 577 seggi dell’Assemblea nazionale e ancora una volta i radicalismi euroscettici sono stati ridimensionati : 16 seggi a Mélenchon e solo 8 alla Le Pen.

Angela Merkel e Martin Schulz

Adesso tocca ai tedeschi, ma ormai è chiaro che nessuna formazione politica potrà seriamente insidiare il primato degli attuali alleati in seno alla coalizione che nella legislatura uscente è stata guidata dalla cancelliera Angela Merkel. Una coalizione composta dai democristiani (CDU-CSU) della stessa Merkel e dai socialdemocratici dell’ex presidente del Parlamento comunitario Martin Schulz. La sola incertezza riguarda il rinnovo o no della « grande coalizione » tra i due maggiori partiti di centrodestra e di centrosinistra.

Dal punto di vista europeo (da quello degli interessi dei singoli paesi come da quello delle esigenze dell’Unione in quanto tale) la riedizione dell’alleanza uscente sarebbe una buona cosa. Un’ampia maggioranza di governo a Berlino favorirebbe la stabilità politica della Germania, che è a sua volta importantissima per la stabilità stessa della famiglia comunitaria e soprattutto di quel fondamentale nucleo costituito dai diciannove membri della zona euro. Naturalmente la Germania può anche sbagliare (in questi anni lo ha fatto varie volte, ad esempio ostacolando le scelte di Mario Draghi e della BCE per favorire il rilancio economico e disinnescare la mina vagante della speculazione sui titoli di Stato), ma la presenza di una Germania stabile, guidata da una persona coraggiosa e responsabile come Angela Merkel, è comunque un fattore di chiarezza e un ostacolo a ogni rischio di confusione nel Vecchio continente. La stabilità di tutti è importante. Quella del paese economicamente e demograficamente più forte dell’Unione conta il doppio.

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I critici di Angela Merkel l’hanno dipinta come una sorte di arpìa, ma nei momenti difficili degli ultimi anni questa scienziata – cresciuta nella Germania Est e diventata leader politica nella Germania riunificata – non ha avuto paura di compiere scelte di grande rilievo.

Un leader sessantottino, oggi esponente ecologista, come il franco-tedesco Daniel Cohn-Bendit confessa di essere stato impressionato dalla lungimiranza con cui la Merkel ha pianificato l’uscita dal nucleare e l’apertura ai rifugiati.

Anche nel caso della soluzione alla complicatissima crisi greca del 2015, Angela Merkel è stata decisiva per trovare un compromesso (certo non indolore per nessuno, a cominciare dai greci, ma destinato a evitare a tutti guai ben più gravi).

La Merkel può piacerci o non piacerci, ma la settimana prossima molti di noi si sentiranno più tranquilli se resterà cancelliera e ancor più tranquilli se il suo governo sarà di Grosse Koalition. Non per amor suo, ma per interesse nostro. Anche se la Merkel di regali non ne fa a nessuno. Non li fa al suo popolo, figuriamoci se li fa a noi.

Alberto Toscano

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Alberto Toscano
Alberto Toscano est docteur en Sciences politiques à l’Université de Milan, journaliste depuis 1975 et correspondant de la presse italienne à Paris depuis 1986. Ex-président de la Presse étrangère, il est l’un des journalistes étrangers les plus présents sur les chaînes radio-télé françaises. A partir de 1999, il anime à Paris le Club de la presse européenne. Parmi ses livres, ‘Sacrés Italiens’ (Armand Colin, 2014), ‘Gino Bartali, un vélo contre la barbarie nazie', 2018), 'Ti amo Francia : De Léonard de Vinci à Pierre Cardin, ces Italiens qui ont fait la France' (Paris, Armand Colin, 2019), Gli italiani che hanno fatto la Francia (Baldini-Castoldi, Milan, 2020), Mussolini, "Un homme à nous" : La France et la marche sur Rome, Paris (Armand Colin, 2022)

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