Il Delta del Po e il Polesine. Gli anni ’50 di Pietro Donzelli.

Si è da poco aperta a Rovigo, nella splendida ed ormai consueta sede di Palazzo Roverella, la mostra dal titolo Pietro DONZELLI. Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni Cinquanta.

Una mostra fotografica davvero bella e fondamentale per capire, visivamente e sensibilmente, i cambiamenti del nostro Paese avvenuti dal Secondo Dopoguerra agli anni Sessanta.

La rielaborazione al pc di questa foto di Donzelli è a cura di Franco Sandri (A.I.R.F.)

E’ promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo, l’Accademia dei Concordi e Silvana Editoriale.

Piero Donzelli nacque a Monte Carlo nel 1915 ed è morto a Milano nel 1998.

Il suo lavoro, finalmente ben documentato in esposizione, riesce ad essere un raffinato e ben comprensibile strumento di conoscenza storico-didattica anche per le generazioni a venire – e questo è stato uno degli aspetti particolarmente descritti anche nell’eccellente lectio magistralis di presentazione al vernissage da parte della curatrice dell’esposizione, la milanese Roberta Valtorta.

Nei suoi scatti si coglie il passaggio dalla società rurale e preindustriale alla società dei consumi. Fotografo, ricercatore, collaboratore di riviste specializzate e curatore di mostre, Donzelli è stato una figura determinante per la diffusione della cultura fotografica nel nostro Paese.

Autentico artista, ha, infatti, contribuito a far conoscere in Italia, per la prima volta, opere di Dorothea Lange, di Alfred Stieglitz, dei fotografi della Farm Security Administration.

Ritratto di Pietro Donzelli, Kunsthalle Schirn Frankfurt 1997 © Barbara Klemm

E, praticamente contemporaneo di altri grandi internazionali come Robert Doisneau o Cartier-Bresson o Mario Giacomelli, ebbe modo di ‘citarli’ – seppur mediato da originale cifra stilistica – nelle sue opere, facendoli conoscere anche in Italia.

A partire dal 1948 fu tra i fondatori e gli animatori della rivista-cult “Fotografia”; dal 1957 al 1963 è stato redattore e poi condirettore dell’edizione italiana di “Popular Photography” e nel 1961 e 1963 ha curato, da ottimo didatta e divulgatore qual era pure, insieme con Piero Racanicchi, due volumi di “Critica e Storia della Fotografia”, comprendenti testi e materiali sui più importanti fotografi della storia.

Nel 1950 è stato tra i fondatori dell’Unione Fotografica (Associazione Internazionale Manifestazioni Fotografiche) che aveva tra i suoi obiettivi quello di spostare l’attenzione sul… Realismo in fotografia, promuovendo manifestazioni di livello internazionale e sostenendo la fotografia italiana all’estero.

Non a caso le sue serie fotografiche affrontano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive.

E non a caso, dopo aver lavorato su Milano, Napoli, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, il paesaggio toscano (serie Crete Senesi) si dedicò, dal 1953 al 1960, al Delta del Po ed alle martoriate alluvionate Terre del Polesine, che divennero fulcro di una sua imprescindibile ed importante ricerca proprio dal titolo Terra senz’ombra.

Luoghi dell’Anima cari, com’è noto, e narrati visivamente proprio alla cinematografia italiana del tempo da Autori come Michelangelo ANTONIONI – Gente del Po, 1943-1947, Luchino VISCONTI – Ossessione – 1943, Rossellini – Paisà, 1946, Mario SOLDATI – Viaggio nella Valle del Po e La donna del fiume, rispettivamente del 1957 e del 1955, Florestano VANCINI e Delta Padano, del 1951, o riportati letterariamente da altri Grandi come Giorgi BASSANI e l’Airone, del 1968, Riccardo BACCHELLI ed il suo Mulino del Po, del 1938-1967 o Giovannino GUARESCHI con tutta la serie di Don Camillo e Peppone, a partir dal 1948, per non citarne che alcuni.

cri6pietro-donzelli-delta-del-po-anni-cinquanta.jpg

Da non dimenticare assolutamente il ‘legame’ che unisce, Musae Geminae, la fotografia di Donzelli alla poesia di Gino Piva, delicato e notevole poeta polesano.

Si ‘riconobbero’, infatti, a pelle i due artisti ed in mostra è possibile ammirare le opere dell’Uno in perfetta sintonia con quelle dell’altro, tratte dalla sua raccolta Canti d’Àdese e Po – Canti dell’Adige e del Po.

Più sotto si riportano due strofe che la ‘dicono lunga’ a proposito di…Italiani all’estero, ‘sparsi per il mondo’…

(…) da l’Adese, dal Po, da vale e campi,
da fossi, scoli, gorghi e cimiteri,
da sieve, da pelagni e da sentieri,
quando che l’aria xe impizzà de lampi,
ciama tuta, o cità, la nostra zente
despersa per el mondo che no sente:

i morti, i vivi, i noni e le sorele,
tuti i fradei che gà lassà sta tera
e dopo più no i xe tornà la sera
a le so case per contar le stele:
ciàmali tuti quando rusa el vento
e le nuvole scapa de spavento.

***

(…) dall’Adige al Po, da valli e campi,
da fossi, scoli, gorghi e cimiteri,
da siepi, da capezzagne e sentieri,
quando l’aria s’accende di lampi,
chiama tutta, oh, città, la nostra gente
dispersa per il mondo che non sente:
i morti, i vivi, i nonni e le sorelle,
tutti i fratelli che han lasciato questa terra
e non son poi tornati, la sera
alle loro case a contar le stelle:
chiamali tutti quando russa il vento
e fa fuggire le nuvole per lo spavento

(da: VÈCIA CITÀ, di Gino PIVA)
(traduzione M.C.N.S.)

II catalogo è pubblicato da Silvana editoriale, sempre a cura di Roberta Valtorta e Renate Siebenhaar, e presenta circa 120 immagini, un saggio storico-critico di Roberta Valtorta, un’ampia antologia di scritti che storici e critici hanno dedicato a Terra senz’ombra dagli anni Cinquanta a oggi.

Maria Cristina Nascosi Sandri

Foto ad uso stampa © Renate Siebenhaar, Estate Pietro Donzelli, Frankfurt a. M.

SITO UFFICIALE DELLA MOSTRA E INFO PRATICHE

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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