“Riva”, un romanzo corale di Ilaria Paluzzi

« Un romanzo non parla di qualcosa, però parla a qualcuno, in quello speciale spazio della finzione che si accende come un teatro », cosi Ilaria Paluzzi presenta il suo primo romanzo: “Riva”.

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Foto di Jacob Walti

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Riva è un romanzo corale, una sorta di canto orchestrato per voce sola, ma quella voce non è mai la stessa. E dentro ogni voce la storia diventa più complessa: i protagonisti sono Sotiris, Ana, Med e Ilir, ragazzi che vivono a Colonia, ma le cui storie partono da molto lontano. Sono collegati tra loro dalla figura del misterioso Riva, artista sconosciuto che influenza le loro vite attraverso le sue opere.

I suoi graffiti, infatti, mostrano in modo sorprendente similitudini con le storie personali dei 4 personaggi, i quali si chiedono come sia possibile per quell’artista sconosciuto entrare in una memoria che pareva addormentata e che si rivela, al contrario, ancora viva, grazie proprio a quelle immagini e così ognuno di loro, mentre si chiede chi sia questo Riva, finisce per comprendere qualcosa di più su se stesso.

Riva è dunque il personaggio fondamentale, macchina narrativa invisibile eppure essenziale. Ma è anche un luogo fisico:

« La riva è quello spazio dove il romanzo è nato e dove ogni personaggio si trova a posizionarsi, come una rondine che, mentre cambia il tempo, si guarda attorno cercando di capire dove conviene andare per continuare a stare bene. La riva è quello spazio che definisce il viaggio per eccellenza, il viaggio per mare, giacché da una riva si parte con la certezza che da qualche parte un’altra riva ci attende, e quell’altra riva non sarà mai come ce la siamo immaginata. E Riva è anche il nome di quell’artista, come lo spazio dove si orienta la storia, lo spazio dove ci si ritrova soli, in quella speciale forma di solitudine che diventa possibile solo dentro i confini della finzione onesta ».

Ilaria Paluzzi vive a Silvi Marina, cittadina di mare in provincia di Teramo, come racconta in un’intervista rilasciata al giornalista Daniele Forcella sulla rivista Bakemono Lab. Nella stessa racconta come sia nata l’idea di scrivere un romanzo, in cui l’unica vera forza che spinge ogni storia è quella dell’immaginazione, nata nel momento in cui , fermi su una riva, si immagina quella che dall’altra parte aspetta solo di essere esplorata:

« Chiunque viva al mare, ed è il mio caso, sa che in inverno si passano momenti di solitudine estrema. Questa storia, però, si è sviluppata in primavera. È nata dall’incontro con un ragazzo albanese, che nel romanzo diventerà il personaggio Ilir. (…) Lui mi raccontò che quando aveva 13-14 anni andava al porto di Durazzo a giocare e, sempre per gioco, salì su quella nave per vedere cosa ci fosse dall’altra parte del mare, per scoprire tutto quello che in Albania non esisteva, senza limitarsi a immaginarlo, ma con la pretesa di vederlo con i propri occhi. Alcuni tornavano indietro, altri sono rimasti, Ilir è uno di quelli che è rimasto. Da qui mi sono appassionata all’Albania e alla sua storia ».

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Ilir, è il primo ‘narratore’ nel romanzo, ci racconta il suo viaggio dall’infanzia a Tirana fino all’arrivo a Colonia, dove condivide il “palcoscenico” con altri ragazzi provenienti dall’Europa del sud. Un viaggio di speranza e di curiosità, alla scoperta di un ‘nuovo mondo’, proprio come molti anni prima i loro nonni emigravano dal sud per andare e ritrovarsi in Germania.

Ilaria Paluzzi, appassionata di teatro, ha orchestrato il suo romanzo come una vera e propria pièce teatrale, diviso in preludio, cinque canti e un sipario: « Il concetto fondamentale è che lo scrittore, nel momento in cui scrive, deve interpretare il suo personaggio, deve saperci stare all’interno», ci racconta ancora nel corso dell’intervista appena citata.

Ed è proprio alla mise en scène che la Paluzzi è interessata, non tanto o non solo alle singole storie, ma al modo in cui gli individui si incontrano e come dagli incontri e dunque dalle loro relazioni nascano i personaggi, i quali si creano quasi autonomamente, proprio in virtù di quell’incontro. La sua attenzione è attratta da questo processo creativo: « Con la figura di Riva volevo dimostrare che ognuno, nel momento in cui si relaziona con un personaggio, diventa personaggio egli stesso’’.

Dunque, chi ci dobbiamo aspettare di incontrare sulla Riva di questo romanzo?

« Ci sarò io, che mi diverto a entrare nei panni della gente che conosco appena, la mia passione per le storie, e per le immagini, per tutte quelle immagini che mi nascono nella testa mentre chiacchiero con le persone e le immagino. Amo immaginarle in altri contesti, amo immaginarle su quelle rive, mentre cercano il coraggio di entrare in mare e andare finalmente a cercare oltre l’orizzonte uno spazio inaspettato. Immaginarle mentre si innamorano, quando sono deluse, mi chiedo se sono arrivate oggi ad essere quello che avrebbero voluto diventare, amo pensarle diverse, in quella speciale condizione degli uomini che sanno andare avanti, proseguire ed insistere nei loro intenti. Perché amo le persone che ‘ci provano’, mentre coloro che lasciano a piedi le loro speranze mi spezzano il cuore. So che non posso farci niente, però posso fare molto per le immagini che mi si disegnano in testa e alle quali so come fare per regalare loro il coraggio di andare a cercare quella riva che resiste e insiste dentro gli occhi di quei miei nuovi eroi ».

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Questo romanzo ricorda ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’ di Italo Calvino, in cui il lettore è il vero protagonista del romanzo, il personaggio che di incipit in incipit costruisce il suo romanzo e in questo viaggio alla ricerca del ‘Suo’ romanzo incontra i diversi protagonisti che partecipano alla costruzione del romanzo stesso, tra i quali i famigerati editori. E per andare fino in fondo a questo suo gioco di ruoli Ilaria Paluzzi ha scelto di proporre il suo primo romanzo con un nuovo sistema editoriale, che mette in prima linea proprio il lettore.

BOOKABOOK è un nuovo modo di fare editoria, è uno spazio virtuale dove le storie incontrano i lettori e si trasformano in libri. È un sistema che permette allo scrittore di costruirsi il proprio pubblico. Permette al lettore di scegliere cosa leggere, di sfogliare un libro, proprio come si fa in libreria, e dunque decidere se acquistarlo. Acquistare significa che il lettore, non solo avrà il suo libro, ma potrà contribuire alla produzione del libro stesso. Si chiama crowdfunding.

Abbiamo chiesto all’autrice di “Riva” perché questa formula editoriale e quale sia il reale ruolo del lettore in questo sistema:

‘‘In molti mi chiedono perché ho scelto questa strada, forse più semplice per certi versi, più insidiosa per altri. La verità è che io ho finito di scrivere Riva alla fine dell’anno appena trascorso. Ho provato a inviarlo a un paio di case editrici, le quali non hanno mai risposto. Nel frattempo avevo ricevuto una risposta positiva da parte dell’equipe di Bookabook e così ho deciso di intraprendere questa strada. Ero stimolata dalla novità e dalla modernità di questo meccanismo editoriale e soprattutto dal fatto che, mentre il libro si fa, costruisci un tuo pubblico di lettori. I lettori ti scelgono, possono visitare la pagina dove è stata avviata qualche settimana fa la mia campagna, sfogliare l’anteprima del mio romanzo e scegliere se vogliono o no continuare a leggerlo. Se sono interessati, pre ordinano una copia del romanzo. Pre ordinare una copia significa acquistarla a tutti gli effetti. Ogni lettore è dunque anche sostenitore nella realizzazione dell’oggetto libro. Una volta terminata la campagna avrà la sua copia.’’

Quali sono i vantaggi per uno scrittore esordiente?

‘‘Il vantaggio per uno scrittore esordiente è di crearsi un suo spazio di ascolto tra i lettori sganciandosi dai soliti meccanismi editoriali. Una casa editrice oggi investe su scrittori sui quali le conviene investire, e tutto questo è comprensibile. Attraverso il crowdfunding ci si può creare un proprio pubblico, è possibile proporre la propria opera ai lettori e affidare a loro un margine di giudizio sul valore commerciale della tua opera. Questo è quel che dovrebbe succedere, ma che accade raramente.

Per me è una sfida grande, sono timida e la mia timidezza è ostinata. Ma è una sfida che voglio affrontare e che voglio proporre soprattutto ai lettori: non pretendo che amino le mie storie, ma sono sicura che prima o poi qualcuno di totalmente sconosciuto si affaccerà tra quelle pagine accettando di ritrovarsi tra le pagine partorite da mani altrettanto sconosciute. Non è una strada facile ma, indubbiamente, è una scelta di profonda libertà’.

Carla Cristofoli e Ilaria Paluzzi

Se volete entrare tra le pagine del romanzo Riva di Ilaria Paluzzi, questo è il link per andare da una ‘Riva’ all’altra e iniziare un nuovo viaggio: BOOKABOOK

Sinossi:

Al mondo ci sono persone e personaggi, scriveva Dostoevskij. Ma come reagirebbero le persone se di punto in bianco da persone si vedessero trasformare in personaggi?

Riva è la firma che portano quegli strambi personaggi che da diversi anni compaiono e a volte scompaiono dalle strade di Colonia. Nessuno sa di chi si tratti, eppure Riva, dalla sua elastica penombra, riesce a rappresentare quei segreti e quelle perplessità in cui alcuni erano rimasti incastrati, altri dolcemente addormentati. Riva riesce e tirar fuori queste immagini e a disegnarle sui muri e sulla rivista Kronos, con la quale collabora riuscendo a mantenere il suo prezioso anonimato.

Tra le pagine del romanzo i vari personaggi raccontano in prima voce il dramma di vedersi rappresentare proprio come avrebbero preferito non immaginarsi e provano, uno dopo l’altro, a cercare di capire chi si nasconda dietro quella firma, fino ad arrivare all’inaspettato finale, quando cala il sipario e ogni personaggio scompare, come vuole la tradizione.

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Biografia di Ilaria Paluzzi.

Ilaria Paluzzi ha iniziato a scrivere storie quando aveva più o meno 8 o 9 anni. Viveva in un piccolo villaggio di case vicino al mare. Soprattutto d’estate, durante le vacanze, si divertiva a intrecciare storie sui personaggi che le nascevano in testa e ai quali inevitabilmente finiva per affezionarsi.Per diversi anni ha vissuto a Roma, dove si è laureata alla Sapienza con una tesi sull’umorismo e la fantasia in Pirandello e Saramago. Attualmente vive in Abruzzo, ma spera di spostarsi presto. Ha vissuto anche in Portogallo, nella speranza di entrare nel corpo vivo della narrativa di Saramago, imparando la sua lingua e attraversando la sua stessa terra. Attualmente gestisce un blog, Vanishing Point, mentre lavora come segretaria e si prepara a spostarsi di nuovo.

Per la realizzazione di questo articolo abbiamo non solo fatto quattro chiacchiere con l’autrice, ma abbiamo anche fatto riferimento al blog Vanishing Point della stessa Ilaria Paluzzi e all’intervista da lei rilasciata a Daniele Forcella sul sito Kuroi Libri.

Fonti:

Vanishing Point

Intervista di Daniele Forcella a Ilaria Paluzzi su Kuroi Libri

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Carla Cristofoli
Carla Cristofoli è nata a Cagliari. Dal 2008 vive e lavora a Parigi, dove insegna italiano. È autrice di due racconti per bambini. Scrive regolarmente brevi racconti, pubblicati su riviste online. È co-fondatrice e responsabile di FormaRes.fr, centro online di formazione per la lingua italiana. Dal 2015 collabora con il magazine Altritaliani.net, per il quale pubblica recensioni su romanzi, raccolte di racconti e poesia a tematiche contemporanee.

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