Degas, il pittore delle ballerine, nel Centenario della sua morte.

Un importante ciclo di mostre sta iniziando e l’evento sarà celebrato in tutto il mondo compreso in Italia, per ricordare i cento anni dalla morte di Edgar Degas (1834-1917), il famoso ‘pittore delle ballerine’ che ebbe grande originalità e successo tra tutti gli altri impressionisti da cui si considerò però indipendente. La sua costante voglia era la sperimentazione e più dei riflessi di luce, la ricerca del “vero”.

Su questo giornale italo-francese ci piace ricordare che da giovane, nel 1858, e anche l’anno dopo, sulla spinta dell’amico Gustave Moreau, l’artista passò dei periodi in Italia, presso una sua zia, Laura Degas Bellelli, che lo ospitò a Firenze, nell’odierna Piazza Indipendenza. Sembra che li’ abbia frequentato il fertile ambiente del Caffè Michelangiolo insieme a molti altri artisti partecipando al dibattito artistico del tempo. Numerosi bozzetti e studi testimoniano questa sua permanenza in Toscana ed i suoi lunghi esercizi allo studio dei maestri antichi.

La famiglia Belleli

Vi ritornò un anno dopo, nel 1860, per completare il suo capolavoro degli anni fiorentini La famiglia Belleli, un quadro di famiglia di grandi dimensioni – ora al museo d’Orsay – con cui volle rappresentare la stessa zia imbronciata, il marito di lei piuttosto scontroso e due sue cuginette. Il gusto è più verso l’antico che il moderno come in un grande ritratto d’interni di metà Ottocento.

Più tardi non gli sfuggì certamente la grande bellezza del paesaggio che concretizzò intorno al 1889 sulle coste normanne in un trionfo di luci e di dolci sfumature.

Un vero e proprio ritratto d’epoca è Cavalcata al mattino del 1866 che richiama Cavalli da corsa davanti alle tribune del ’66-’68, una scena vivace, allora ben nota, come segno di tripudio e di svago del tempo.

Cavalli da corsa davanti alle tribune

La danza, il soggetto che segnerà indelebilmente la sua carriera.

Ma Degas scoprì che prima di tutto lo interessava ben altro, non più solo la realtà naturalistica, ma quella delle artiste ed in particolare il mondo delle ballerine a cui dedicò tante opere dal 1860 agli anni 1890.

Le rappresentò costantemente con assiduità in uno studio appassionato dei loro movimenti, nei cafè-concerto, mentre si esercitano alla sbarra, nell’attesa dello spettacolo, nei momenti di fatica e nelle lunghe ed estenuanti prove delle loro performances. La sua insistenza pare non debba mai finire, ma non è per amore dell’una o dell’altre che lo fa, ma perché rapito dai loro movimenti, affascinato dalla loro tecnica: la figura, racchiusa in una tensione emotiva e muscolare, rende bene il desiderio della perfezione sia nell’esercizio individuale che di gruppo ed è simboleggiato dalle scarpette da ballo che racchiudono tutta una realtà, fatta d’incanto, di leggerezza, di sogno, di forte impronta d’arte e di vita.

La classe de danse

La modernità già s’affacciava a sorprendere gli atteggiamenti più spontanei, ad esprimere un mondo variegato di personalità e di immagini, a fissare una bellezza fatta di impegno e di lavoro tra i lustrini biancheggianti d’un eterno spettacolo.

Quello che cattura la sua attenzione è il dinamismo della danza, quel protendersi ed offrirsi come fiori di serra appena sbocciati con l’intenso profumo d’una promessa che costantemente pare un miracolo che si realizzi.

Danseuse assise essayant son chausson

Nella prima fase della sua carriera artistica si attenne a ritratti e figure morte, poi fu affascinato dalla danza e da tutti i suoi spettacoli, raffigurò quel mondo nei più minuti dettagli. La sua realtà era per lui l’arte e la bellezza. Lo affascinavano i movimenti della danza, la concentrazione, l’exploit dello spettacolo, l’attesa dentro le quinte. Ci ha lasciato una vera e propria galleria di ballerine. Le sue sequenze sono numerosissime e le figure hanno un equilibrio che è perfezione di forma e luminosità. La luce gioca con i corpi femminili levigandoli talvolta come sculture.

Danseuses en bleu

In effetti poi passò pure alle sculture in cera dipinta aggiungendo i particolari del tutù, delle scarpette, dei lustrini, nelle pose più varie, utilizzando anche disegni preparatori.

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Ci sono ballerine per tutti i gusti: Della Stanza verde, Nel negozio dei cappelli (1885), Donna che s’asciuga il piede (1886), Donna che si pettina (1890), Ballerine dietro le quinte (1897), Amici del pittore dietro le quinte (1879) e così via insieme a tutta una serie di donne alla toilette i cui colori e le pose riflettono una grande sensualità.

Nel periodo della seconda mondiale alcune delle sue opere furono oggetto di razzie fasciste, cercate e strappate con la frode, perché, come si sa, i nazisti avevano pensato di raccogliere per Hitler le opere d’arte sequestrate agli ebrei, nel Führmuseum, mai realizzato, che pensavano di creare a Linz.

Così fu per Paesaggio con ciminiere (1890), un esemplare mai così tanto terribilmente conteso che ora si trova, dopo peripezie inaudite, che meriterebbero un volume per essere raccontate, all’Art Institute of Chicago.

Paesaggio con ciminiere

Mostre Degas nel 2017

Per i cento anni dalla morte dell’artista (1834-1917), segnaliamo che

già da febbraio si è aperta la mostra del Saint Louis Art Museum: Degas, Impressionism, and the Paris Millinery Trade, fino al 7 maggio che poi si trasferirà al Legion of Honor Fine Arts Museums di San Francisco (dal 24 giugno al 24 settembre), una mostra che indaga sul periodo d’oro del commercio della modisteria che si rifletté nel lavoro degli impressionisti e in particolar modo di Degas.

Nel negozio dei cappelli

Prodotta da Skira, in collaborazione con il Musée d’Orsay, a Palazzo Reale di Milano è ugualmente in corso fino al 2 luglio la mostra Manet e la Parigi moderna, una grande esposizione che, attraverso 50 capolavori di Manet, Renoir, Degas e altri maestri della Parigi di fine Ottocento, illustra l’epoca in cui la capitale francese si affaccia alla modernità innovando la propria cultura.

Altro evento atteso per l’autunno (3 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018) è la mostra Degas: A Passion for Perfection al Fitzwilliam Museum di Cambridge in cui si potranno ammirare dipinti raramente visti.

Infine, a Parigi il Museo d’Orsay che conserva molti dei capolavori del celebre maestro prevede di dedicare una retrospettiva a Edgar Degas, dal 21 novembre 2017 al 5 marzo 2018, pero ad oggi si ignorano ancora i dettagli.

Gaetanina Sicari

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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