Intervista a Sergio Nazzaro. Dubai Confidential…

dubai-697x1024-2.jpg

Ero in treno da Ostia a Roma, con Dubai Confidential (Elliott Edizioni pp. 142), l’ultimo libro di Sergio Nazzaro, nella busta della libreria, quando mi hanno chiamato da Parigi e mi hanno avvisato che l’economia di Dubai stava crollando sotto i colpi della speculazione edilizia. Erano ormai settimane che mi imbattevo in pezzi su Dubai, sui suoi investimenti, sui campi da golf non finiti con gli scheletri degli edifici che avrebbero dovuto fargli da contorno, sulla povertà che nasconde, insomma Dubai era al centro delle attenzioni del mondo occidentale, e gli scricchiolii cominciavano a farsi sentire.

Nazzaro a Dubai ci lavora (è un consulente per i mercati esteri) e la conosce, anche perché come dice lui stesso (e come è ripreso in quarta di copertina): “Dubai o l’hai vissuta o non la conosci. Non puoi inventarla”, e la sensazione, anche alla luce di quelle che sono le ultime notizie, è che Nazzaro non abbia inventato niente, ma raccontato quello che c’è dietro la crosta dorata dell’Emirato arabo.

Una storia fatta di agenti immobiliari, ambasciatori, costruttori, manovali sfruttati, deserto, caldo, spie e puttane, lo scrittore campano (nato in Svizzera) ci porta nel backstage di quello che è il mondo di Dubai, lo interpreta e ce lo svela. E mai come oggi ci serve a capire da dove nasce il tracollo.

Cosa sta succedendo a Dubai?

Che stanno venendo a galla alcune problemi profondi. Di ieri la notizia che il Governo di Dubai “scarica” la sua controllata. Da una parte agisce con correttezza, responsabilizzando la propria controllata cioè Dubai World e le banche che hanno prestato a pioggia, pensando che Dubai avrebbe sempre coperto tutte le esposizioni. Però, il Governo di Dubai perché non ha implementato controllo più rigidi? Ha permesso che le banche e le sue controllate facessero come desideravano? E per quale motivo. Credo che ci siano responsabilità diffuse anche nel Governo stesso.

Il tuo libro parla proprio di speculazioni edilizie. Insomma impossibile che non si sapesse o non ce lo si aspettasse.

50-projets-fous-dubai-336895.jpg

Quando i prezzo raggiungono cifre da capogiro, per un metro quadro nel deserto, è chiaro che la speculazione sta montando e la bolla è prossima da venire. Ma che tu ne parli, che tu sottolinei come questo comportamento è illogico, ti risponderanno sempre che a comandare è il mercato. Questo vale tanto per l’Occidente quanto per l’Oriente.

Speculazione, mazzette, prostituzione, sfruttamento e tantissima povertà. C’era bisogno di questa crisi per capire che non è tutt’oro quello che luccica?

Messa così Dubai assomiglia moltissimo all’Italia, non ti sembra? Mi premeva far emergere il lato oscuro di Dubai, perché c’è molta arroganza da parte degli emiratini che credono che va tutto bene e che il loro paese è il migliore del mondo. Si può ripetere tranquillamente il paragone con l’Italia. Però Dubai ha caratteristiche uniche e da salvaguardare assolutamente. La possibilità di una società multirazziale, multiculturale, e multi religiosa, senza che sia mai in conflitto. Il denaro sta distruggendo questa parte di Dubai che, invece, è veramente un grande conseguimento sociale, culturale e se vogliamo dirlo, politico.

E lo sfruttamento di indiani e pachistani, tra gli altri, di cui parli?

DUBAI__F__0310_-_Crisi_economica_blu_worker.jpg

La piaga dello sfruttamento della mano d’opera è chiaramente lo schiavismo moderno. Ed è un grande problema per Dubai. Almeno li, però, gli schiavi moderni hanno caschi, guanti e misure di sicurezza sui cantieri. In Italia meno. Certo qualcuno risponderà che noi non schivizziamo nessuno, eppure nelle campagne del Sud, nei cantieri del Nord c’è molto schivismo moderno anche in Italia. E qualche volta negli uffici pieni di contratti a progetto.

“Dubai Confidential” è quasi profetico. Valentino, uno dei protagonisti del libro, si trova a dover fronteggiare i suoi clienti che vogliono vendere…

Quando le azioni salgono nessuno vende, perché si spera di guadagnare sempre di più. Appena si perde, si vuole vendere per limitare le perdite. Normale e naturale. E’ interessante vedere l’aggressività dei cosiddetti piccoli investitori. Prima puntano sul tavolo da gioco e poi cercano a chi dare la colpa, senza osservare mai la propria avidità. Ci sono, anche, tanti altri piccoli investitori che invece dovrebbero essere maggiormente tutelati dalle leggi di Dubai. La verità è che ora tocca alle banche, quindi il crollo in borsa. Finché sono cifre piccole, beh i governi occidentali se ne sono lavati le mani e Dubai ha cambiato molte leggi a suo favore, anzi a favore dei costruttori.

Spie, intrighi, soldi, deserto. Come è nato questo libro?

Dalla curiosità, dal mio viaggiare spesso a Dubai per lavoro. Dal voler comprendere una società complessa e non banale. Una società all’apparenza fatta di super grattacieli e lusso, ma che invece sottaceva molte tradizioni culturali e religiose che cercavano una propria integrazione con l’Occidente, salvaguardando la tradizione ma cercando anche di salvaguardare il futuro economico della città di Dubai e gli equilibri della regione del Golfo.

Tu lavori veramente tra l’Italia e Dubai… senza svelare nulla, quanto c’è di autobiografico nel libro?

Vorrei che fosse vera la pensione al sole nel Pacifico.

Dubai, ma soprattutto camorra. Stai per uscire con un libro dal titolo emblematico “Mafiafrica” (dopo il tuo primo “Io per fortuna c’ho la camorra”, sempre per Fazi editore). Un titolo che dopo la tragedia di Castelvolturno non passa inosservato. Cosa puoi anticiparci?

498083790_8b517179a4.jpg

Che sarà il primo libro ad affrontare in maniera organica la mafia africana presente in Italia. Ti dico subito che non sarà un lavoro assoluto e completo. Ultimamente si cerca sempre di mettere il punto o di prendersi il merito di fare grandi rivelazioni alla nazione. Io no. Sarà un libro che darà una traccia, la mia personale visione del problema, mantenendo fede all’oggettività dei fatti. Un tema delicato, complesso. Mi auguro fin da ora che poi ce ne saranno altri di libri sul tema. Per quanto strano, ma non perché qualcuno scrive un libro su un tema sociale, gli altri non possono farlo. Altrimenti in Italia avremmo un solo libro sul Papa, sulla guerra in Iraq, sulla mafia, sulla camorra o sul sesso.

Arresti, sequestri etc… qual è la situazione oggi a Napoli? Ci sono stati passi avanti in questi anni?

L’azione di contrasto sul piano militare, giudiziario è fondamentale. Ma i passi avanti si fanno con lo sviluppo economico. Indipendenza economica, indipendenza politica. Finché il lavoro rimane un cappio al collo, e non una libera scelta di vita e di crescita umana, i passi avanti non si fanno.

A proposito di camorra, ci sono state un po’ di polemiche attorno a una canzone dei Co’Sang “Mumento d’onestà”. L’hai sentita? Che ne pensi?

Conosco la canzone e personalmente mi piace moltissimo. Semplicemente mette le carte in tavola. Molti si appropriano del dolore e della sofferenza per puri e semplici scopi personali. E’ una verità. Non solo è una verità, ma sembra che oggi in Italia sia più facile indagare sulla camorra, la mafia, la massoneria che su determinati meccanismi editoriali e culturali. Quasi che a sfidare le criminalità organizzate si paghi meno pegno di quando si fronteggi un determinato blocco di opinione o di martiri mediatici. Per come la vedo io mi inquieta tutto questo. Perché se questo è il futuro pulito che si prospetta, beh preferisco che non cambi niente. Alla fine dei conti la stampa e l’editoria italiana hanno bisogno di un gran bel momento di onestà.

arton10645-5d0b7.jpg

Come si spiega altrimenti l’oscuramento che subisce Giulio Cavalli, l’unico attore di teatro sotto scorta in Europa? E’ andato al Quirinale per i premi De Sica e gli Olimpici del Teatro, bene né la Repubblica, né il Corriere della Sera ne hanno parlato. Neanche un accenno. Che le denuncie di Cavalli non sono buone, reali, non sono mediatiche perché non gioca a fare il martire o si vende al sistema editoriale? Qual è la risposta giusta? Per adesso rimane il fatto che è stato bellamente ignorato, e non per dire, riceve una minaccia al giorno dalla Ndrangheta annidata in Lombardia. Stranamente Fabio Fazio non l’ha invitato neanche una volta a Che Tempo che fa, ma Bocelli due volte, così come Zucchero.

A completare le uscite, ci sarà un libro intervista con De Magistris, che uscirà a giorni. Come è nato questo libro? Perché proprio De Magistris?

de_magistris.jpg

Mi ha chiamato Editori Riuniti, nella persona del direttore Alessio Aringoli che voleva un giovane scrittore per intervistare Luigi De Magistris. Lui non ha posto nessun veto a questa scelta dell’editore ed è nato il libro intervista Giustizia e Potere. Già questo dimostra che qualche volta in Italia anche un politico può essere intervistato da uno sconosciuto, e non un giornalista politico o un giornalista di “chiara fama”. E’ una scelta coraggiosa sia per l’editore che per lo stesso De Magistris. Un libro che cerca di presentare il pensiero politico di De Magistris ma anche gli aspetti dei suoi anni nella magistratura e il suo lavoro attuale di Presidente della Commissione Bilancio in Europa.

La prima volta che ci siamo incontrati, mi hai subito guardato il polso. Poi mi hai detto che guardavi l’orologio e mi hai raccontato di un mondo nascosto fatto di appassionati e collezionisti, soprattutto di Panerai. Questa tua passione è subito chiara a chi legge il libro, nel primo capitolo. Che mondo è quello dei paneristi (e collezionisti in generale?)

Ci sono persone che indossano orologi ma non sono strettamente interessati al trascorrere del tempo, piuttosto ai meccanismi delicati che regolano il trascorrere del tempo. Confesso, amo gli orologi e sono innamorato della Panerai. Per la sua tradizione storica e per la manifattura. Nel libro cito la Panerai, un omaggio alla mia passione. Perché oltre il marchio c’è un mondo di appassionati, cosiddetti paneristi, che è composto da persone e personalità interessanti e curiose. E con molti di loro si comincia a parlare di orologi per finire ai massimi sistemi universali!


Francesco Raiola

Article précédentL’infinito presente
Article suivantTentatives de se décrire, un film de Boris Lehman (2005)