Addio a Ciampi.

Per noi italiani all’estero la morte di Ciampi è un dolore particolare. Senza Carlo Azeglio Ciampi, forse oggi non saremmo in Europa o certamente non saremmo con lo stesso peso che abbiamo oggi. L’Italia era in uno dei suoi periodi più difficili, nel pieno della tempesta di “Mani pulite”, con Craxi fuggitivo ed un popolo al limite della rivolta, quando l’allora Capo dello Stato, dimissionatosi Giuliano Amato, diede proprio a lui l’incarico di formare un governo che ci permettesse di entrare in Europa a testa alta.

Un operazione da veri G-men, se si considera il discredito italiano all’estero, il disperato disavanzo economico con un debito pubblico monstre. Eppure, l’accoppiata Amato-Ciampi consenti “l’impossibile”, certo anche grazie ad una larga cooperazione di pressoché tutte le forze politiche (bei tempi!).

Un banchiere capo del governo. Un azzardo, se è vero come è vero che allora come oggi, le banche e i banchieri non godevano certo delle simpatie popolari. Solo Einaudi prima di lui era stato Presidente della Banca d’Italia. Un banchiere nominato capo del governo senza nessun voto o consenso popolare, voluto dall’allora Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro.

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Ci porto’ in Europa, malgrado i tuoni e i fulmini di paesi come la Germania e l’Olanda, che arrivarono a minacciare di far saltare il progetto europeo se l’Italia fosse stata accolta.

Il suo governo segui’ la manovra economica tremenda, ben 97 mila miliardi delle vecchie lire, che appena mesi prima aveva svolto, con metodi tutt’altro che rituali, Amato prima di lasciare proprio a lui la presidenza del consiglio, per l’epoca una cifra record e che non sarà mai più eguagliata. Nessuno protesto’, non c’era il populismo e la Lega Nord era ai suoi albori. Con politica e senso di responsabilità, con competenza e sacrifici, il bersaglio fu centrato.

E’ grazie anche a lui, specialmente a lui, se oggi possiamo, malgrado tutte le critiche e i vituperi, dirci cittadini europei.

Ma Carlo Azeglio Ciampi, cattolico e laico, uomo severo nelle sue convinzioni, ma tenero con i bambini, dimostro’ anche la sua modestia, quando accetto’ (dopo essere stato capo del governo) il ministero dell’economia nel primo governo Prodi, contribuendo ad ulteriori manovre di assestamento e di riduzione (sostanziale) del debito. Fu un ministro fermo ma convintamente e continuamente promotore del metodo della concertazione, mirando sempre ad evitare laceranti conflitti tra le parti sociali. Fu anche un grande Presidente della Repubblica, colui che per primo valorizzo’ il senso di patria, europeista convinto, ma anche grande italiano, che diede valore al tricolore, un simbolo che forse l’Italia riscopriva anche al di là del tifo calcistico.

Sarà Napolitano, nel suo solco, a condurre con successo le celebrazioni per il 150enario della nostra unità, ma il suo contributo, anche da fuori il Quirinale, non si fece mai mancare.

Un uomo verticale, retto, che dopo l’8 Settembre da soldato scelse di combattere contro il nazifascismo, su di lui, che aveva avuto tanti incarichi economici e politici delicatissimi, mai un’ombra, competenza ed inflessibilità sul piano etico e su quello dell’impegno.

Un servitore dello Stato, un cattolico e liberale, livornese ma romano di adozione. Concluso il suo settennato, usci con discrezione dalla scena politica, concedendosi brevi e rare comparsate televisive, esprimendo le sue opinioni sempre con discrezione e moderazione. Nel suo quartiere a Roma era ben noto a tutti, sempre affabile e disponibile, con il suo caffè e la sua piccola chiesa dove ogni Domenica andava a messa, ricordato oggi con affetto e riconoscenza dai suoi vicini e da noi tutti italiani che siamo in patria e all’estero.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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