Cinema italiano alla 73. Mostra di Venezia. Tra delusione e qualche bella novità.

Sequenze lunghe e noiose, trame poco consistenti, spesso banali e poco incisivi, cosi i film italiani lasciano l’amaro in bocca, una certa delusione dunque. Spiccano per qualità e intensità film italiani come “Indivisibili” di Edoardo De Angelis e “La ragazza del mondo” di Marco Danieli (Giornate degli autori). E ovviamente il premio come miglior film al documentario “Liberami” di Federica Di Giacomo nella rassegna Orizzonti.

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Il cinema italiano alla 73ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia non ha brillato in modo particolare. Bisogna ammetterlo.

Le tre opere proposte nel concorso ufficiale sono state abbastanza deludenti.

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Il documentario “Spira mirabilis” diretto dai registi Massimo Adinolfi e Martina Parenti si è dimostrato lungo e poco comprensibile nella sua idea di spiegare gli elementi naturali: aria, acqua, terra e fuoco, attraverso immagini girate in vari luoghi della Terra. Resteranno nella memoria le lunghe e noiose sequenze dell’auto-riproduzione di una medusa pescata in mari asiatici, vista attraverso un potente microscopio.

“Piuma” di Roan Johnson e “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni sviluppano entrambi il tema giovanile. Ragazzi e ragazze ne sono i protagonisti.

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Nel primo si affrontano i dubbi di una giovane coppia in età di studi dove lei resta incinta e insieme devono cercare di spiegarsi e spiegare ai genitori come muoversi in questa imprevista situazione. Se la recitazione dei giovani attori (Luigi Fedele e Blu Yoshimi) risulta alquanto forzata e improvvisata, quella dei genitori è invece divertente, soprattutto quella del padre del ragazzo (l’attore Sergio Pierattini) che nella sua toscanità trova l’elemento di forza in una pellicola che tratta un argomento serio in maniera leggera.

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Nel film di Piccioni invece si ripresenta il tema del viaggio come momento di svolta e di maturità, con l’aggiunta di un elemento drammatico. Quattro amiche del cuore (le attrici Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani) partono insieme in auto dalla provincia di Gaeta per far compagnia ad una di esse che ha trovato lavoro in un ristorante a Belgrado. Ognuna ha la propria storia, i propri problemi, e il breve viaggio dovrebbe essere un momento di svago e distrazione. Durante il viaggio faranno incontri e amicizie, ma qualcosa in seguito le cambierà. Il film, tratto dal romanzo “Color betulla giovane” di Marta Bertini, può essere considerato un “road movie”, dove però c’è un senso di persistente “deja vu”. Piccole invidie, gelosie, rivalità e ingenuità sono gli ingredienti della relazione del quartetto. E poco incisivi sono i due attori di contorno: Margherita Buy, la madre di una delle ragazze, relegata sempre al ruolo a lei confacente di donna apprensiva e insicura, e un Filippo Timi, goffo professore di liceo che vorrebbe risultare simpatico, e che invece risulta sciocco e insulso. Insomma, niente di consistente nelle trame, nonostante le capacità attoriali dei ragazzi e delle ragazze.

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Molto meglio i ragazzi e il viaggio ne “L’estate addosso” di Gabriele Muccino, presentato nella sezione “Cinema nel Giardino”, dove il regista, già capace nel far recitare i giovani, usa meglio il “road movie” per trattare l’argomento. Incontri, amicizie, diversità, sesso, tutto espresso con intelligenza e stile.

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Nella rassegna Orizzonti, il premio come miglior film è stato assegnato al documentario “Liberami” di Federica Di Giacomo, prodotto da Mir Cinematografica con Rai Cinema. Protagonista il mite frate francescano Cataldo, che opera a Palermo: riempie la sua chiesa di familiari e potenziali indemoniati e attende che il demonio in loro si manifesti. E questo accade puntuale. Gente che si getta a terra, che urla con voci stravolte, cerca di fuggire, teme l’acqua santa come le parole di Cataldo, 77 anni, che invita il demone ad andarsene come un buon padre di famiglia: « Lascia questa anima. Non l’hai torturata abbastanza. Lasciala! ». Lui scaccia il demonio su prenotazione, anche via telefono, va per le case e bagna di acquasanta quadri e mobili, dà indicazioni su oggetti da distruggere, come peluche e vestiti vari. Ma a colpire ancora di più di questo frate è il fatto che coinvolge tutta la famiglia, come se fosse una loro colpa. « Il problema è trovare un esorcista libero, visto che la domanda supera l’offerta » spiega la regista. Si resta increduli difronte alle persone che si sentono indemoniate. Il sorriso a volte è naturale difronte a certe immagini un po’ forzate nonostante certe situazioni apparentemente drammatiche. Una pellicola però da vedere.

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Tra le opere italiane non si può non citare Paolo Sorrentino con il suo “The Young Pope”, dove alla mostra sono state presentate le prime due puntate della fiction che in autunno verrà trasmessa in Italia da Sky. Nel ruolo del giovane eletto al soglio di Pietro è l’attore Jude Law. La serie di Sorrentino, dalla fotografia impeccabile, e dallo stile personale, sembra “Il divo” in versione clericale. Le guerre intestine tra eminenze in Vaticano; uno di essi, il cardinal Voiello (un efficace Silvio Orlando) è un personaggio influente che gestisce il potere e che il nuovo Papa rivoluzionario cercherà di emarginare per dare alla Chiesa una nuova immagine più adeguata ai tempi.

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Da dimenticare invece la seconda prova registica dell’attore Kim Rossi Stuart. Dieci anni dopo “Anche libero va bene” Rossi Stuart ci riprova con “Tommaso”, storia di un giovane (da lui interpretato) con problemi relazionali con le donne. Un adulto immaturo che per paura o altro non sa gestire le situazioni. Il regista-attore recita con un occhio a Moretti, ma non è alla sua altezza, e il film, nonostante le attrici in suo supporto (Cristiana Capotondi, Camilla Diana, Jasmine Trinca, Dagmar Lassander, Serra Yilmaz) risulta banale e poco incisivo.

Segnaliamo per ultimo due interessanti pellicole:

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“Indivisibili” di Edoardo De Angelis e “La ragazza del mondo” di Marco Danieli. Nel film di De Angelis colpisce la bravura delle due attrici Angela e Marianna Fontana che interpretano due ragazze gemelle siamesi, attaccate fin dalla nascita per un fianco, che cantano ai matrimoni e alle feste nella zona di Castel Volturno e sono sfruttate dal padre per fare soldi grazie al loro handicap, in un retroterra di degrado culturale.

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Ne “La ragazza del mondo” di Danieli si esplora una storia d’amore tra Giulia (Sara Serraiocco) e Libero (Michele Riondino). Due mondi diversi; quello di lei è legato alla famiglia, al lavoro, ma soprattutto ai Testimoni di Geova. Quello di Libero invece è tra la gente di borgata, ai testa-calda inquieti, agli spacciatori. Due mondi apparentemente lontani e inconciliabili, ma il loro incontro li porterà a rivedere le proprie vite fino a scelte molto drammatiche. Una pellicola di forte intensità che esplora anche – con la massima attenzione e rispetto – per la prima volta, il mondo di coloro che vivono la fede con una rigida osservanza.

Andrea Curcione

N.d.r. Altritaliani avrà l’occasione, mano mano, di tornare su alcuni di questi film italiani già usciti o di prossima uscita in Italia (in Francia, bisognerà aspettare….) e ve ne presenteremo altri, film nuovi o restaurati, che abbiamo apprezzato in sezioni laterali, tra cui Venezia Classici.

http://www.altritaliani.net/spip.php?article2668

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