Marianne senza i burkini.

Questa estate sarà ricordata per l’ennesima contraddizione del nostro mondo globalizzato. I burkini sulle spiagge. Ne sono nate polemiche e contrasti a volte anche fisici come sui litorali corsi. Un tempo ci si batteva per le spiagge dei nudisti, oggi ci si chiede se è ammissibile che ci siano donne velate sui nostri lidi.

genere.png In Italia come in Francia e nel resto d’Europa, il tema dell’estate è stato : « Burkini sulle spiagge si o no ? » Valls in un incontro pubblico dei socialisti francesi ha ricordato che: “Marianne (il simbolo della Francia n.d.r.) ha il seno scoperto perché rappresenta la libertà, la Repubblica e la laicità”. Questa frase sottintende la netta contrarietà del primo ministro francese al velo sulle spiagge. Si tratta di qualcosa che è contrario ai nostri valori, una cosa simile è stata recentemente sostenuta dalla Merkel. Più prudente il governo italiano, che sul tema tiene un profilo basso, un po’ perché la presenza musulmana in Italia non è ancora vasta come in altre realtà europee, un po’ per evitare politiche restrittive che potrebbero nuocere nelle relazioni sociali tra le comunità del Bel Paese.

Tuttavia, Valls, in un altro passaggio di questo suo incontro pubblico politico di fine estate, ha detto una cosa che dovrebbe far riflettere. Ha sostenuto che la storia della sinistra è fatta anche dalla lotta per l’emancipazione femminile, una lotta che ha pervaso tutto il secolo scorso, con vittorie e battute d’arresto. Con la conquista di pregnanti obiettivi politici: il voto alle donne, la conquista di posti di lavoro che fino a pochi decenni prima erano ritenuti tabù per il gentil sesso, e poi il nuovo diritto di famiglia, la parità di ruoli genitoriali, la legge sul divorzio, la legge sull’aborto. Sono conquiste essenziali che hanno dato un chiaro connotato alla sinistra e al suo percorso storico.

Dal che si comprende che andare in burkini sulle spiagge oppure in burka per le strade delle nostre città è un’aperta sfida all’integrazione, l’esplicita ammissione del rifiuto a volersi integrare con il resto della società. L’espressione di un mondo che non vuole essere contaminato dai nostri valori. Una cosa pericolosa come lo sono tutte quelle culture che rifiutano a priori il confronto. In ogni caso una scarsa, se non nulla, considerazione dei valori culturali ed educativi che il nostro occidente ha maturato con secoli di storia.

Queste conquiste del femminismo sono oggi punti salienti che vanno rispettati e mantenuti anche da quella sinistra evoluta, moderna, che proprio in Valls come in Renzi in Italia ha tra i suoi protagonisti di maggiore spessore.

Derogare a questi valori, che hanno “svelato” la donna occidentale rendendola più protagonista della società, sarebbe un errore grave. Nell’occidentale ed europea Italia, una donna su tre ha subito molestie e/o violenze fisiche e sessuali, circa 150 donne all’anno vengono uccise tra le mure domestiche spesso dai loro mariti o compagni. Un fenomeno in estensione tanto da portare la nostra lingua a dotarsi del neologismo: “femminicidio”.

Come puo’ comprendersi bene il percorso evolutivo e laico del nostro paese in tema di liberazione della donna è tutt’altro che lineare e quindi anche il tema del velo per le musulmane richiede una risposta chiara, senza compromessi e senza concessioni che costituirebbero un segnale di debolezza non solo per la sinistra, ma per lo stesso paese e per i suoi valori fondativi.

La sinistra sul piano della laicità è stato in passato intransigente verso la chiesa cattolica, battendosi con forza anche su temi scottanti per la religione del Vaticano. La liberalizzazione dell’aborto, più recentemente le unioni di fatto, che sostanzialmente aprono la porta al riconoscimento delle famiglie costituite da coppie omosessuali. Sono cose indigeribili per la religione cattolica ed è bene ricordare che più della metà degli italiani si considerano cattolici anche se più o meno praticanti.

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In tal senso fu opportuna la battuta di Renzi che, da cattolico, saluto’ il licenziamento di quella legge per le coppie gay, attesa vanamente da decenni, affermando: “Io ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”. E’ del tutto evidente che il velo per i musulmani ha un carattere non semplicemente di costume, ma religioso, ed in ogni caso anche la comunità italiana ha spesso confuso costume e religione e tuttavia questo non ha impedito l’evoluzione di cui si è detto. Orbene, come si potrebbe tollerare che le donne italiane cattoliche abbiano un trattamento e quelle musulmane un altro? Come potrebbe la sinistra dichiararsi tollerante verso i musulmani ed intransigente verso i cattolici?

Eppure, esiste una parte della vecchia sinistra che riesce a perdersi in discorsi ambigui, forse per calcolo elettorale o per semplice gusto del “baston contrario”, ed arriva a difendere la libertà del velo, anche sulle spiagge e poi nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Certamente, ci saranno musulmane che gradiscono essere velate, ma le cronache attestano che molte donne subiscono il velo, per poter studiare, per poter uscire, per evitare conflitti con i propri genitori. Anche nella nostra Europa, lo ricordano i dossier giornalistici del tempo, vi erano ragazze ipercritiche verso la minigonna, e s’impose per un certo tempo anche il dibattito della donna oggetto, tuttavia credo che oggi nessuno, che sia sano di mente, si meraviglierebbe se delle ragazze indossano una gonna sopra al ginocchio.

Dire si ai burkini, al velo, alle piscine separate per uomini e donne come la sindaca socialista Aubry ha fatto nel comune di Lille in Francia, per compiacere gli elettori maschi di religione islamica, è un errore, specie in un paese come il nostro dove ancora le donne soffrono violenze psicologiche e fisiche tra le mura domestiche, spesso nel silenzio o peggio con forze di polizia o giudiziarie che si occupano di loro solo a femminicidio compiuto.

Bisogna dire no alla minoranza musulmana, nel nome di quelle conquiste e di quei valori che hanno caratterizzato la storia del femminismo degli ultimi due secoli, bisogna portare anche in quella comunità il seme della laicità che non vuol dire impedire l’esercizio della propria fede religiosa, ma condividere i valori della società con cui si vuole vivere e che si è scelta.

Derogare a questi valori che nascono dalla sinistra, ma che oggi sono di tutta la società, vorrebbe dire fare dei passi indietro come società occidentale, negare le conquiste fatte con tanti sacrifici e sofferenze, perché la Marianne francese è un simbolo repubblicano di libertà e laicità che ha valore in tutto l’occidente ed anche nella nostra Italia.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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