Vince il Brexit. La GB scrive una drammatica pagina di Storia.

Il bello della democrazia è che la maggioranza vince. Il brutto della democrazia è che vince anche quando ha torto e spara cavolate pazzesche. Di cavolate ne sono state dette proprio tante, nel corso della campagna elettorale britannica. Pur di coltivare il mito della « lotta per l’indipendenza », i fautori della Brexit hanno lanciato ogni tipo d’accusa a Bruxelles, compresa quella di voler impedire ai bambini britannici di gonfiare i loro palloncini.

Adesso è la sterlina a sgonfiarsi, e la colpa non è certo dell’Europa. I sudditi di Sua graziosa Maestà si trovano in tasca una moneta più debole e avranno dunque meno quattrini per importare i prodotti altrui. Compresi i nostri, che saranno dunque penalizzati proprio in un periodo di difficoltà economiche. Non ci voleva.

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Cominciano le discussioni sul divorzio comunitario. Tra le sponde della Manica voleranno i piatti e gli insulti. « Sei sempre stato un egoista ! ». « Proprio tu dici questo! Hai dimenticato tutto quello che ho fatto per te nei momenti difficili ? ».

Il problema è che in Europa non si può risolvere tutto con un « Me ne torno da mia madre ! » o con un catartico « Vaffa ! ». Bisogna trovare un modus vivendi, visto che Londra può lasciare le istituzioni comunitarie, ma non il continente in quanto tale. Le piaccia o no, sul suolo europeo dovrà pur rimanere.

Negoziati stanno per iniziare tra Londra e la Commissione di Bruxelles, in un clima di irritazione, di rimproveri e di ripicche. La posizione delle istituzioni europee e del « primus inter pares » dell’Unione (la Germania) è stata espressa chiaramente prima del referendum : « out is out ». O dentro o fuori. Dunque fuori davvero. Soluzioni « alla svizzera », con accordi di amichevole collaborazione a 360 gradi, sono difficili. Oltre ai problemi tecnici, ci sono le condizioni psicologiche. Le discussioni saranno lunghe. Uno o due anni.

In Gran Bretagna il populismo ha spopolato. Altrove in Europa spinte del genere emergono con forza, cavalcando parole d’ordine che sembrano giochi di prestigio. Slogan facili, falsi e banali, che diventano efficaci in un universo di comunicazione impressionante quanto confuso. Ognuno dice la sua, cercando di « far colpo ». Il web spinge al tempo stesso all’informazione, alla contro-informazione e alla disinformazione. L’euroscetticismo prospera praticamente ovunque. Intanto tra i paesi europei si rafforza un confine : da un lato quelli che devono comunque stare insieme (perché hanno la stessa moneta e – Germania compresa – pagherebbero un prezzo enorme se l’abbandonassero) ; dall’altro quelli che hanno una gran voglia di trarre vantaggi dall’Unione (vantaggi molto consistenti, come nel caso della Polonia) e di prendere al tempo stesso le distanze da Bruxelles.

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Da questo punto di vista, la Brexit può accelerare una rivoluzione copernicana. Non più il vecchio « sistema solare », con tanti pianeti, tante orbite e un solo astro centrale. Ma un nuovo e doppio sistema celeste, che si sta costruendo giorno dopo giorno. Al centro del primo – composto dalla ventina di paesi della zona euro – ci sono e ci saranno: un’idea d’Europa integrata, una banca centrale, una moneta unica, una solidarietà politico-finanziaria e politiche di bilancio decise in comune. Questo sistema ridotto, integrato e compatto fa parte a sua volta di una galassia più ampia e disordinata, con al suo centro le tradizionali istituzioni dell’Europa comunitaria : Commissione, Consiglio dei ministri ed Europarlamento.

La « rivoluzione copernicana » della Brexit favorisce una distinzione più netta tra le due Europe. Quella dell’euro, che potrà sopravvivere solo avviandosi verso una dinamica federale, e la galassia del mercato unico, del Parlamento comunitario e di alcune politiche comuni (come l’agricoltura), che sarebbe comunque inguisto banalizzare o sottovalutare.

Queste due Europe possono benissimo armonizzarsi tra loro, a condizione di saper ritrovare la fiducia delle proprie opinioni pubbliche. Per ottenere tale risultato occorre che politici e tecnocrati si mettano finalmente in discussione e cambino alcune loro deleterie abitudini. Bisogna piantarla col giochetto stupido (e ormai masochista) in base a cui le autorità nazionali scaricano sistematicamente sull’Europa le responsabilità dei propri errori. Bisogna piantarla di ignorare, di sottovalutare o di strumentalizzare il problema delle migrazioni, che (piaccia o non piaccia) è molto sentito dalle popolazioni europee. Bisogna piantarla di privilegiare le regole pedanti, minuziose e talvolta inutili a scapito delle scelte strategiche. Bisogna soprattutto piantarla col sottovalutare il peso e le conseguenze dei problemi reali della popolazione, a cominciare dall’assoluto bisogno che venga adottate una vera politica di investimenti.

Se si condannano gli europei a mangiare per otto anni pane e austerità, non c’è poi da stupirsi se la gente si lascia sedurre dalle sirene dei populismi. Il populismo non distribuirà mai il companatico, ma almeno distribuisce un’illusione.

Per sgonfiare quell’illusione, l’Europa ha bisogno di fatti ; non di chiacchiere, di veti e di austerità.

Alberto Toscano

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Alberto Toscano
Alberto Toscano est docteur en Sciences politiques à l’Université de Milan, journaliste depuis 1975 et correspondant de la presse italienne à Paris depuis 1986. Ex-président de la Presse étrangère, il est l’un des journalistes étrangers les plus présents sur les chaînes radio-télé françaises. A partir de 1999, il anime à Paris le Club de la presse européenne. Parmi ses livres, ‘Sacrés Italiens’ (Armand Colin, 2014), ‘Gino Bartali, un vélo contre la barbarie nazie', 2018), 'Ti amo Francia : De Léonard de Vinci à Pierre Cardin, ces Italiens qui ont fait la France' (Paris, Armand Colin, 2019), Gli italiani che hanno fatto la Francia (Baldini-Castoldi, Milan, 2020), Mussolini, "Un homme à nous" : La France et la marche sur Rome, Paris (Armand Colin, 2022)

5 Commentaires

  1. Vince il Brexit. La GB scrive una drammatica pagina di Storia.
    Un bell’articolo. Tuttavia teniamo presente che il Regno Unito non è ancora uscito dall’UE; non è nemmeno sicuro che esca. Basta scorrere i giornali inglesi… Ci aspettano tempi e negoziati un po’ complicati. Ma non è sicuro che l’incertezza favorisca il populismo, provate a chiedere a Boris Johnson…

  2. Vince il Brexit. La GB scrive una drammatica pagina di Storia.
    Un Console romano si chiedeva se sia legittimo obbligare il popolo a una felicità che il popolo stesso non vuole. Non credo più al popolo sovrano, credo al buon senso, e quello sta scomparendo nelle follie che quotidianamente il nostro vecchio mondo produce. Sussulti da moribondo?

    • Vince il Brexit. La GB scrive una drammatica pagina di Storia.
      Buongiorno, il referendum Brexit s’é giocato su una marea di menzogne, non ultima quella di Nick Farage (UKIP, estrema destra) che prometteva 350 milioni/settimana per la sanità e le pensioni degli Inglesi, invece di essere versati all’UE … e che ha subito smentito come un errore di campagna, nella prima intervista televisiva dopo l’annuncio dei risultati.
      Allo stesso modo, si dovrà fare attenzione a non inquinare il nostro referendum sulla riforma del Senato con balle di questo genere o inutili spallate (come fecero molti Francesi, che, nel 2005, hanno sotterrato la Costituzione Europea per dare una botta alla destra di Chirac … ed é stato poi eletto Nicolas Sarkozy).

  3. I British hanno scelto la deriva dei continenti
    Caro Alberto, fra la deriva dei continenti e l’ancoraggio all’Unione Europea, i British hanno scelto la prima! Come diceva de Tocqueville, « sono le derive della democrazia popolare » (populista, direi io). Ora, per capirci qualcosa sulle indispensabili riforme europee, permettimi di suggerirti, fra gli altri, anche la lettura dell’ultimo libro « Le mal européen » di Guy Verhofstadt, con prefazione di Daniel Cohn Bendit … d’accordo é un liberale che scrive in francese, ma sei abbastanza aperto di spirito e parli abbastanza bene la lingua dell’ex primo ministro belga ed ex segretario della Commissione Europea per districartene brillantemente.
    Buon fine settimana
    tuo affezionato Giampaolo

    • I British hanno scelto la deriva dei continenti
      « Nul homme n’est une île, un tout en soi; chaque homme est partie du continent, partie du large; si une parcelle de terre est emportée par les flots, pour l’Europe c’est une perte égale à celle d’un promontoire, autant qu’à celle d’un manoir de tes amis ou du tien. La mort de tout homme me diminue parce que je suis membre du genre humain. Aussi n’envoie jamais demander pour qui sonne le glas : il sonne pour toi. »…..

      (John Donne, 1572-1631)

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