In mostra le opere di Marcello Scarano – Quando le pietre diventano nuvole

“COLLECTA GRATIA” (La grazia raccolta), mostra di oltre cento opere dell’artista molisano Marcello Scarano, in esposizione fino al 31 maggio nella galleria del Palazzo Gil a Campobasso, si arricchisce con l’evento “Quando le pietre diventano nuvole”, momento di confronto sulla vita e sul materiale pittorico di quello che è all’unanimità il migliore artista molisano del ‘900. Un mostra importante per l’arte in Molise che “investe tutti di responsabilità storica, sociale, pedagogica e spirituale”. Il catalogo raccoglie le opere dei collezionisti e della famiglia Scarano ed è stato edito da Palladino Editore.


 Il mese mariano, di Marcello Scarano

Nell’auditorium della Fondazione Molise Cultura, si terrà mercoledì 4 maggio alle ore 18,30, l’incontro sul tema “Marcello Scarano – Il segno e la materia – Quando le pietre diventano nuvole”.

Il convegno vedrà l’intervento introduttivo di Antonio Picariello, curatore della mostra, di Flavio Brunetti che con la sua fotografia narrerà i favolosi particolari della pittura di Marcello Scarano, della giornalista Vittoria Todisco che, grazie all’amicizia profonda con le sorelle del pittore riporterà avvenimenti e aneddoti della sua vita, mentre il pittore Antonio De Attellis dimostrerà come il segno grafico, nella semplicità e nella naturalezza del grande artista molisano, possa aver resa eterea la materia.

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Introduzione di Antonio Picariello, direttore artistico della mostra.

Marcello Scarano, il più grande artista del ‘900 molisano, diventa nel racconto di Flavio Brunetti un mito teatrale, un emblema che testimonia la forza dell’arte in ogni tempo, in ogni luogo. E ogni luogo ha i suoi eroi dell’arte; vite vissute, destini eletti che lavorano per mandato astrale all’evoluzione dell’umanità. Marcello Scarano nel Molise, Giorgio Morandi a Grizzana, a Bologna. Sorelle che in silenzio ascoltano la voce magica del proprio sangue, collettività che a volte comprendono, a volte condannano e che comunque sempre da sempre temono gli eroi dell’arte.

QUANDO LE PIETRE DIVENTANO NUVOLE

Un racconto di Flavio Brunetti

Quando il segno diventa anima
e la materia diventa leggera come il vento
allora è il momento di inchinarci all’Arte.

Nella nebbia d’autunno che invadeva la piazza e si infiltrava, senza fretta nelle ossa fino al midollo, un uomo s’avanzava con un pezzo di compensato pittato sotto il braccio. Lo aveva avvolto in malo modo nel foglio di un vecchio giornale oramai del mese passato: 9 settembre 1955.

Scarano ritratto da Antonio De Attellis

Quelli davanti al bar lo conoscevano tutti, sapevano che sotto il braccio, l’uomo portava, anche in quel giorno di nebbia, uno dei suoi quadri. Ancora fresche le dolci pennellate dei colori ad olio, certamente aveva finito di dipingerlo quella stessa mattina nel suo minuscolo studio. Ultimo piano, pochi metri quadrati sotto il tetto a terrazza del palazzo più bello di Campobasso, il palazzo ch’era stato disegnato da un grande ingegnere polacco di Napoli. Dopo quindici anni, da quando era stato finito, era ancora il più moderno della città. Quando finì, la gente di Campobasso, lo chiamarono “il Rex”, dal nome della grande nave Italiana varata nel 1931, per cinque anni la nave più veloce del mondo. E quel palazzo era tanto moderno che sembrava proprio che navigasse nelle onde del cielo come una nave. In esso, su in cima sotto il terrazzo, trenta metri quadrati, divisi da due o tre tende, pochi per viverci; invece, forza dell’amore!, quello studiolo era anche l’appartamento dove l’uomo viveva con la sua donna, la sua modella. Lucia.

Autoritratto con Lucia

I due amanti venivano entrambi dallo stesso paese, da Trivento, percosso di raffiche.

Lui era nato a Siena perché il padre era diventato, con grandi sacrifici, uno importante, un artista del disegno miniaturista, un professore, un critico e, da Trivento, doveva trasferirsi ora qua ora là: Siena, Montecassino, Pisa, Napoli. Lui per un po’ l’aveva seguita, la famiglia, poi, aveva provato a staccarsene andandosene a Roma, tra gli artisti famosi che guardava fare e discutere ma restando, da quegli scalmanati, lontano. A staccarsi dalla famiglia, però, non c’era riuscito. Abbandonati gli studi per fare solo il pittore, passato qualche anno, se ne era tornato nella sua misera terra fatta di frane, di cafoni e di fame.

Una sorella, la sua preferita, Silvia, che lui adorava e che, divina, ritraeva, era morta. Le altre due, due signorine già avanti negli anni, vivevano al piano di sotto nel grande appartamento del palazzo moderno che il padre, qualche anno prima d’andarsene anche lui all’altro mondo, aveva comprato per la famiglia.

Lucia, di Marcello Scarano

Lucia, la sua donna, quella con la quale abitava al piano di sopra, era maritata, ma il suo sposo non era lui, il pittore. Suo marito, quello vero, era vivo e stava a Trivento. Che scandalo! Erano tempi che si poteva ammazzare, per delitto d’onore, la moglie o l’amante o, insieme, la moglie e l’amante senza andare in galera e in galera invece s’andava per il reato di abbandono del tetto coniugale. Ella era stata anni ed anni la cameriera, la lavandaia della famiglia. La serva, così si chiamava in Molise. Lui, Marcello, era solo, non aveva donne, quando Silvia, la sua sorella adorata, e, poco dopo, il padre erano passati all’aldilà. Così, poco alla volta, si era innamorato di lei. Dopo mesi di liti e di bestemmie con le due sue sorelle nubili, se ne era andato a vivere con Lucia, al piano di sopra e a disegnare, lì, i suoi sogni e gli spazi del cuore. Ma aveva anche un motorino, una specie di bicicletta a scoppio con un cesto attaccato di dietro per portare il cavalletto e i colori e andare a cercare i paesaggi e la luce tra i contadini, ai quali, casomai, chiedere in cambio del quadro appena finito le uova fresche e la frutta.

Particolare della pittura di Marcello Scarano

Solo sua madre, ancora viva, saliva là sopra, allo studio da lui, ma lo faceva soltanto quando lei, la sua serva d’una volta, che non avrebbe per nulla voluto incontrare, non c’era. Lucia, quando lei sarebbe uscita e Marcello sarebbe restato da solo con i suoi pennelli e i suoi colori, stendeva alla ringhiera, che dava sulla via, un panno bianco: il segnale alla madre che poteva salire dal figlio.

Nella nebbia d’autunno, quell’uomo col compensato dipinto si fermò innanzi al bar, cercò con gli occhi qualcuno, un signore che indossava per cappello un Borsalino di feltro nero dalla larga ala e dalla cinta di seta argentata. Gli si avvicinò e lo salutò:

– Buon giorno!

– Non tengo più chiodi! – esclamò spazientito il signore che sostava innanzi al caffè col sigaro spento tra le dita inguantate – Non tengo più chiodi! – Rimarcò, indicando con un cenno del viso quel pezzo di legno

– Ma come? I chiodi? Io chiedo solo di guardarlo… se te lo vuoi comprare – fece l’uomo mostrando quel compensato incartato

– E io te lo dico! – gli rispose il signore senza nemmeno degnarsi di dare un’occhiata – mi hai riempito la casa di quadri, Marcello, non tengo più chiodi. Se mi compro stamattina pure quest’altro quadro mi tocca andare a comprare i chiodi, se no come l’appendo?

– Se tenessi i soldi te li andrei a comprare io i chiodi. Ma se tenessi i soldi non starei qui come un pezzente a chiederti di comprarti questo mio quadro.

– Non è che dico che fai il pezzente, Marcello, è che oramai hai riempito tutte le case di Campobasso di quadri tuoi. Campobasso e tutti i paesi. Non c’è un appartamento nel Molise dove non stanno attaccati tre o quattro quadri tuoi. Non è per offenderti, ma questi, i molisani, quelli come me, non ci capiscono manco niente. Dicono che i tuoi quadri sembrano tutti tale e quale.

San Giorgio, di Marcello Scarano

Si girò, Marcello Scarano, il pittore deluso, e tornò sui suoi passi verso casa di nuovo, non sapendo ancora se quel giorno d’autunno avrebbe potuto comperare il cibo per lui e per Lucia, che aspettava tornasse col pasto ed il necessario, immancabile, fiasco di vino per annebbiare insieme la mente e scordare.

– Maestro! – una giovane voce lo chiamò quando il bar, davanti al quale era andato per tentare di vendere il quadro, stava oramai lontano dalle sue spalle

Si girò, alla voce, l’artista, il pittore, e vide un giovine che lo seguiva a passo più svelto del suo per poterlo raggiungere.

– Chi sei? Che vuoi? – gli chiese a voce alta

– Mi chiamo Augusto. Maestro – disse il giovane trafelato quando l’aveva raggiunto – possiamo parlare un poco? Avete un poco di tempo?

– Di cosa vuoi parlare con me?

– Di pittura, maestro. Io so voi chi siete. Anch’io voglio fare il pittore, come voi.

– Ti vuoi morire di fame come me?

– No. Vorrei riuscire a volare come voi – poi propose – ma fa freddo, maestro, venite a casa mia? Ci sediamo e parliamo.

– Perché tu già tieni una casa?

– No, è una specie di cantina dove pure io dipingo. Ci provo. Dai! Andiamo! Ho anche il camino acceso e un bicchiere di vino.

Particolare, Orto degli ulivi, Marcello Scarano

Il maestro andò con quel giovane. Entrarono insieme nella sua graziosa cantina che affacciava direttamente sulla strada, guardò i suoi maldestri tentativi di quadri, poi si sedettero innanzi al camino e gli raccontò:

– … avevo in mente idee di astrattismo, surrealismo e simili: ero impreparato con la fantasia e l’immaginazione a vedere un paesaggio … ero scettico nei riguardi del vero… vagavo nelle illusioni, nella ricerca di una qualche cosa che potesse appagare la mia sensibilità resa esigente dalla cultura e dalla visione di certa arte italiana e straniera, frutto più di esaltazione mentale che di genialità. – sorseggiò il suo bicchiere e continuò

– … come se un velo mi fosse caduto dalla mente, come se i miei occhi si rischiarassero: tutta la mia pittura passata svanì e con essa ogni idea filosofica… la natura mi rapiva, mi meravigliava, mi sorprendeva, mi esaltava; il mio sguardo ora cerca e spazia con avidità, la fantasia abbozza e cerca ogni attimo composizioni; quel lirismo di vita inutilmente lo avevo cercato in me stesso …. invece è il cielo sereno e trasparente, tinto di rosa e di viola, sono le grandi masse di olivi con le cime quasi azzurre, i querceti, i poggi, i campi gialli, i casolari, i contadini che si recano al lavoro nei campi, le vallate, i viottoli, gli animali … in una gloria di luce e di colore. . .

Particolare. Scena di mare, Marcello Scarano

Ogni cosa è stata creata per una vita fatta di poesia e di amore. Il pittore non deve compiere sforzi, deve dipingere imitando. Lo spirito deve liberarsi come per incanto dalla materia e vivere spaziando per opera del sole, delle rocce, delle piante, del silenzio, del mormorio delle foglie e delle acque. Un pittore deve indagare il misterioso arcano delle luci, delle masse, che appaiono eteree e sembrano non posare più sulla terra o in una inconcepibile scala cromatica.

Il giovane rimase incantato, quasi impotente alle parole del pittore Marcello Scarano, bevve tutto di filato il suo bicchiere di vino, che fino ad allora, attonito, non aveva toccato, e rinunciò per sempre a quell’arte.

Flavio Brunetti

Seguono nel portfolio altre immagini da “Quando le pietre diventano nuvole”. Brunetti con le sue fotografie narra i favolosi particolari della pittura di Marcello Scarano. Foto e racconto © Flavio Brunetti (riproduzione riservata)

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Flavio Brunetti
Flavio Brunetti vive a Campobasso nel Molise. Vince, come cantautore, l’edizione del ‘93 del Premio Città Di Recanati con la sua canzone Bambuascé, e incide negli anni successivi gli album TU TU TTÙ TU e FALLO A VAPORE (ediz. BMG – Musicultura – CNI) delle sue canzoni. Scrive, dirige e interpreta numerose opere teatrali e musicali tra le quali Storia del Clandestino, L’angelo mancino, Frusta là, Lullettino e Lull’amore. I suoi reportage fotografici hanno meritato esposizioni in Italia, negli Stati Uniti, in Brasile e in Ungheria. Ultime sue pubblicazioni editoriali sono: “Non aprire che all’oscuro”, racconto e catalogo dell’omonima mostra. "Il tempo delle tagliole", romanzo che narra della vita in seminario negli anni ’60.

1 COMMENTAIRE

  1. In mostra le opere di Marcello Scarano – Quando le pietre diventano nuvole
    Gent/mo Sig. Flavio Brunetti
    gradirei sapere se il M° Marcello Scarano abbia vissuto e/o operato per qualche tempo a Spinazzola (BAT). In un palazzo del posto ho notato in una decorazione la firma di uno SCARANO, purtroppo non vedo il nome.
    In caso positivo potrei inviarLe l’immagine per Sua conoscenza.
    Attendo con piacere Suo cortese e sollecito riscontro
    Migliori saluti
    Dott. Giovanni Mercadante
    Giornalista/Altamura
    tel. 339-79 22 119
    gia.mercadante@libero.it

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