Festival Terra di Cinema 2016: Un bilancio.

Altritaliani ha seguito il Festival di cinema italiano di Tremblay-en-France. Giunto alla sua sedicesima edizione. “Terra di cinema 2016” è stata per dieci giorni la vetrina francese di alcuni dei migliori film italiani usciti nell’ultimo anno. Ecco il nostro reportage e un consuntivo.

Diviso in tre parti (finzione, documentari e cortometraggi), il Festival ha saputo valorizzare il lavoro di registi affermati (Ermanno Olmi, Marco Tullio Giordana, Giuseppe Gaudino, Luca Gaudagnino) ma anche di alcuni talenti emergenti (Giuseppe Muraca e Antonello Faretta). Un emozionante omaggio è stato inoltre reso al grande regista Ettore Scola, recentemente scomparso.

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Un bellissimo Festival onorato anche dalla presenza di molti registi, sempre disponibili con il pubblico al termine delle proiezioni. Il premio per il miglior film di finzione è andato a “LEA” di Marco Tullio Giordana, quello del miglior documentario a “LUPINO” de François Farellacci e Laura Lamanda. Il premio per il miglior cortometraggio se lo è aggiudicato “GIGGINO O BELLO” di Victoria Musci.

Il programma dei Lungometraggi in concorso.

 A BIGGER SPLASH

Luca Guadagnino, 2015 – 2h Avec Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson


 LA TERRA DEI SANTI

Fernando Muraca, 2015 – 1h20 
Avec Valeria Solarino, Marco Aiello, Antonino Bruschetta, Piero Calabrese


 LEA

Marco Tullio Giordana, 2015 -1h35 
Avec Vanessa Scalera, Linda Caridi, Alessio Praticò, Mauro Conte


 MONTEDORO

Antonello Faretta, 2014 – 1h30
 Avec Pia Marie Mann, Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo, Luciana Paolicelli

 NOI E LA GIULIA

Edoardo Leo, 2015 – 1h25
 Avec Luca Argentero, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Anna Foglietta

 PATRIA

Felice Farina, 2014 – 1h30
 Avec Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Giuseppe Gabardini

 PAR AMOUR

Giuseppe Gaudino, 2015 – 1h50 
Avec Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini, Elisabetta Mirra

 TORNERANNO I PRATI

Ermanno Olmi, 2014 – 1h20
 Avec Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Camillo Grassi

[bleu]Segnaliamo in particolare 5 dei film in selezione:[/bleu]

LA TERRA DEI SANTI
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Il mio film preferito con Lea e Par Amour. La Terra dei Santi di Fernando Muraca è uno struggente ritratto delle donne nel mondo mafioso. Vittoria (Valeria Solarino) ha lasciato il Nord per iniziare la carriera di magistrato a Lamezia Terme, con l’unica missione di sconfiggere la ‘ndrangheta. Assunta (Daniela Marra), invece, nella ‘ndrangheta è costretta a restare, anche se le hanno ucciso il marito e figlio. Il messaggio del film è riassunto benissimo dal regista stesso dopo la proiezione: “Se una donna perde i genitori è orfana, se una donna perde il marito è vedova, ma se una donna perde un figlio cosa è? Nulla. Come nulla è la sua condizione all’interno di una famiglia mafiosa”.

Si tratta di un film asciutto, lucido, di taglio giornalistico, costruito su personaggi credibili, specie nelle protagoniste femminili, tra la donna di legge, con la sua forza e le sue debolezze che aiutano a sottolineare il degrado e la miseria di un mondo mafioso fatto di sottomissione e viltà. Sorprendente è la prima apparizione sul grande schermo di Daniela Marra, che interpreta una sfortunata e disperata Assunta. Sceneggiatura di alto livello e domande esistenziali enfatizzate da ottimi attori, tra i quali Valeria Solarino. Fantastica la colonna sonora (chitarre e mandolini) che accompagna scene di solitudine in ambienti esterni.

LEA

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Marco Tullio Giordana ha portato sugli schermi una delle pagine più sconcertanti di cronaca nera degli ultimi anni nello Stivale, la storia di Lea Garofalo. Dopo La Terra dei Santi, ecco un altro film molto bello sulle donne che vivono con e in famiglie mafiose. La battaglia struggente di Lea Garofalo per poter vivere. Una donna sola, alla quale lo Stato fa promesse che puntualmente non mantiene. Un modello civile di coraggio in un Paese in cui la normalità (denuncia e ribellione verso torti e ingiustizie) è purtroppo eccezione.

Dopo la proiezione, il grande Marco Tullio Giordana ha deliziato il pubblico per mezzora, disponibilissimo e a tratti molto divertente. Ha detto parole forti e dure, ma si è espresso chiaramente su alcuni punti cardine: “Se in italiana ci sono state delle vittorie sulle mafie, lo si deve essenzialmente a LIBERA e al grandissimo lavoro di Don Ciotti, l’unico che ha capito che le mafie si combattono in un unico modo: sottraendo loro beni e denaro”. Giordana ha volutamente scelto un cast di “sconosciuti” al grande pubblico, andando a scovare i bravissimi Vanessa Scalera (Lea) e Alessio Praticò (Carlo) a teatro. Testi molto belli e regia più coincisa ed adatta al formato televisivo.

NOI E LA GIULIA
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Il nuovo film di Edoardo Leo è una commedia poco riuscita che assembla un cast di attori molto in voga nel cinema italiano di questi anni: Luca Argentero, Stefano Fresi, Anna Foglietta e Leo stesso. Il film purtroppo è l’ennesimo film sulla crisi dei trentenni italiani, legati all’instabilità lavorativa e di conseguenza a quella economica. Un gruppo di « vinti » che decide di realizzare un sogno (banale e scontato): aprire un agriturismo. Si susseguiranno vicende abbastanza assurde e ridicole che vedono coinvolti anche altri attori, su tutti Claudio Amendola. La storia sarebbe anche simpatica, ma tutto il film manca di un filo logico e di ritmo. La performance di Luca Argentero è davvero pessima.

PATRIA
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Il film di Felice Farina tratto dall’omonimo libro di Enrico Deaglio era già stato presentato al Festival di Venezia, in competizione nelle Giornate degli Autori. Un film che attraverso il flashback dei protagonisti ripercorre gli ultimi 30 anni socio-politici del nostro paese, con immagini di repertorio che hanno segnato diverse generazioni : dalle grandi manifestazioni degli anni 70, ai Mondiali di calcio dell’82 fino a quell’annus horribilis che è stato il 92, tra scandali di Mani Pulite e stragi della Mafia. Tutto legato dal racconto di una notte passata a 60 metri di altezza, sulla torre occupata di una fabbrica (risucchiata dalla crisi) da un operaio (Francesco Pannofino), un sindacalista (Roberto Citran) e un impiegato (Carlo Giuseppe Gabardini), tre uomini che intrecciano le loro vicende personali a quelle comuni del Paese. Se l’intreccio presente – passato è molto ben riuscito, il film tuttavia non riesce a appassionare lo spettatore. I protagonisti non coinvolgono il pubblico e sebbene le immagini del passato sembrano perseguitarci, il messaggio finale ci lascia un po’ senza speranza e con la sensazione che nulla possa cambiare.

PAR AMOUR (Per Amor Vostro)
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Giuseppe Gaudino torna ad occuparsi di lungometraggi di finzione 18 anni dopo Giro di lune tra terra e mare. Anna (Valeria Golino) è una splendida cinquantenne, mamma di tre figli, con un fratello disoccupato e dei genitori anziani e in difficoltà. Quando la monotonia sembra avere il sopravvento sulla protagonista, quest’ultima finalmente riesce ad ottenere un insperato contratto come gobbista per una fiction locale. Anna non trova la pace in un mondo nero (esaltato dalle scelte cromatiche del regista) con un pesante fardello che si trascina dietro da anni. Il suo apporto con il marito violento (Massimiliano Gallo) si degrada giorno dopo giorno finché lei non cade sotto lo charme di un attore (Adriano Giannini) che la valorizza e la fa sentire amata.

Nel film, diversi elementi si aggregano: in primis la musica, una spettacolare ricerca di incontro tra la musica popolare napoletana e la musica elettronica che pervadono il film durante tutto il suo sviluppo. Ci sono poi i forti riferimenti alla tradizione religiosa del sud Italia che abbiamo già visto esaltata da altri registi come Piero Messina nel film l’Attesa. Il regista riesce a enfatizzare il lato allucinante che il vortice di colori e di statuette creano. Il film è inoltre un omaggio che Gaudino rende ai quartieri più suggestivi della città partenopea, dal cimitero delle Fontanelle al Rione Sanità, ma anche alle catacombe di San Gaudioso. L’attrice Valeria Golino ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile in questo film alla 72esima Mostra Internazionale di Cinema di Venezia.

Recensione Altritaliani in francese QUI

Giuseppe Gaudino ci ha concesso un’intervista:

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Immagini e Video : Tommaso Giuntini

I Cortometraggi

I cortometraggi sono stati proiettati sia al Cinema Jacques Tati a Tremblay-en-France che al Cinema ESCURIAL a Parigi. Gli organizzatori hanno selezionato 6 corti, 2 di finzione, 2 fantasy e 2 documentari. Purtroppo solamente i due fantasy/animazione hanno espresso un messaggio coinciso e piccante (Mamma mia! e Giggino O bello). Gli altri quattro corti (Terra di cinema/courts-métrages) sono stati o troppo lunghi (Le dossier de Mari) o privi di un chiaro messaggio (Lo so che mi senti). Varicella sviluppa un’idea interessante ma manca di qualità a livello tecnico.

Omaggio ad Ettore Scola.
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Un commovente omaggio è stato reso al grandissimo regista campano durante tutto il Festival. Alcuni dei più grandi capolavori di Scola sono stati proiettati al Cinema Jacques Tati, come Dramma della Gelosia o Brutti Sporchi e Cattivi. Altritaliani ha assistito alla proiezione dell’ultima fatica del regista prima della scomparsa, Qu’il est étrange de s’appeler Federico (Che strano chiamarsi Federico). Scola ripercorre i primi passi di Fellini nell’ambiente culturale romano ed in particolare l’esperienza comune in redazione del Marc Aurelio, una delle più famose testate satiriche dell’Italia degli anni 30. Si scoprono gli immensi talenti di disegnatori e vignettisti, che hanno sicuramente contribuito alla loro crescita dietro la macchina da presa. Il film racconta inoltre la profonda amicizia tra Fellini e Scola, fatta di scorribande notturne nella Roma sotterranea e di grandi collaborazioni. Una parte di rilievo in queste due biografie l’occupa anche Marcello Mastroianni: se Fellini ne esaltava la bellezza e vedeva in lui un alter-ego, Scola ha completamente capovolto questa immagine dell’attore romano, facendolo recitare nella parte di un radiofonista omosessuale (Una giornata particolare) o di un povero disperato (Dramma della gelosia). Un film davvero bello anche se a distanza di anni appare un po’ troppo autoreferenziale.

Fabrizio Botta

Nel portfolio alcune foto di Beppe Gaudino, regista di “Par Amour”, film che esce al cinema in Francia dal 13 aprile, scattate da Tommaso Giuntini per Altritaliani.

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Fabrizio Botta
Fabrizio Botta, Piemontese d'origine e Francese d'adozione, si e' stabilito nella "Ville Lumière" dopo aver ottenuto un Dottorato all'Université Pierre et Marie Curie. Dopo aver lavorato per 10 anni come ricercatore nel campo ambientale, da qualche anno si occupa di valutazione del rischio all'Istituto Superiore di Sanità Francese. Appassionato di viaggi, di geopolitica e di fotografia (https://www.instagram.com/_fabrizio_botta_photographer/), dal 2015 collabora con Altritaliani per la sezione cinema.

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