L’addio di Venezia a Valeria Solesin uccisa nel folle attentato di Parigi.

Da Venezia. E’ una piazza San Marco gremita, soprattutto da giovani, e blindatissima, quella che ha accolto il funerale di Stato di Valeria Solesin, la giovane ricercatrice veneziana dell’Università della Sorbona, venuta a studiare in Francia, e uccisa sotto il fuoco dei terroristi la sera del 13 Novembre a Parigi nella sala da concerto del Bataclan.

Una piazza diventata una grande chiesa a cielo aperto dove pure l’alta marea si è fermata in tempo quando la bara di Valeria è giunta sorretta dalle robuste spalle di sei gondolieri in divisa di gala che, da Ca’ Farsetti, sede del Municipio, l’hanno traghettata fino al bacino di S.Marco e da lì nella Piazza.

Il corteo funebre sul Gran Canale

Un giorno, questo del 24 Novembre, che sarà ricordato a lungo in città per tanti motivi, tra cui le parole dette e ascoltate e per la commozione a lungo trattenuta dalle migliaia di persone presenti (forse 10.000 mila). La loro sola presenza è stata la risposta più precisa al terrorismo islamico.

La Piazza, in questo freddo Novembre, illuminata da un sole carico di speranza, ha accolto, per la prima volta, i rappresentanti delle tre religioni monoteiste: il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, l’imam Hamad Al Mohamad e il rabbino capo Shalom Bahout, per un abbraccio che vuol essere di sincera fratellanza. Molte le presenze importanti a partire da quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Difesa Roberta Pinotti.

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Ma a dire il vero, il funerale era già cominciato da mercoledì 18 quando, dalle ore 19 in poi, migliaia di veneziani hanno iniziato ad accorrere proprio qui in piazza S.Marco per illuminarla con le loro candele, così come aveva suggerito un amico di Valeria. Migliaia di piccole fiammelle che, accese, non si sono spente mai, quasi a voler dire che tutta la città vegliava su di lei assieme alla famiglia Solesin, assurdamente colpita come tante altre famiglie da questa tragedia. Un immenso altare, la piazza, dove il silenzio era l’unica voce ed aveva in sè qualcosa di religioso.

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Cerimonia civile e non laica, tenne a specificare il padre di Valeria, Alberto Solesin, così voluta dalla famiglia, per dar modo a chiunque lo desideri oggi di ricordare chi era la giovane ventottenne veneziana, dal dolce sorriso, e di onorarne la memoria. Ed ecco le parole che, dal sindaco Luigi Brugnaro al presidente Hollande, attraverso la portavoce Pinotti, tracciano profili sorprendenti, tanto da farci credere che Valeria fosse una ragazza meravigliosa conosciuta da noi tutti e da sempre.

Emozionanti le parole di Alberto Solesin: “Scrivono che siamo stati un esempio con la nostra compostezza… Se è vero anche in minima parte, voglio dedicarlo a tutti i giovani che non si arrendono

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e impressionanti quelle del Patriarca di Venezia Moraglia, le più dure, nel condannare l’atto terroristico: “Come avete potuto? La vostra cultura ci fa inorridire ma non ci intimidisce. Ci sgomenta perchè è indegna dell’uomo, ma ci fortifica nell’opporci ad essa. Non vi odieremo. Abbiate il coraggio di cambiare e di dirvi: abbiamo sbagliato tutto.

Molti nel cercare facili soluzioni sociologiche hanno visto in questo, come in altri attentati, la disperazione di un mondo che armato di Kalasnikov e cinture esplosive, vuole farsi largo seminando terrore e paura, talvolta riuscendoci. Ma qui nella piazza ancora le parole del Patriarca Morata: “Mai e poi mai divideremo con voi ciò che tragicamente vi appartiene: l’odio. In alcun modo vi concederemo tale vittoria. Valeria non lo vorrebbe.

Così come non lo voleva il giornalista francese Antoine Leiris, che nella notte del 13 ha perduto la sua amata moglie. Leggo dalla Stampa di Torino le sue parole: “Non avrete il mio odio. Non so chi siete, ma siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatto a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore.

Le note dell’Inno alla Gioia di Beethoven, dall’orchestra del Teatro la Fenice si diffondono tutt’intorno, segnando la chiusura della cerimonia.

Qui a Venezia si ricomincia, così come in Francia, tra il dolore di centinaia di persone a cui questo folle attentato ha sconvolto la vita.

Massimo Rosin

Da Venezia

Foto ANSA

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Massimo Rosin
Massimo Rosin nato a Venezia nel 1957. Appassionato di cinema, musica, letteratura, cucina, sport (nuoto in particolare). Vive e lavora nella Serenissima.

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