A colloquio con Franco Ferrarotti. L’analisi del sociologo sulle lacerazioni del nostro tempo.

Una personalità poliedrica del nostro tempo è il sociologo piemontese Franco Ferrarotti, Accademico dei Lincei fin dal 2000. Lo inserisce ora per una sua collana: Incontri con il successo l’editore Gangemi di Roma. Il libro è curato dalla Prof. Carmelina Sicari.

Estroverso e dinamico, ha al suo attivo ben quattro carriere, quando basterebbe di norma una sola, condotta con la stessa serietà e profondità di intenti, per esprimere l’alto livello conoscitivo.

Franco Ferrarotti

Traduttore e collaboratore editoriale per Einaudi, negli anni che vanno dal ’42 al ’48, consulente industriale di Adriano Olivetti nel ’51, Deputato indipendente al parlamento italiano dal ’58 al ’63, Prof. di Sociologia, vincitore della cattedra messa in concorso per la prima volta in Italia per questa disciplina, nel 1960, diresse con Nicola Abbagnano, fino al 1967, “Quaderni di Sociologia”. Fu, nel 1978, nominato Directeur d’études alla Maison des Sciences de l’Homme di Paris e, fino ad ora, continua a pubblicare un rilevante numero di saggi attraverso i quali prende in esame i più importanti problemi del nostro tempo, dal lavoro, al potere alle questioni della famiglia, al razzismo, al terrorismo ed a tanti altri aspetti più o meno incisivi nella nostra società.

Egli stesso dichiara all’intervistatrice di essere in parte autodidatta e di aver profuso la sua attività obbedendo a dei principi fondamentali, derivanti dagli antichi padri e cioè d’aver evitato gli eccessi, d’aver creduto sempre nelle proprie potenzialità ed infine nell’aver coltivato una grande concentrazione di idee, senza affidarsi al caso, ma mettendo a frutto le proprie energie intellettuali nell’interpretare gli eventi.

Che dire? Appare encomiabile il suo iter così intensamente articolato che soprattutto dimostra la vasta esperienza acquisita e il profondo grado di conoscenza dell’attuale società. Essa è stata lo specchio attraverso cui ha indagato lo sviluppo, di tempo in tempo, dei fenomeni più vistosi nel loro evolversi e s’è fatto strada in lui un fluire di mutamenti consustanziali all’attenzione ed allo studio, verificatisi con grande rapidità.

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Così dalle tematiche sul lavoro e sull’attività industriale dei suoi primi tempi è passato all’analisi degli scenari del Duemila, all’esplosione delle periferie e dei loro labirinti, del terrorismo e del razzismo, dalla molteplicità delle culture, al paradosso del sacro, alla radice della violenza, alla confessione dell’Elogio dell’eresia (Roma, Empiria, 2013). Non ha certamente perso il suo tempo, arrestandosi ad una sola forma dell’essere, ma si è evoluto inseguendo i miti ed i tabù e altri itinerari della nostra contemporaneità, scavando sempre nei comportamenti, nelle tendenze e nei fenomeni più significativi.

A circa metà percorso esistenziale è prevalso il sociologo. Avrei voluto leggere molti dei suoi libri che stimolano domande e invitano a grandi riflessioni. Due in particolare: In nome del padre (Bari,Laterza 1983) e L’Europa al bivio (Solfanelli, 2012), il primo nel segno d’un itinerario esistenziale che indaga i comportamenti dell’individuo, il secondo come studio geopolitico della realtà che ci tocca dall’esterno e interferisce nel nostro divenire. La sociologia, essendo una scienza nuova, studia la condizione umana sotto varie sfaccettature e ne trae le conseguenze alla luce di giudizi critici. Siamo passati così dall’uomo-massa al senso di una comunità più aperta. Ci siamo inventati il nome di multiculturalismo per vincere i demoni del razzismo e abbiamo tentato di creare una società svincolata da strettoie burocratiche, ma siamo incappati nel terrorismo, il male di questo inizio secolo.

Il sociologo, entrando in causa, accusa il potere ed il culto del denaro al primo posto nel segnare sperequazioni e contrasti.
S’infrange così l’ideale dell’unità nella diversità e la libertà individuale e la giustizia sociale tornano ad essere utopie .

Le agenzie della socializzazione primaria – egli dichiara – sono tutte in crisi, assenti, demotivate…… Quando il dibattito sulle idee si inaridisce e la lotta si personalizza siamo alla vigilia del satrapismo e la democrazia si appanna, muore per autoconsunzione”.

I terrorismi dei fanatici islamici, tristemente verificatisi in questi ultimi giorni, sono però una disperata lotta di retroguardia, priva di sbocchi e senza prospettive. Ma non sappiamo ancora a che cosa porterà questa premessa di una nuova storia, d’una svolta epocale della umanità. Siamo giunti ad un bivio: la cinquantennale guerra fredda fra est ed owest si è conclusa e si è verificato anche il collasso dell’Unione Sovietica e del socialismo reale.

Occorre ora abbandonare la vecchia politica ed evitare la disgregazione umana. E’ il momento forse di ricreare l’utopia, che non è il non luogo, come dice il suo nome, ma il trascendente che ci salva dall’implosione.
Nel saggio: Rivoluzione e trascendenza (Bologna, 2013), Franco Ferrarotti dimostra che la tensione utopica e la trascendenza sono i soli mezzi che possono riportare l’uomo ad avere valore in sé e ad incominciare un corso per un nuovo umanesimo.

La sua parola di saggezza potrebbe indurre a tracciare una nuova consapevolezza, lontana dalla violenza.

Il libro:

A colloquio con Franco Ferrarotti
Collana “Incontri con il successo”
diretta da Enrico Valeriani.
A cura di Carmelina Sicari
Gangemi Editore

http://www.gangemieditore.com/scheda_articolo.php?id_prodotto=6318

Franco Ferrarotti, professore emerito di Sociologia all’Università di Roma «La Sapienza», direttore della rivista La Critica sociologica, è stato deputato indipendente al Parlamento italiano dal 1958 al 1963. Tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d’Europa nel 1949, ha assunto la responsabilità della divisione Facteurs sociaux dell’Ocse a Parigi. Nominato Directeur d’études alla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi, ha ricevuto il premio per la carriera dall’Accademia nazionale dei Lincei ed è stato nominato Cavaliere di gran croce al merito della Repubblica. Con EDB ha pubblicato: La religione dissacrante. Coscienza e utopia nell’epoca della crisi (2013); Rivoluzione e trascendenza (2013); La concreta utopia di Adriano Olivetti (2014); Scienza e coscienza. Verità personali e pratiche pubbliche (2014); Elogio del piromane appassionato. Lettura e vita interiore nella società digitale (2015).

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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