Roma sparita, tutta un’altra storia !

Un grido d’allarme per intervenire a rendere attraente Roma
ridotta allo stremo dal malaffare di Mafia Capitale. Focus su “Roma sparita”, la bella mostra di Ettore Roesler Franz (40 acquerelli e 38 fotografie d’epoca), aperta in Trastevere fino al 13 settembre che testimonia un rapporto con la poesia e la delicatezza che la città ha perso.

Tra le tante emergenze rivelatesi in questo infuocato agosto c’è quella di Roma, capitale d’Italia.

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La frequento spesso ed è la mia meta preferita. Mi piace la sua dimensione sospesa tra passato e presente, con tutte le sue maestose memorie che danno l’idea d’una grandiosità vissuta fuori dalla norma. Qualche tempo fa circolavano, negli espositori di cartoline della Città eterna, immagini di una Roma che non c’è più. Avevano colori delicati che contrassegnavano borghi ormai scomparsi e scorci campestri e periferie ormai trasformate in autentiche discariche.

Ora Roma sparita, la mostra di Ettore Roesler Franz (40 acquerelli e 38 fotografie d’epoca), aperta in Trastevere fino al 13 settembre (n.d.r. vedi il link e anche il video in fine articolo), testimonia un certo rapporto con la poesia e la delicatezza che la città ha perso: il porto di Ripetta verso ponente, per esempio, i Prati di Castello, l’antico Ghetto ebraico e così via. Vi si respirava un’altra aria, non so come dire, quieta e ridente. Certo Roma non è più quella di prima!

La Roma di fine Ottocento di Ettore Roesler Franz

S’è imbruttita per tanti motivi: si capisce che è stata trascurata e sfruttata come una bella donna che ha patito l’estrema offesa dell’abbandono, anche senza che Petrarca ci ricordi la sua Canzone all’Italia. Là si trattava di guerre civili e di mercenari stranieri,“le dannose some”, che s’erano divise le contrade del paese. La voce del poeta si levava sdegnata per invitare alla Pace.

Ora invece i guasti della capitale sono di tutt’altra natura, di giustizia sociale, di pulizia etica, di rispetto dell’ambiente fisico, della conservazione della bellezza d’un patrimonio unico al mondo, d’invito alla discrezione, al buon gusto, alla tolleranza.

Noi antri”, miscuglio popolaresco di feste di borgate, è finito con il prevalere su tutto il resto. E fossero solo feste! Ma risse di intriganti attaccabrighe per motivi di spartizioni varie, tanto che non si contano gli interventi della polizia. E poi dove mettiamo lo smercio delle droghe, gli stupri, e gli attacchi beceri ai cittadini residenti e no?

C’era un tempo in cui faceva piacere frequentare indenni i teatri ed i luoghi di cultura. Pullulavano. C’era l’imbarazzo della scelta e si restava estasiati. Ora si ha paura di uscire e di frequentare certi ambienti esposti alla delinquenza ed alla rapina. La dimensione non è più quella della libera scelta e della vivibilità, ma si respira una restrizione mortificante. Per non parlare poi dei mezzi pubblici e delle loro disfunzioni, altrettanti trabocchetti del malaffare e del furto. Verrebbe da dire sulle orme del poeta fiorentino: “Liberatela, salvatela, era così bella! Non possiamo perderla!”

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Il recente scandalo poi del funerale fastoso di Vittorio Casamonica, di stile Il Padrino, non autorizzato, con l’elicottero che cosparge il sentiero del percorso di petali di rosa, è stato solo il segnale che denota la direzione verso cui ci si muove.

C’è da tempo una realtà che sovrasta qualsiasi regola e misura e che non interessa solo la capitale d’Italia, ma questa più di altre. E’ una realtà non virtuale, che pianifica tutto un programma diversivo, salvo poi a proclamare che non c’è stata l’intesa, che la comunicazione non è stata efficace e stabilisce dove debbano finire i flussi di denaro, per questo si è sempre indebitati, e chi debba far parte delle istituzioni che hanno responsabilità finanziarie e chi no, a chi spetta decidere le sorti delle comunità e più queste sono in sofferenza, meglio è.

Roma non sembra affatto una capitale internazionale. E’ tutto un sottobosco di traffici e maneggi che a conoscerli senza infingimenti si resterebbe frastornati!

Queste non sono piaghe e forse più cancerose di quelle indicate dal Petrarca? A chi dobbiamo rivolgerci per averne una immediata cura? Il fenomeno è molto esteso e non bastano semplici denunce per rimuoverlo. Va combattuto e seriamente se non si vuole che le ragioni del profitto facciano piazza pulita di tutti gli altri elementi che formano la società civile della capitale d’una nazione.

C’è stata una crisi economica grave, è vero, di cui tutti siamo vittime, ma senza la corruzione, confessiamolo pure, già ne saremmo dovuti uscire, come tanti altri paesi.

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L’italia non cresce. Ci siamo chiesti perché, nonostante tutti i rimedi adottati. Dove vanno a finire le risorse messe in campo? Prendono altre vie invisibili rispetto a quelle legittime, questo è chiaro. Ed a noi restano ben visibili tutti i guasti del sistema: le strade che sprofondano, i fiumi che straripano, i quartieri che si sfaldano, le case che vanno in rovina, per cui non ci saranno riparazioni che tengano perché i flussi di danaro sono altrove, là dove si bara e si pratica il gioco d’azzardo, ormai ben noto che ci deprederà senza riserve e ci porterà alla rovina.

Da tempo già si sarebbe dovuto correre ai ripari, se è vero che un killer della banda della Magliana ha trovato da decenni sepoltura in una chiesa consacrata, prima che la sua salma fosse rimossa a furor di popolo. E’ successo pure questo!

Teniamo bene a mente che Roma non appartiene solo ai romani, ma riguarda tutta l’identità nazionale.

Gaetanina Sicari Ruffo

Di Reggio Calabria

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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