La leggenda del greco buono e dell’europeo cattivo.

Non esistono europei cattivi, esistono solo europei indisposti.

Sulla Grecia, si sta assistendo ad una delle più colossali mistificazioni politiche della Storia. Se certo l’attuale Europa chiusa nelle sue burocrazie e nelle sue cancellerie, non merita alcuna indulgenza, francamente però lascia perplessi questa santificazione di Tsipras e soci, immaginati di volta in volta come paladini della democrazia, Davide che sconfigge l’orrendo Golia.

Una santificazione trasversale che va dai neofascisti di Fratelli d’Italia alla sinistra dura e pura di SEL, passando per i leghisti e i grillini e finanche con le simpatie dei berlusconiani. A fornire vento al “mitico” veliero greco e al suo “indomito” nocchiero Tsipras è in realtà un partito che sintetizza in Italia questa miscela destra/sinistra, fondamentalmente populista e strillona che è il partito dei talk show televisivi. I quali senza alcun distinguo, siano essi della RAI o della Sette oppure di Mediaset, hanno ora e sempre un solo obbiettivo, cavalcare o creare lo scontento; attaccare il governo, non importa da chi rappresentato, perché come direbbe Iannacci l’unica cosa che conta, per questi prototipi di comunicazione che furono della seconda repubblica, è esagerare.

E’ l’esagerazione che fa audience, che crea tendenza, che crea pubblicità e quindi soldi, costruisce consenso con messaggi facili, con cui si possono ricattare e tenere sotto scacco chi ha la responsabilità del paese. Per fare ciò i partecipanti gridano sostenendo informazioni palesemente false o, nella migliore delle ipotesi, inesatte. Ad ogni affondo è un applauso ed è questo che conta per una TV nazional populista come la nostra. E la Grecia di applausi nei talk show ne raccoglie molti.

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Perché la Grecia (vero o falso che sia) è percepita come contro l’Europa, in Italia contro Renzi (che per le forze populiste di ieri e di oggi è il vero nemico pubblico). Quindi W la Grecia comunque e a prescindere. W Tsipras e i suoi ministri telegenici.
Forse però, occorrerebbe un po’ d’informazione che contrasti il solito populismo/spettacolo imperante ormai da tempo (quanto urge una riforma dei servizi televisivi…..).

La cosa è seria perché se ai tempi di Berlusconi si poteva capire il perché della disinformazione, oggi questa piaga diventa, da un punto di vista intellettuale, meno comprensibile e giustificabile. Tutti dovrebbero domandarsi a chi giova la sopravvivenza di questa falsa forma d’informazione. Ne riparleremo ma, intanto, concentriamoci sulla mistificazione greca.

Personalmente, credo che Renzi abbia ragione: il problema più che la Grecia è oggi l’Europa. Ma incredibilmente ci troviamo da alcuni mesi non a parlare d’Italia e nemmeno d’Europa, parliamo di Grecia dividendoci e scontrandoci come se si parlasse d’Italia. Oso sperare che questo sia frutto di una coscienza europea ed europeista che, malgrado tutto, cresce sotto traccia, facendoci sperare in una Europa che ritrovi la via smarrita dell’unità e quella della sovranazionalità.

La Grecia. Si è sentito dire che con il Referendum: “Ha perso l’Europa delle banche e ha vinto la democrazia” oppure: “L’Europa sta strangolando la Grecia” ancora: “Renzi striscia ai piedi della Merkel, dovrebbe prendere esempio da Tsipras” ancora un po’: “La Merkel è una strega, che vuole annientare il popolo greco che già ha sofferto tanto”. Naturalmente per brevità mi limito a questi giudizi scegliendoli tra i più equilibrati rinvenuti dalle dichiarazioni dei politici di tutto l’arco politico, fatta eccezione sostanzialmente il PD che fa male dirlo, ma a dispetto dei talk show, è l’unica forza attualmente positiva e responsabile del paese. Un’anomalia, una cosa grave, ma purtroppo vera.

Partiamo dalla lezione di democrazia della Grecia. Al di là della mistificazione il referendum, inutile per l’Europa, aveva il solo scopo di tenere buona l’opposizione interna a Syriza, il partito che guida il governo greco. Si era giunti all’accordo quando 45 parlamentari oltranzisti di quel partito hanno annunciato che se Tsipras cedeva loro lasciavano il governo. Panico e referendum, unico modo per dire, a quell’opposizione interna, che il popolo era per l’accordo. E cosi la democrazia greca ha imposto a 360 milioni di europei una settimana di quaresima ed un voto di 3.600.000 che influenza una maggioranza ben più corposa.

Come se non bastasse ad un Europa pazientissima, Tsipras annuncia che l’indomani sarà presentato il piano per permettere a quel paese di restare nell’euro. Varoufakis se ne va, arriva Tsakalotos che si presenta a Bruxelles senza niente in mano. Il giorno dopo Tsipras si prende gli applausi dei populisti e di Le Pen e Salvini, annunciando ancora le benedette riforme che gli altri paesi hanno fatto e che la Grecia non si decide a fare. Staremo a vedere. Intanto Golia è silenzioso e pensieroso a prendere gli schiaffi di un paese che dopo aver truffato sui conti pubblici, parla solo di povertà pur avendo un’economia parallela fondata sul nero e l’illegalità prosperando al punto da riuscire in tre settimane a portare via 45 miliardi di euro dalle banche, naturalmente esentasse.

La sinistra buona di Tsipras (per cui, per Vendola, Renzi dovrebbe farsene un modello) è una sinistra che continua a mantenere in vigore una legge che consente agli armatori greci di non pagare le tasse, alle isole greche di non pagare l’IVA, un paese che è primatista mondiale per evasione fiscale e corruzione, un paese dove la chiesa ortodossa che ha innumerevoli proprietà immobiliari non paga un euro di tasse. Vi ricordate come l’estrema sinistra italiana rompeva gli zebedei, denunciando che i governi italiani non facevano pagare l’IMU alle proprietà del Vaticano?

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La Merkel vuole strangolare la Grecia? Prima di tutto se in Italia esistesse l’informazione si saprebbe che la Merkel sta facendo di tutto per non abbandonare la Grecia, anche a costo di perdere consensi in Germania, dove finanche le SPD (socialdemocratici) dice che bisogna lasciar uscire la Grecia dall’euro e preparare un piano umanitario per le prime emergenze dopo il Grexit.

Pensate che Tsipras tra scrosci di applausi (?) ha sostenuto al parlamento europeo: che si’ la Grecia ha avuto gli aiuti ma che questi sono andate alle banche greche. E certo, e dove dovevano andare gli aiuti? Sono le banche greche che poi devono distribuire nei modi dovuti il denaro per sostenere la crescita. Mica l’Europa può mandare bonifici ai singoli cittadini….o no? L’eroe Tsipras….mah!

Nel 2010 la matrigna Europa ha stanziato 110 miliardi di euro per salvare la Grecia, chiedendo in cambio misure di austerità e di riduzione della spesa pubblica, ed evidentemente di darsi una regolata, magari facendo anche delle opportune riforme. Ma non è finita l’anno dopo, mentre la Grecia non faceva nulla, nel 2011 l’Europa stanziava altri 130 miliardi di euro (soldi nostri. La Germania s’indebitava per 97 miliardi, l’Italia per 40 miliardi, la Francia per oltre 60 miliardi), in cambio la richiesta era sempre la stessa. Fate qualcosa, che non sia solo alzare tasse e fare tagli a casaccio, riorganizzate il vostro Stato, avviate le privatizzazioni, fate riforme strutturali!

Ma la matrigna cattiva, non contenta si accollava il debito privato, comprandoselo e tagliando altri 107 miliardi di debito (soldi di noi europei che non riavremo) ristrutturando e tagliando il debito greco.

Finalmente l’economia greca era in crescita nel 2014, una crescita maggiore di quella tedesca. Ebbene, i sensibili e democratici greci, vittime della matrigna, hanno continuato a non fare alcuna riforma e a non modificare nulla, scialacquandosi i soldi fino a ripiombare nella crisi che con l’arrivo di Tsipras, ha avuto il suo acme.

La realtà è che questo paese, poco più grande di un acino di caffè sulla mappa geografica del mondo, sta collassando con le sue inadempienze l’Europa, altro che eroi greci, si tratta di profittatori che approfittano della invidiabile condizione geopolitica, per tenere sotto ricatto le nostre istituzioni.

Pensate che hanno avuto la sfrontataggine di non presentare dopo il referendum alcun piano e di chiedere in cambio, tra gli applausi dei populisti di destra e sinistra ben rappresentati in quel delirio mentale che sono i talk show televisivi, per i prossimi tre anni altri soldi (nostri naturalmente) tra i trenta e i settanta miliardi, mettendo cosi a rischio la ripresa di quei paesi virtuosi come la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e il nostro che i sacrifici li hanno fatti davvero e che ancora devono farne altri.

La Merkel vuole annientare la Grecia? No! E’ la Grecia che cerca di annientare l’Europa! Da noi si va in pensione minimo a 67 anni, in Grecia molti ci vanno a 58 anni, in Italia ancora per un po’ si avrà come pensione il 70% della retribuzione (poi ciascuno avrà la pensione in ragione dei contributi versati). In Grecia si aveva fino a ieri il 95% dell’ultima retribuzione. La pensione di povertà in Italia è circa di 500 euro in Grecia di 700 euro. In Grecia come in Italia le tasse sono alte ma solo i più poveri le pagano.

Chi sta distruggendo la Grecia sono i suoi governi, la sua irresponsabilità generale e diffusa ad ogni livello, non la Merkel che deve contrastare i falchi della Bundesbank, che vorrebbero gli elleni già fuori dall’euro da un pezzo. Sia chiaro questi sono solo alcuni degli esempi dello sperpero greco che continua senza soste da decenni. Tanti altri gli stessi elleni potrebbero raccontarne.

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Renzi striscia dalla Merkel? A me sembra che l’unico paese che insiste, perché da questa vicenda si tragga una lezione utile è l’Italia. La quale insiste perché l’Europa divenga federale, perché siano le istituzioni europee investite di poteri reali, a partire dal parlamento europeo. Renzi è l’unico che sta ponendo con forza e realismo il tema della crescita e dell’impegno nel mediterraneo. L’Italia, ad esempio, sta imponendo di cambiare quel trattato di Dublino, che volle Berlusconi e che di fatto costringe oggi l’Italia ad essere sola nel fronteggiare l’esodo in corso dall’Africa. Se questo è strisciare? Fate vobis!

A me sembra che viceversa andrebbe fatta della controinformazione per ristabilire un minimo di realtà. Lo dobbiamo all’Europa che con tutte le sue contraddizioni è una strada senza alternative ma lo dobbiamo anche al rispetto per noi oltre che per i greci.
L’Europa non può rifondarsi sulla burocrazia ma nemmeno con fumose e televisive leggende greche.

Non si può ridurre l’Europa ad una sorta di Cassa per il mezzogiorno della assistenza sine die alla Grecia, ne va della nostra credibilità interna ed esterna al continente.

Veleno

N.d.r.Venerdi 10 Luglio. Arriva questa buona notizia ANSA

Il piano Tsipras è arrivato sul tavolo dell’Eurogruppo convocato per domani, dopo un primo esame, oggi, da parte dell’ex Troika. Un piano da 12 miliardi invece degli 8 del precedente. Prime reazioni positive dai leader europei: Hollande promuove il piano, Renzi ritiene possibile un accordo già domani e Padoan ritiene che sono stati fatti importanti passi avanti. Tra le misure proposte, l’addio alle pensioni ‘baby’, la rinuncia allo sconto dell’Iva per le isole più turistiche, e l’aumento delle tasse per armatori e imprese. Il leader greco cercherà fin da oggi il consenso anche nel Parlamento ellenico. Intanto ammonta ad oltre 53 miliardi il prestito triennale che la Grecia chiede al Fondo salva stati.

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2 Commentaires

  1. The good greek and the bad european: the faults are local, regional, national and finally European
    Buongiorno

    Sul mio blog isbergitalia.it ho pubblicato il 13 luglio questa riflessione che potrà magari interessare i lettori di Altritaliani:

    Esiste una leggenda in questi giorni di clamore mediatico dove la Grecia viene definita come buona e l’Europeo ( sottintendendo di essere un cittadino del nord Europa) cattivo. Il tema non è la natura del carattere delle popolazioni anche se questo tema merita una riflessione molto attenta tra universalismo romano fatto di eccezioni e particolarismi e volontà luterana e riformista del nord europeo fondato sulla validità delle regole. In questo dato momento, il tema europeo è di natura politica, vale a dire il modo migliore di gestire gli affari del proprio continente-cortile e per rimanere all’interno di una comunità che ritiene importante un certo grado di appartenenza. Ovvio che questo punto è molto controverso dal punto di vista culturale perché il concetto di appartenenza sembra molto diverso tra questi due poli culturali perché da una parte il nord europeo vede nel badare a se stesso e alle persone vicine il suo modo di stare in famiglia mentre i popoli del sud europeo hanno una visione della famiglia di tipo più allargata in cambio di protezione e lealtà nei suoi riguardi. Questo tratto implica di fatto una rinuncia alla libertà di parola che sembra invece molto più importante nelle popolazioni nord europee. In questo momento si deve chiedere alla Grecia una lealtà alle riforme senza colpire le fasce deboli del proprio paese ed assicurare una certa prosperità economica per fare ripartire la propria economia per risolvere i propri problemi interni che sono la disoccupazione, la povertà, la scarsa mobilità sociale e la scarsa copertura sociale. Adesso il compito dell’Europa è quello di aderire ad una visione temporale a lungo termine per creare un quadro accettabile delle riforme piuttosto che chiedere delle riforme ardue da attuare per risolvere solo problemi legati ad un « orientamento temporale a breve termine ». Il tema per la Grecia è quello di un’adesione ad un orientamento temporale a lungo termine per adattarsi alle circostanze del futuro, bisogna modificare le tradizioni, bisogna volere imparare dagli altri paesi, risparmiare e perseverare sono degli obiettivi importanti da tenere a mente per il proprio paese. Allo stesso tempo, la Germania e i paesi del nord Europa devono accettare di aver un’adesione ad una dimensione di debole evitamento dell’incertezza sul piano economico con la Grecia in concordanza con la realizzazioni di riforme che diano un maggiore senso di giustizia tra i gruppi sociali in Grecia. Insomma un approccio dove c’è poco stress e bassa ansietà nei riguardi di un paese che non ha un grosso impatto sull’economia del continente europeo. Allo stesso aver maggiore tolleranza verso modelli di società differenti ma non inferiori potrebbe esser un elemento di forza per il futuro dell’Europa.

    Oggi per mantenere la visione unicamente economica e quindi di forte evitamento dell’incertezza perché i numeri possono essere difficilmente interpretabili notiamo una forte intolleranza per idee divergenti sulla politica economica, forte bisogno emotivo di rispettare le regole dei trattati, di fondo si vede come incompetente il cittadino greco che ha votato per un governo incapace di poter mantenere le sue promesse. Questa architettura risulta possibile tramite una forte burocrazia e cancellerie perché di fondo l’Europa nasce come un’istituzione per proteggere l’Europa dai governi populisti e pericolosi per la pace del continente. Questo con il tempo ha consentito all’Europa di diventare semplicemente una area economica detta « eurozona » senza una vera responsabilità per la qualità della vita dei suoi cittadini. In modo particolare questa assenza di cittadinanza sociale e culturale dell’Europa si sente soprattutto nei paesi del sud europa dove la debolezza dei dirigenti è tale da non fare sentire il cittadino rappresentato da queste persone mentre nelle popolazioni del nord europa questo sentimento di sfilamento è molto più debole perché la differenza sociale tra dirigenti e popolazione è meno importante di quella presente nelle popolazioni del sud europa. Questo dato rimane un dato molto importante per capire il futuro del continente. Non dimentichiamoci che tale differenza sociale in termini di ineguaglianza non è più accettabile in un periodo storico dominato dai social network e quindi da un certo grado di orizzontalità nella vita pubblica delle persone. La conseguenza delle non scelte di modernizzare in senso più egualitario il paese ha portato al governo Tsipras il quale si trova a rappresentare una volontà popolare contro l’austerità mentre l’Europa o meglio l’eurozona si fonda su altri presupposti. Sia chiaro che la colpa è inizialmente tutta locale, regionale e nazionale ma quando non si risolvono i problemi locali e tocca sul piano continentale con tutte le conseguenze in termini economici e geopolitici. L’Europa di oggi non può fornire delle risposte pratiche al sentimento di risentimento presente in molti strati della popolazione europea perché di fondo l’Europa dovrebbe essere chiamata soltanto eurozona. Purtroppo e per fortuna l’eurozona si colloca in un spazio culturale e sociale ricco di fermenti culturali e di idee sullo  » stare al mondo » che non contemplano soltanto la possibilità di un mondo misurabile in termini economici. Di fondo le popolazioni del sud europeo vivono con risentimento questa forma di ingiustizia esistenziale nata solamente per motivi economici e per incapacità dei propri governanti di prendere delle risoluzioni a lungo termine per l’occupazione della propria popolazione nella sua interezza.

    Il messaggio chiaro è quello di un popolo greco che ha detto  » no » all’austerità mentre l’eurozona per funzionare ha bisogno soltanto di austerità perché le economie sono molto variegate. Solo un continente con economie con pieno impiego e a pieno regime nella loro capacità di produzione sarebbe il modo ideale per compiere dei finanziamenti per la crescita del continente europeo.

    Solo una Eurozona che diventi uno stato federale europeo e con una BCE come garante europeo della stabilità economica permetterebbe di fermare sul nascere queste crisi all’interno dell’eurozona perché i paesi in Europa sono tutti indebitati ma la differenza tra di loro è tutta concentrata nella loro possibilità di crescita economica.

  2. 3T economy: taylor,tie&tafazzi
    …l’Europa e’ una strada senza alternative….mi sembra che suoni male, come frase, cosi ‘ come ipotetico progetto politico; sembra un po’ una di quelle frasi pronunciate, con un ‘ enfasi spropositata ed alquanto stonata, da un Lui o una Lei che cerchino, in un rapporto che si trascina ormai da troppo tempo tra mille gesti abitudinari ed un’evanescente ed illusoria disponibilita’ reciproca, di negare anche solo l’idea che si possa, liberamente, provare a percorrere un’altra strada.
    Taylor, ormai da troppi anni l’arte del governare sembra si sia ridotta ad un problema di sartoria di basso livello, tagli, tagli, tagli, ostinatamente e deliberatamente diretti a ridurre il welfare e ad alienare beni comuni a vantaggio di acquirenti scarsamente qualificati. C’era una volta il popolo sovrano, di questo passo non rimarra’ nulla di cui essere sovrani, con buona pace di secoli di lotte politiche destinate a mutare il destino « di plebi smisurate, labirinti ed empieta’, di popoli che forse sanno gia’ la verita’ … ». Non e’ un buon segno che i soldi spesi per il benessere di noi cittadini e per il mantenimento di cio’ che ci appartiene siano percepiti come un ostacolo allo sviluppo.
    Tie, sono romano e nella mia citta’ gli usurai, gli strozzini, sono chiamati cravattari; la cosiddetta new economy ha fatto del debito una bandiera, una ragione d’essere, sono un debitore ergo sum, ed ha creato uno spazio di aristocratico e supponente benessere, fondato sullo sfruttamento del debito altrui, stimolato, provocato, a tutti i costi, in tutti i modi, con spasmodica e disperante volutta’ . Emblematico l’uso dei derivati finanziari che, sotto la spinta delle grandi banche d’investimento, complice una totale deregulation dei mercati di capitale, ha comportato un sempre maggiore accumulo di ricchezza nelle mani di pochi a danno della maggioranza della popolazione : nel 2007 l’1% della popolazione deteneva il 44% della ricchezza mondiale, nel 2014 detiene il 48%, con un trend in pericolosa crescita ( OXFAM ISSUE breafing , gennaio 2015).
    Tafazzi, l’emblematico, paradossale, tragico personaggio, interpretato da Giacomo, del favoloso trio AldoGiovanniGiacomo, che con un bastone si colpisce ripetutamente i preziosi gioielli, rappresenta bene l’insensata non-politica economica europea, ossessionata da un’ infinita’ di problemi di scarza rilevanza, colpevolmente pigra nel promuovere un reale ed efficace processo culturale di integrazione europea, focalizzata esclusivamente sulla politica dei tagli, dell’austerità, dei sacrifici, sempre a senso unico, dispotica e penalizzante nei confronti delle economie piu’ deboli, Incapace di comprendere la reale portata di questa onda montante di critica, scetticismo e diffidenza che negli ultimi anni si sta propagando anche nei paesi un tempo piu’ favorevoli alla costruzione di una casa comune. E’ sempre piu’ difficile dar fiducia ad un’ unione europea totalmente squilibrata a favore degli interessi di un paese che pretende,con toni capricciosi ed infantili, di avere sempre ragione e di assumere un ruolo dominante. Sarebbe utile ricordare che negli ultimi anni, dal 2007, lo stock di ricchezza globale e’ aumentato costantemente con un tasso che, nell’ultimo anno, e’ stato dell’8,3%(rapporto 2014 del Credit Suisse) e che e’ paradossale e grottesco che le attuali politiche economiche non riescano a convertire tutto questo in un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini.
    Alexis Tsipras e la Grecia non sono un problema, un ostacolo, per noi europei, sono invece una preziosa occasione per riflettere, guardarci in uno specchio e vedere in quale stato pietoso siamo ridotti, privati di qualsiasi autonomia di azione e giudizio di fronte ad un ensemble dirigenziale ottuso, narciso e cieco al cospetto della Storia :  » ….. Ma cosa si decise alla Conferenza di Londra del 1953? La prima della classe Germania e’ andata in default due volte durante il Novecento (nel 1923 e, di fatto, nel secondo dopoguerra). In quella conferenza internazionale le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per darle la possibilita’ di ripartire. Tra i paesi che decisero allora di non esigere il conto c’era l’Italia di De Gasperi, padre fondatore dell’Europa, e anche la povera e malandata Grecia, che pure subi’ enormi danni durante la seconda guerra mondiale da parte delle truppe tedesche alle sue infrastrutture stradali, portuali ed ai suoi impianti produttivi. L’ammontare del debito di guerra tedesco dopo il 1945 aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari di allora, una cifra colossale che era pari al 100% del PIL tedesco. La Germania non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre. Guerre da essa stessa provocate. I sovietici pretesero ed ottennero il pagamento dei danni di guerra fino all’ultimo centesimo, mentre gli altri paesi, europei e non, decisero di rinunciare a piu’ di meta’ della somma dovuta da Berlino…… » ( tratto da « La Merkel ha dimenticato quando l’Europa dimezzo’ i debiti di guerra alla Germania » di Riccardo Barlaam , commento a « Is Europe failing? » durissimo atto di accusa dell’ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fisher contro le politiche di euro egoismo della Merkel.
    E nel frattempo la Repubblica Popolare Cinese……..continua la lunga marcia.
    By Marsina stretta

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