Alla guerra come alla guerra.

Dio mio! Questo mio intervento forse susciterà delle polemiche. Ma che volete io la mollezza televisiva che permea la nostra “cultura” occidentale oggidì non la sopporto e tantomeno l’ipocrisia. Questa è la storia della guerra tra il bene e il male (semplifico, ma io la sento cosi).

Ho appena finito di leggere il Califfato del terrore dell’esperto Massimo Molinari, che a Tunisi si sta consumando l’ennesimo attentato terroristico con decine di morti e feriti, alcuni dei quali italiani. Ma parto dal libro che offre un’ampia documentazione ed una ricca ricostruzione storica, utile a capire il portato del problema.
In rapida ed inevitabilmente incompleta sintesi:

Uccidono selvaggiamente gli sciti (che sono musulmani) i curdi, i turcomanni, gli stessi sunniti (come loro) moderati, che non danno cieca obbedienza alla sharia, sequestrano bambini dopo averne massacrato i genitori, in Nigeria usano i bimbi rapiti (centinaia), come bombe umane da usare nei mercati, o li vendo, li prostituiscono. Incitano all’uccisione dei “crociati” ne sequestrano i beni, ne violentano le donne, ne distruggono le chiese; decapitano i prigionieri o gli danno fuoco, crocifiggono nelle strade chi non è dei loro, lapidano le donne che non usano il sitar (un doppio velo che nasconde ogni loro forma) in pubbliche piazze, davanti ai bambini ed adulti che sono obbligati ad assistere. I ragazzini sono “educati all’odio” in alcuni casi sono indotti a diventare boia, uccidendo a sangue freddo, prigionieri. Fanno proselitismo su internet, conquistando (incredibilmente) proseliti dappertutto ed in particolare in Europa, specie in Belgio e Francia, ma finanche in Italia, costituendo cellule di dormienti, pronti ad agire al loro sollecito, colpendo Parigi, Londra, il Belgio, la Danimarca, e chissà quali e quanti paesi prossimamente. Proprio le donne francesi ed inglesi sono le tenutarie dei bordelli dove le donne catturate vengono costrette a prostituirsi pena la fustigazione o lo strappamento dei seni con strumenti di tortura medievali. Se scappano sono proprio le loro “poliziotte” occidentali incaricate di ricercarle e punirle. Distruggono l’effigi della civiltà e della storia, disintegrando siti archeologici millenari, vendendone pezzi al mercato nero per finanziare la loro lotta e la loro follia; odiano e vietano la musica, odiano la vita, impongono alle donne il divieto di acculturarsi.

Sono il male assoluto. Sono l’IS o Isis o se preferite alla araba i daesh, il califfato, lo stato islamico che ha un territorio che noi chiamiamo Siraq e che comprende una parte dell’Iraq ed un pezzo di Siria. Ma al Califfato hanno aderito bande che controllano parte della Libia il gruppo Boko Haram che controlla parte della Nigeria, ed altre bande distribuite in vari territori tra cui il Sinai, il sud della Tunisia, sono in competizione ma tendono ad allearsi con Al-Qaida, quelli dell’11 settembre per capirci.

I Curdi rinconquistano Kobane.

Mi sorge una domanda: “Ma voi avete capito perché è cosi difficile annientarli?”

In realtà diversamente da Al-Qaida, che ere un’idea (orrenda per noi) ma senza territorio e che quindi andava combattuta solo attraverso l’intelligence con un paziente lavoro che ha richiesto anni per l’eliminazione di parte dei loro leader, a partire da Osama Bin Laden. Il Califfato è un’idea di stato islamico che insegue il sogno panarabo di riunificare e dominare il mondo, in questo caso attraverso l’integralista interpretazione coranica della Sharia, per altri versi ricorda l’ultimo grande califfato che fu quello Ottomano. L’aspirazione islamista che consentì ai discendenti del profeta di arrivare da Costantinopoli fino all’Andalusia. Il califfato ha di fatto disintegrato l’Iraq e la Siria, smembrandone i confini cosi da costituirne il primo nucleo. Il loro leader è Al-Baghdadi che si trova a Mossul che con Raqqa costituiscono le roccaforti dei jihadisti. Al di la della ferocia dei loro metodi non si può dire che siano un esercito fortissimo, se è vero che i curdi, senza sostanziali aiuti e con l’ostracismo dei turchi, gli hanno strappato la citta di Kobane. Finanche il risorto esercito irakeno è riuscito ad avere dei successi contro di loro.

Premetto che non sono pacifista e che credo che purtroppo a volte la guerra è una necessità. Come quella che ci liberò dal nazifascismo (anzi fu anche una guerra tardiva), altre volte penso che forse la guerra era evitabile, mi viene in mente la prima guerra mondiale, altre volte è un errore come quella di Bush contro l’Iraq di Saddam Hussein o quella contro Gheddafi e che ha frantumato la Libia.

Ma è proprio questo il punto. Noi non abbiamo esitato ad aiutare il Kossovo bombardando la Serbia, per motivi umanitari, siamo scesi in guerra a proteggere il Kuwait contro l’aggressione irachena, poi non battiamo ciglio rispetto al pesante pericolo jihadista, che rischia di impossessarsi di tutto il mondo arabo, con rischi di pulizie etniche che farebbero impallidire la Shoa.

Mi chiedo il maltrattamento dei kosovari era insopportabile….e quello dei curdi? Dei turcomanni? Dei Yazidi o dei cristiano copti? O dei tanti sciti? Non è niente? Che sono merda?

Questa è una guerra di civiltà. O meglio è la guerra della civiltà (tutta compresa come ovvio anche il mondo islamico che non vuole sottomettersi a tale dittatura) contro un male che vuole farci regredire al medioevo.

Anche se nelle ore di Tunisi, mi chiedo perché solo i tunisini hanno il coraggio di scendere in piazza per manifestare contro il fondamentalismo. Perché tutti i paesi musulmani erano in piazza a protestare contro le vignette che offendevano il Profeta e nessuno negli altri paesi fa un’analoga protesta contro chi ammazza crudelmente, donne, vecchi bambini e uomini fatti prigionieri o contro chi spara a dei turisti che sono andati ad onorare un loro splendido museo?

Domanda senza risposta.

E’ evidente che bisogna aiutare quei paesi darsi ordine e stabilità, a ritrovare un minimo di normalità e di quotidianità, ma al contempo occorre aiutare gli amici arabi a liberarsi da simili mostri.

Diversamente da quella ad Al-Quaida, la guerra al califfato è relativamente più facile. Noi sappiamo dove scovarli (aree tra Iraq e Siria a ridosso della Turchia, in Nigeria un’area piuttosto circoscritta al nord est del paese, controllata da Boko Aram, per citare due esempi). E’ evidente che parliamo di un cancro che ha diffuso cellule un po’ dappertutto, ma diciamo che i luoghi e i capi di riferimento sappiamo chi sono e dove sono.

Un anno fa il Papa (che non è un bellicista) disse che era già scoppiata la terza guerra mondiale. Certo si tratta di una guerra diversa da quelle tradizionali. Prodi espertissimo di politica estera, fa notare che è l’unica guerra che vedrebbe riuniti tutti contro l’Isis (almeno Hitler ebbe alleati il Giappone e, ahimè l’Italia) , il quale non ha formalmente stati che lo riconoscono e lo proteggono. Ha si dei finanziatori in Qatar, nell’Arabia Saudita, che andrebbero individuati dall’intelligence ed eliminati.

E allora… Certo è fondamentale ricostruire l’ordine senza avere la pretesa d’imporre la democrazia che è un’idea occidentale cosi da impedire il fiorire di nuove formazioni jihadiste, ma contemporaneamente occorrerebbe, eliminare proprio quei punti di riferimento.

L’eliminazione, la più rapida, delle conquiste del califfato, farebbe perdere ogni baldanza a questi criminali ed ostacolerebbe sostanziosamente la loro capacità di reclutamento e preparazione dei tanti adepti ed aspiranti.

La realtà è che questi jihadisti stanno sulle scatole a tutti. Ma tutti incredibilmente temporeggiano. Cosa si aspetta, che vengano a farci altri attentati, che moltiplichino i loro stermini di innocenti? E allora….perché non si fa la guerra? Motivi umanitari? senso di responsabilità? Fatemi ridere.

mars_attacks.jpg

Le guerre non sono mai umanitarie. Le guerre sono guerre e prevedono sempre vittime innocenti (è il prezzo della guerra), ed è per questo che si cerca di evitarle. Ma con il male assoluto si possono avere dialoghi e patti? Si può attendere che i paesi arabi nel loro guazzabuglio di idee, sfumature ed aspirazioni risolvano da soli le loro contraddizioni, mentre come oggi sono uno contro l’altro e spesso divisi anche all’interno del loro territorio in mille frazioni, tribù e clan? l’unica cosa responsabile è di non perdere tempo, perché più si perde tempo e più il fenomeno cresce e fa proseliti (ahimè anche in occidente), se contro Hitler si fosse intervenuto subito ci saremmo risparmiati un sacco di morti e la devastazione di buona parte del mondo.

Cosa si aspetta che il Califfato vada avanti nelle conquiste? che si rafforzi e potenzi per essere pronta alla madre di tutte le battaglie? Quella contro l’occidente e il suo modello culturale?

Occorre una guerra umanitaria? Non esistono guerre umanitarie. Un detto francese dice giustamente: “alla guerra come alla guerra”. Aggiungo che al cospetto del male assoluto, di un esercito che non è riconosciuto da nessuna convenzione e da nessun paese, ogni arma, ogni strumento è consentito, pur di raggiungere presto il risultato. E più sarà rapido il risultato e meno vite umane saranno sacrificate.

E’ una pia illusione credere di fermare l’onda nera dei jihadisti con manifestazioni democratiche e popolari, o cantando inni patriottici, o celebrando messe in chiesa. Lor signori non sanno che significano termini come democrazia, pace, pietà o misericordia. Non si fanno commuovere da nulla.

Personalmente, ritengo che contro i jihadisti ogni strumento, ogni arma è lecita. Ed oggi noi ne abbiamo di molto più potenti di loro.

So di suscitare scandalo ed orrore (Oh mio dio, no! Facciamo l’amore non facciamo la guerra! Andiamo incontro ai jihadisti con le nostre bandiere arcobaleno. Il colore contro il nero). Ma una risposta pacifica e civile contro delle bestie incapaci di avere sentimenti, non serve a nulla. Mi viene in mente il tentativo pacifista raccontato nel bellissimo film Mars Attacks.

Forse non si risolve il problema, definitivamente. Ma credo che cancellare il califfato rendere l’azione del fondamentalismo molto più complicata potrebbe al massimo riportare alle sempre temibili pratiche di Al-Qaida, temibili ma molto meno efficaci di quelle del Califfo, che ha un impatto comunicativo spaventoso e che è stato capace di conquistare territori.

Si ritornerebbe al terrorismo, si ma oggi non parliamo di terrorismo, ma di guerra. Vi sembra poco?

Veleno

Article précédentLe intellettuali di Molière incantano il pubblico del Teatro Sala Fontana a Milano
Article suivantTerra di Cinema 2015. Focus “western à l’italienne” pour cette 15e édition et les films en concours

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.