No Tav: Processo a Erri de Luca. La parola contraria.

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La parola contraria è il titolo dell’ultimo libro di Erri De Luca; più che un libro un libricino con un piccolo prezzo, “utile allo spargimento” come scrive lo stesso scrittore nel suo blog. Più che un libricino, una parola contraria, una sola, capace di aver smosso un’intera ditta francese (la LTF, costruttrice della linea Tav Torino-Lyon) che ha denunciato lo scrittore ‘colpevole’ di aver istigato un’azione di sabotaggio contro i cantieri in Val di Susa.

Per essere più precisi, l’accusa prende di mira delle interviste che De Luca rilasciò al sito web Huffington Post – gruppo Espresso, dove dichiarava: “[…]…la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo…sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile…hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa..”.

Istigazione” è un’altra parola chiave su cui si basa l’accusa su Erri e rimango colpita da come le parole di uno scrittore vengano prese così in considerazione di questi tempi. Per colpa di una frase avviene una denuncia, le parole funzionano dunque. Gli viene riconosciuto come scrittore un ruolo ben più importante che quello di scribacchino, gli viene riconosciuta la potenzialità di gestire una parola che funziona sugli altri e che ha come conseguenza l’azione, che viene dopo l’istigazione. De Luca cita alcuni esempi di istigazioni famose: Pasolini, Salman Rushdie, Goethe, l’inno della Marsigliese perfino, e i Lampedusani che con le leggi del mare opposte a quelle dello Stato hanno osato offrire acqua, cibo, aiuti a quelle anime del mare.

Ma veniamo al perché del gesto anarchico e di sabotaggio. Perché vogliono sabotare questa linea che gioverebbe allo scambio commerciale nel nostro paese? La risposta è semplice: i lavori causerebbero uno spargimento tale di fibre di amianto e fibre tossiche nocive quindi sia per chi lavorerebbe al cantiere che per tutta la popolazione circostante e per l’ecologia. De Luca parla di “stupro del territorio”, catastrofe ambientale. Ci basta per opporci ai lavori di questa linea?

Altri punti oscuri della vicenda su cui si riflette nel libricino: se l’incriminazione è quella di sabotare un’opera strategica per lo Stato, perché a costituirsi parte civile contro De Luca è questa ditta privata LTF sas? Altro caso vuole che in Francia non esistano le normative antimafia per gli appalti e che in patria francese la necessità di quest’opera non sia sentita dai cittadini.

Il titolo del libro viene dal fatto che l’incriminazione viene fatta non su una parola qualunque, ma su una parola contraria.

Chi lavora nei giornali sa benissimo quanto sia difficile e pericoloso fare delle vere inchieste, a volte solo perfino fare dei riferimenti. Se questo è impossibile o un crimine mi chiedo allora a cosa serva il giornalismo o la scrittura in generale a meno che non si lavori come un dipendente che soddisfa le esigenze imposte dall’azienda, (mi sento un’istigatrice a dire questo!). In questo caso verrebbe meno la ricerca della verità e…dell’onestà.

Mai più di ora sappiamo quanto sia importante cambiare le cose, che partono dallo svegliarsi da quell’intorpidimento intellettuale nel quale siamo intrappolati. Drogati, confusi, assuefatti, illusi che siamo un po’ più liberi di un tempo. È così? Siamo vittime di un fascismo democratico come scrive Pedro Garcia Olivo in “L’enigma della docilità. O della servitù in democrazia”? Siamo consapevoli dei nostri diritti politici, civili e morali, della nostra libertà di individui costretta nei nostri ruoli o vediamo chi manifesta in Turchia, Grecia, Tunisia come atti incomprensibili, col cervello ovattato dalla stanchezza di giudizio, dall’incapacità di critica, di voglia di reagire?

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Istigare azioni sconvenienti in questo caso è un’azione perseguibile contro cosa? Anche questo punto è davvero poco chiaro perché se il fine è di sabotare qualcosa che avrebbe messo in pericolo degli uomini e il paesaggio circostante, quale sarebbe la colpa in questione? Qual è il male perseguibile? Nel caso invece stessero perseguendo un atto istigatorio a fin di bene, contro quale grande male si sta scagliando Erri De Luca? La domanda è spontanea e confusa perché inconcepibile la sua accusa. Contro chi è questa parola? Stiamo parlando di una denuncia che accusa una parola contraria ad un’altra senza una causa materiale susseguente, senza un misfatto.

La parola ‘giusta’ di De Luca risulta quindi essere contro l’ingiusto: la distruzione della Val di Susa e i suoi abitanti. È la parola contro un totalitarismo del potere, di un’economia che distrugge, uccide pur di costruire a proprio piacimento. E perché lo Stato italiano è a favore di ciò? Com’è possibile che abbia una parola contraria a quella della ‘salvaguardia’?

A volte certi scrittori con una sola parola risolvono il rebus dei tempi in cui vivono. Non sempre il male è visibile. Non sempre sappiamo contro cui batterci fino alla fine. Erri De Luca ha trovato l’origine del male dei nostri tempi e la sua parola contraria ha fatto rizzare i capelli in testa alla ditta francese.

Credo fermamente che le generazioni successive abbatteranno per sempre questo tipo di Male in cui viviamo: il totalitarismo delle imprese a costo della vita degli uomini che ci lavorano, a costo della natura. Spargimento di sangue di uomini e violenza al territorio senza coscienza ne rimorso, perché il totalitarismo del liberismo, del capitalismo, dell’impresa abbatte ogni regola e ogni etica. La parola contraria di Erri De Luca ha scosso ogni albero vivo dalla sua vulnerabilità e dal suo non-valore, ogni uomo dall’inconsapevolezza dei suoi diritti a vivere e lavorare in un posto che minaccia la sua salute.

Se questa è la parola contraria che merita un processo, io mi unisco a questo scrittore, alla sua causa che è la causa di tutti noi messi insieme.

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L’iniziativa « iostoconerri » (http://iostoconerri.net/) ha segnalato il sostegno e l’impegno di alcune persone che non accettano questa incriminazione evidentemente ingiusta.

Emanuela De Siati (da Bologna)

 

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*****

Una mia lettera pubblicata sul blog di Erri De Luca. Emozione.
(4 febbraio 2015)

Caro signor De Luca,

le scrivo per sostenerla riguardo i fatti della denuncia a suo carico. Ho finito da poco di leggere “La parola contraria”.

Ho 34 anni, una laurea in Storia del Cinema e una in Lettere. Scrivo per qualche giornale, disegno, dove ogni tanto mi dicono di non andarci pesante con vignette e nomi precisi.
Penso che non esista più la libertà di parola, di giudizio. I poveracci non contano niente, meno ancora gli intellettuali, i giovani (tutti choosy a detta loro); quelli che hanno studiato vengono derisi da zoticoni con le cravatte che stanno decidendo per tutti.
Mi sento non contare niente in questa mia società, inutili sono state le manifestazioni, le ‘processioni’ davanti l’università, schiacciati dalle tasse e dai lavoretti universitari, dalla disoccupazione ora.
Mi sento non contare nulla se si mettono a denunciare una persona che stimo perché vuole salvaguardare una terra e i suoi lavoratori, perché vuole dire la verità e lo vogliono azzittire.
So che il suo coraggio non sarà meno delle rocce con cui ha a che fare, con le altezze che sfida sulle montagne; coraggioso e fiero come il camoscio del suo libro.
Sono con lei in questa triste occasione sperando per il meglio. Sono con lei perché l’ingiustizia mi fa ribollire dentro il sangue e l’orgoglio.
Sono con lei perché anche se non conto niente, faccio numero e la mia parola viaggia in internet importante o no che sia.

Con stima,
Emanuela D.S.
https://emanueladesiati.wordpress.com/

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Emanuela De Siati
Emanuela De Siati, nata a Mazara del Vallo in Sicilia nel 1980. Ha una laurea in Storia e Critica del Cinema e una magistrale in Italianistica presso l'univesità di Bologna dove vive. Scrive e disegna per alcune riviste e siti on line. Cura due blog personali : http://emanueladesiatidisegni.blogspot.it/ e emanueladesiati.wordpress.com

1 COMMENTAIRE

  1. Contestare, ovviamente, è legittimo, perché siamo in democrazia. Sono le argomentazioni di Erri De Luca che non stanno in piedi. Delle famose fibre di amianto, fino a prova contraria, non si è vista traccia durante lo scavo del tunnel (già vent’anni fa, c’era la paura che ci fossero. Ma non si sono trovate). Quanto alla natura e ai camosci, non dimentichiamo che il tunnel Tav sarà scavato a varie centinaia di metri sotto il livello di calpestio. Ogni anno si scavano centinaia di tunnel autostradali, e il sig. De Luca non ha mai fiatato. Possibile che se la prenda solo con i tunnel ferroviari?

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