Riforma fiscale: Quel pasticcio di Natale targato Renzi.

Dopo le improvvide iniziative con la delega per la riforma fiscale, che stavano per favorire Berlusconi si aprono molti interrogativi sulle reali intenzioni del governo di andare a fondo sui temi dell’evasione e della criminalità economica. Vediamo più nello specifico attraverso l’analisi del giudice Mario Vaudano che fu uno dei protagonisti ai tempi della prima repubblica della lotta alla corruzione.

Non sono stato per principio contrario al governo Renzi, anche se devo ammettere che l’insieme del suo modo di operare non mi è mai stato, « a pelle », molto simpatico. Ho pensato fino ad ora che comunque e nonostante tutto, fosse l’unica soluzione possibile in questo momento storico per l’Italia, date le circostanze, anche se a denti stretti.

Non avrei voluto arrivare a queste conclusioni perché avevo ancora qualche illusione sull’azione riformatrice di questo governo. Ma ora comincio a temere il peggio.
Purtroppo l’iniziativa recentissima del governo in tema di delega per la riforma fiscale sembra un deciso affievolimento, per non dire svuotamento (anche materialmente dei beni e denaro sequestrato od addirittura già confiscato!) del contrasto all’evasione fiscale, al di là di tutte le affermazioni ufficiali di voler lottare contro questa situazione cosi grave.

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Cosi come per la corruzione ed il crimine organizzato, alle enunciazioni verbali è seguito molto poco ed in modo improvvisato. Tutto questo sembra singolarmente in armonia con questo ulteriore passo in tema di evasione fiscale.

Cerco di esporre qui alcune considerazioni provvisorie (valendomi di quanto acutamente osservato da un validissimo magistrato, R.Menditto) sullo schema di decreto di modifica dei reati tributari di cui si sta parlando in questi giorni,
La legge delega 23/2004 prevedeva una razionalizzazione e una revisione del sistema sanzionatorio dei reati tributari (art. 8) “secondo criteri di predeterminazione e di proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti….., tenuto conto di adeguate soglie di punibilità”.

Anzitutto, lo schema di decreto dando applicazione non condivisibile alla delega (sulla adeguata soglia di punibilità) riduce i limiti di punibilità per molteplici reati tributari e contiene molti aspetti difficilmente accettabili particolarmente in questo periodo storico di elevatissima tendenza alla frode ed alla corruzione.

In particolare l’ art. 3 dello schema modifica il reato di evasione IRPEF e IVA di chi avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica elementi passivi fittizi, prevedendo la punibilità solo se l’ammontare è superiore ad euro 1000. Per il vigente art. 2 d.lgs. n. 74/00 il reato sussiste indipendentemente da un ammontare minimo.

L’art. 7 dello schema modifica il reato di chi, al fine di consentire l’evasione IRPEF e IVA, emette fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, prevedendo la punibilità solo se l’ammontare dell’imposta indicato è superiore ad euro 1000. Per il vigente art. 8 d.lgs. n. 74/00 è comunque reato indipendentemente da un ammontare minimo.

L’art. 5 dello schema innalza i limiti di punibilità per la “dichiarazione infedele” IRPEF e IVA (previsti dall’art. 4 del d.lgs. n. 74/2000) da 50.000 a 150.000 euro (per l’evasione delle singole imposte) e da 2 a 3 milioni di euro (per l’ammontare complessivo degli elementi indicati in dichiarazione).

L’ art. 6 dello schema innalza i limiti di punibilità per la “omessa dichiarazione” IRPEF e IVA (previsti dall’art. 5 del d.lgs. n. 74/2000) da 30.000 a 50.000 euro (si innalza anche la pena oggi da 1 a 3 anni, nello schema da 1 anno e 6 mesi a 4 anni);
Queste modifiche sono in aperta collisione con la “affermata” e sbandierata gravità dell’evasione fiscale.
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La “depenalizzazione” avrebbe inevitabilmente efficacia retroattiva e percio’ comporterebbe per i processi in corso la declaratoria di improcedibilità o di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato e di conseguenza l’immediata revoca dei sequestri disposti, particolarmente efficaci perché (per la mia esperienza) gli imputati pur di ottenere la restituzione (degli immobili, delle aziende, etc. rinvenute grazie alle indagini penali) pagherebbero sanzioni e interessi.

Infine, ciliegina sulla torta, l’art.19 bis dello schema di delega introduce una scriminante (una causa di non punibilità) per tutti i reati tributari quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’IVA evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata. Questo varrebbe anche per i procedimenti definiti irrevocabilmente e cioé definitivi (vedi caso Berlusconi), la nuova legge comporterebbe l’immediata cessazione della esecuzione delle condanne in atto, ivi comprese multe e sanzioni accessarie come l’inellegibilità e/o l’esclusione dai pubblici uffici.

Si tratta, secondo tutti gli operatori pratici del diritto, di una modifica che non ha alcuna ragione d’essere, per le ragioni già indicate per le modifiche precedenti e, dunque, anche per gli effetti sulle condanne irrevocabili; tra cui, anche se non si voglia pensare ad una sottesa volontà di « salvataggio », la condanna definitiva per il sig. Berlusconi.

Inoltre è incomprensibile un’ulteriore scriminante generale, che si vuole proporzionare rispetto al quantità dell’imposta evasa, perché difficilmente supererebbe l’esame della Corte costituzionale, e sarebbe quindi dopo un certo tempo dichiarata illegittima.
Però intanto produrrebbe effetti irreversibili su tutti i processi in corso perchè in ogni caso si dovrebbe applicare la legge piu favorevole per il reo, fino al momento della dichiarazione di illegittimità.

Il ministro per le riforme Boschi

Il capo del governo ora ha manifestato la volontà di « voler bloccare » il testo della delega e di rielaborarlo in modo più conforme allo spirito e lettera della legge di delega legislativa al potere esecutivo.

Ma il problema non è solo e tanto il caso di una persona (anche se si tratti del sig. Berlusconi) ma la massa consistente di evasori che riceverebbero un premio per l’evasione e cioè l’impunità penale e la restituzione delle somme ingenti sotto sequestro o confisca.

Bisogna ricordarsi che con la nuova legge di « confisca allargata » le Procure da pochi anni hanno iniziato ad applicarla a tappeto per i frodatori fiscali, anche per equivalente e cioè sequestrando ai fini di confisca anche le somme che non sono direttamente profitto del reato, quando non si riesce a trovare il profitto diretto. Il che è, evidentemente e quasi in tutti i casi di reati economici, la situazione più frequente.

Le modifiche illustrate dello schema di delega sono dannose e finiscono per costituire un oggettivo incitamento alla corruzione ed un invito a « coprire » quella massa di denaro in nero che nasconde sempre forme di corruzione ed altri reati.

Il dubbio che si sia voluto favorire questa massa di elettori non proprio commendevole è quindi legittimo.

Ed il fatto che il governo ed il suo Presidente Renzi non se ne sia accorto prima è poco credibile.

Ora staremo a vedere, ma quando la delega sarà riproposta penso che la vigilanza dovrà essere molto accentuata. Infatti, la frase del presidente del Consiglio che afferma di voler riproporrre il tutto quando si saranno votate le riforme puo’ essere interpretata a doppio taglio.

O nel senso di voler rimediare ai gravi errori ed avanzare finalmente su un testo decente in tema di corruzione, crimine organizzato e VERA riforma penale, in primis sulla prescrizione (ma non solo) e sulla struttura del processo penale dei vari gradi di giudizio ed impugnazione. Oppure in quello di un proposito di voler rilanciare le stesse cose -o quasi- quando si saranno « calmate le acque ».
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Se, come mi impongo di voler ancora sperare, l’azione politico-legislativa volgerà nella direzione onesta, bisognerà correggere anche gli errori di improvvisazione che hanno accompagnato la nascita delle due sole nuove norme, importantissime in sé anche perchè reclamate con passione dalla società civile (in particolare penso alla campagna di Libera ed Arci, tuttora in pieno svolgimento) e dalle stesse istituzioni europee. Intendo riferirmi al nuovo testo del 416 ter in materia di scambio elettorale politico mafioso che, oltre a prevedere un’ingiustificata riduzione di pena rispetto all’associazione mafiosa ordinaria, come se questo tipo di fatti fosse meno grave, ha introdotto dei concetti che rendono ardua l’applicazione pratica.

E mi riferisco subito dopo al nuovo reato di autoriciclaggio, anch’esso di basilare importanza per “chiudere” il cerchio della sottrazione dei proventi da reato diretti od indiretti alla restituzione e confisca a favore dello Stato e società civile

Anche qui,sempre forse per imperizia ed approssimazione e comunque per dichiaratemente “soddisfare” le esigenze di visibilità ed elettorali degli alleati del nuovo centro destra (solo di costoro, si spera..), si sono introdotte delle vie di uscita per “il godimento personale” che non erano assolutamente necessarie perchè nell’applicazione pratica giurispudenziale il problema sarebbe stato risolto come già per i il riciclaggio “normale”. Si è preferito anche qui introdurre la “scriminante” del “riciclaggio per godimento personale” che finisce per creare solo incertezze e difficoltà di applicazione pratica.

Come è stato osservato da altri (F. Sgubbi) sia pure in diverso contesto, l’azione sociale, in questo caso l’azione legislativa, può dare origine a effetti indesiderabili, definiti come ‘perversi’. Talvolta questi effetti sono davvero imprevisti. Altre volte sono previsti o prevedibili, ma le circostanze politico-sociali sono tali da imporre a chi legifera di provvedere egualmente in maniera spesso dilettantesca.

La legge, oggi, nasce come manufatto semilavorato, come elaborato sperimentale. Se del caso, si provvederà a successive correzioni, quando e se verranno a manifestarsi, le conseguenze indesiderate in senso troppo lassista o troppo repressivo.

Ad ognuno di noi valutare se tutto non debba preventivamente valutato in modo serio ed evitato; oppure se non ci siano,in questa fase politica, alternative a continui comportamenti tecnicamente e sostanzialmente un po da “dilettanti allo sbaraglio”.

Mario Vaudano

Magistrato italiano, all’epoca Giudice Istruttore del Tribunale di Torino e successivamente membro dell’Ufficio Europeo Antifrode (OLAF).

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Mario Vaudano
Magistrato italiano (in pensione) e già consigliere giuridico e giudiziario presso l’OLAF di Bruxelles (Ufficio europeo Antifrode)

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