Il Carpe diem del matrimonio gay e la sinistra pre-ideologica.

Il tema dei diritti civili degli omosessuali è certamente un tema della sinistra di oggi, che finalmente sembra volersene fare carico concretamente. La congiuntura politica è favorevole dopo che anche Berlusconi sembra aderire ad una forma equiparabile al matrimonio gay mentre l’ultimo sinodo, con molte cautele, sembra aprire le porte della Chiesa alla realtà della società di oggi. Si tratta di cogliere il momento.

Ho spesso detto, forse sbagliando, che siamo in un’epoca post-ideologica, la motivazione era anche nell’affermarsi di una liquidità della politica, figlia della caduta delle grandi ideologie del XX secolo, che ha spinto il pensiero verso un pragmatismo che rende le scelte politiche non più connotate sulla dicotomia ideologica destra/sinistra ma su valori di concretezza: Utile o non utile, giusto o sbagliato, e cosi via, si tratta di valutazioni soggettive non fondate su “dogmi” filosofici. In realtà mi rendo conto che si sta formando, invece, un’idea nuova di sinistra, che va forse anche al di là della definizione che diede Renzi, in una sua prefazione ad un opera di Bobbio, quando sostenne che non esistevano più destra e sinistra ma che le due nuove categorie che si confrontavano erano quelle della modernità e della conservazione.

Forse questa divisione è prodromica ad un’idea nuova di sinistra ed in tal senso si potrebbe dire che siamo in una fase pre-ideologica, ovvero all’alba di una nuova idea della sinistra che è ancora in formazione. Un idea che in senso liberale tende più alla soddisfazione dell’individuo nel contesto sociale, piuttosto che esaltare il collettivo in cui l’individuo vive.

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Già oggi esistono dei distingui chiari su almeno alcuni punti dell’evoluzione della società. E’ sempre, a ben pensare, al centro di questi progetti vi è l’individuo più che i consociati nel loro complesso. L’idea del lavoro, una diversa considerazione del mondo delle imprese, nuove figure di sfruttamento, penso al mondo giovanile, le sfide della globalizzazione dove il tema dell’immigrazione e dell’emigrazione dividono nettamente le visioni di destra da quelle della sinistra. Penso ai diritti civili ed in particolare tra questi a quelli delle copie omosessuali.

Il recente riconoscimento dei matrimoni gay avvenuti all’estero, operate da diversi comuni ed infine da Roma, con le polemiche scatenate dalla destra di governo (NCD), dai richiami di alcune prefetture e dai moniti della Conferenza Episcopale, dimostrano come il tema dell’eguaglianza e della solidarietà siano due temi decisamente appartenenti alla cultura della nuova sinistra, quella che finalmente ha iniziato a farsi strada dopo un blocco culturale durato decenni.

Il tema dell’eguaglianza, con alcune eccezioni liberali ed europee, e la difesa dei diritti degli omosessuali sono cose decisamente di sinistra, anche se quest’ultimo non appartiene al DNA della sinistra “storica”. Questa negli anni settanta, viveva con fastidio il tema, spesso scadendo nel segreto delle sue sezioni in discorsi sostanzialmente omofobici, come del resto avveniva anche sul femminismo (le donne del PCI raramente potevano ambire a cariche e ruoli rilevanti, pur avendone capacità e qualità).

Del resto il moralismo era tipico di un certa cultura catto-comunista, le due “chiese” non amavano affrontare in concreto il tema dell’omosessualità, preferendo all’occasione, perdersi in chiacchiere e battibecchi senza costrutto e con tanta ipocrisia, se è vero che tra i cattolici i casi di omosessualità non erano rari e che nel PCI, la condanna verso chi esternava questa condizione era severa. Tra le più celebri vittime Pier Paolo Pasolini, che in pratica ancora oggi è ricordato con sospetto e con molti omissis dai vecchi esponenti e militanti di quello che fu il partito di Togliatti e Berlinguer.

Vi era finanche nella scala discriminatoria una particolare acredine verso le lesbiche (doppiamente colpevoli per essere anche donne), ricordo negli anni settanta i feroci sarcasmi contro i radicali (paladini della liberazione sessuale) e i membri del FUORI, accusati con tragici epiteti da osteria di quarta serie.

Oggi, invece, le cose sono cambiate e se anche i risultati non sono stati immediati si puo’ dire che nel recente sinodo sulla famiglia, grazie alle sollecitazioni di Papa Francesco, il tema dell’omosessualità non è più un tabù, finanche la destra di Berlusconi, con finalità credo assolutamente opportunistiche, ha aperto al matrimonio gay, dopo l’incontro con Vladimir Luxuria ex parlamentare di Rifondazione Comunista (apriti cielo, peggio che l’incontro del Nazareno).

Il PD di oggi sembra finalmente in grado di chiudere la partita anche su questo tema spingendosi a dire che a Gennaio si farà una legge analoga a quella tedesca per le coppie omosessuali (contemporaneamente vi sarebbe un altro provvedimento importante per i diritti civili, quello che darebbe cittadinanza a tutti i giovani immigrati che frequentano le nostre scuole, un’altra cosa della pre-ideologia della nuova sinistra). Una legge che darà diritti e doveri del tutto analoghi al matrimonio, senza tuttavia chiamarsi matrimonio.

Riconosco, che sarebbe un gran progresso, ne parlavo oggi con una coppia di mie amiche francesi, che si dichiaravano felicemente sorprese che nella terra che ospita il Vaticano, si osi tanto. Ma mi chiedo se dopo la Spagna, il Portogallo, terre non iper moderniste, dove si è avuto questa conquista, senza scomodare la Francia, la metà degli Stati Uniti (puritani di lungo corso), l’Italia non possa anche in questo caso “cambiare verso”, se non si possa osare di più e finalmente concedere quello che in paesi come il nostro è ritenuto perfettamente normale.

Perché, dopo la sconfitta dei PACS, dei DICO affossati dall’allora Margherita e da una buona parte dei DS, timorosi di perdere i privilegi raggiunti nei rapporti con il clero, oggi, con Papa Francesco, con un Berlusconi strumentalmente alla caccia di una nuova moderna identità della destra, o forse, come sostengono alcuni, liberatosi dalle alleanze cattoliche di un tempo, non più obbligato ai Family Day e quindi capace di esprimere il suo spirito edonista, e con la consapevolezza che l’eguaglianza è si un’idea di sinistra, ma che l’omosessualità non ha colore politico, si potrebbe spezzare l’incantesimo e dirlo con forza che si puo’ essere favorevoli o contrari al matrimonio ma che certamente si deve, in un paese libero e liberale, dare a tutti la libertà di sposarsi, per amore, per convenienza, per come vi pare, ma liberi di scegliere il proprio status civile senza mille sotterfugi ed ipocrisie.

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Non si fa obbligo alla Chiesa di celebrare matrimoni gay, ma non si puo’ immaginare che ancora oggi, nel paese della “Libera Chiese in libero Stato”, il Parlamento e il Governo debbano nascondere il tema, evitare il problema. Il problema c’è e deve avere soluzione nel riconoscimento di un diritto elementare e che ormai è riconosciuto dalla maggior parte delle coscienze della nostra civiltà occidentale.

Chiedere al governo Renzi di andare oltre, la legge tedesca è possibile e oggi fattibile, sarebbe un evento di grande modernizzazione, paragonabile a quello che si ebbe con le vittorie sul divorzio e l’aborto.

Un ulteriore spinta alla normalità di un paese che con le riforme avviate sta riscattandosi da venti anni di nulla, sinistra e sindacati compresi.

Del resto su questo tema non puo’ che esserci una scelta trasversale come lo fu all’epoca del divorzio e dell’aborto a favore dei quali si mossero anche insospettabili personaggi della destra e del clero.

Per il Carpe diem della politica ora è l’ora, esitare potrebbe far fuggire l’attimo, magari per ancora altri decenni.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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