Un pubblico senza opinione

Avevo deciso di non comperare giornali italiani e di assaporare la vacanza a Berlino in assenza dell’angoscioso notiziario quotidiano. Ma poi succede di non sapere resistere. E cosi la vacanza s’ è attossicata, proprio nella città che da sempre per me è la meno tossica nei confronti degli stranieri, del colore della loro pelle, della forma del naso e dell’arriccio dei capelli. Non che volessi nascondermi, ma era così bello (per chi ogni settimana per cinque ore si vergogna di vedersi fare le pulizie in casa da una architetto laureatasi all’Università di Leningrado, pardon San Pietroburgo), ed era proprio da vacanza rilassante non dover leggere sentire arrovellarsi su stranieri che vengono in Italia solo per uccidere rapinare stuprare sporcare (ce ne sono ormai alcuni milioni, se fossero venuti solo per quello, in Italia ci sarebbe lo sterminio…). Almeno per un poco, solo qualche giorno. E invece, quasi un risvegliante ceffone quei titoli sul barcone che per venti giorni va alla deriva fra Malta e la Sicilia, e man mano vi muoiono una settantina, fra cui donne in gravidanza che prima di morire hanno abortito qualcosa di già morto. Venivano dalla Somalia e dall’Etiopia. Altro ceffone. Di recente avevo letto abbondamente di quanto era bella l’Etiopia e come era dolce la Somalia quando c’erano gli italiani, non troppo coloniali perché laggiú se ne andavano quelli che non sopportavano di starsene nell’opprimente ipercattolica oppure anticlericalissima italietta all’inizio del ‘900.

Ci andavano medici e ingegneri, professori e geometri, idraulici e carpentieri, contadini e zappaterra, perché sognavano di costruirvi un mondo migliore e di debellare malattie e calamità naturali. Peró poi arrivarono troppi di quelli col casco la divisa il cinturone la pistola e il moschetto e dissero che non bisognava mescolarsi con quei neri maleodoranti, e tutto si rovino maledettamente. Una sola donna è riuscita a sopravvivere e ha potuto raccontare che per giorni e giorni hanno visto passare loro accanto navi grandi e piccole dove esseri umani hanno fatto finta di non sentire non vedere.
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E quelli che si sono fermati hanno lanciato sul barcone bottiglie di acqua e pacchi di biscotti e poi sono fuggiti. Lei ha potuto raccontare, di solito muoiono tutti. Sicuramente a molte centinaia se non a migliaia, è già successo, e già sono ampiamente dimenticati lo sdegno il dolore il disgusto che suscitarono tre anni fa i servizi giornalistici dalla Sicilia sui pescatori che, contenti di sentirle ben pesanti tirando su le reti trovavano invece cadaveri, e nelle tasche dei vestiti talvolta leggibili i documenti; ampiamente dimenticati anche sdegno e dolore quando un mezzo militare all’inseguimento speronó e affondó un gommone di disperati, quella volta bianchi di pelle, nell’Adriatico.

Ai ceffoni-notizia si aggiunge lo sgomento: sto adesso in un paese che mi si mostra molto più civile del mio (anche se devo esser guardinga sulle apparenze, ma anche quelle contano, eccome!) e anche qui la notizia del quotidiano naufragio dell’umanità nel Mediterraneo non suscita alcunché. Quella che definiamo « opinione pubblica », oppure « la gente » non vuole sapere ne sentire? Forse si sta propagando l’effetto di anestesia mentale, quello che in Italia sembra farci digerire leggi che proibiscono i matrimoni con chi non ha il permesso di soggiorno, impediscono di dichiarare la nascita di figli, e in pratica inducono a non andare dal medico o in ospedale, per paura di una denuncia. Per quest’ultimo motivo, potrebbe diffondersi rapidamente una epidemia di qualcosa di brutto e dimenticato e magari incurabile. Forse è il caso di sperarlo.

Eleonora Puntillo

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1 COMMENTAIRE

  1. Un pubblico senza opinione
    Quello che succede nel Mediterraneo succede perchè il governo italiano è razzista (pare, leggendo l’articolista, a prescindere dal colore del governo, dal momento che ricorda lo speronamento del barcone albanese durante il primo governo Prodi)o perchè a protendersi nel Mediterraneo è l’Italia e non la civile Germania? Tra i pricipali oppositori alla proposta di divisione tra tutte le nazioni UE dei rifugiati politici pare vi sia proprio la civile Germania! Se le pulizie da noi le fa un architetto di San Pietroburgo dobbiamo vergognarci noi o il paese di provenienza dello stesso architetto russo? Sarebbe come dire che a vergognarsi dell’esule Sandro Pertini, laureato in Giurisprudenza ed in Scienze Politiche, che a Nizza faceva il muratore doveva vergognarsi non l’Italia fascista ma la democratica Francia che lo aveva accolto! Conclusione: i problemi ci sono e sono grandi e non si aiuta a risolverli con una divisione semplificatoria (e fallace) in buoni e cattivi buoni e cattivi!!!
    Lucio D’Isanto – Pozzuoli (NA) Italia – luciodisanto@hotmail.it
    Lucio D’Isanto

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