Il nostro Vecchio continente e la profezia di Oriana.

Maggio 2013.

Commentavo proprio su Altritaliani l’episodio di Woolwich, area a sud est di Londra (Uno spettro s’aggira per L’Europa, 23 maggio 2013), dove due uomini di colore assassinavano un soldato britannico decapitandolo, gridando nel nome di Allah che non avrebbero mai smesso di combattere l’occidente, la cui gente non sarebbe mai stata al sicuro.

A distanza di quarantott’ore, sempre su Altritaliani, commentando i disordini di Husby, periferia a nord-est di Stoccolma (Periferie, anche la Svezia scopre il suo ventre molle, 25 maggio 2013), quartiere a forte presenza di popolazione immigrata, sottolineavo come l’ennesimo episodio di sollevazione periferica offuscasse l’immagine di una nazione pacifica che pareva aver risolto positivamente il problema dell’integrazione, facendo saltare il mito della Svezia capace di coniugare il multiculturalismo ed il multietnismo, ponendo gran parte dei governi occidentali di fronte al fenomeno dell’immigrazione sempre più difficile da controllare e gestire con le periferie di mezza Europa diventate covi di rivendicazioni razziali e centri di violenza pronti ad esplodere al primo pretesto.

I due contributi avranno certamente fatto storcere il naso a molti benpensanti, ma soprattutto avranno consolidato la convinzione che lo spettro del fondamentalismo che s’aggirava in Europa rappresentava solo l’incubo di un visionario del terzo millennio.

Settembre 2014.

Le macabre immagini di decapitazioni di innocenti occidentali, cooperanti e giornalisti ed il genocidio di cristiani perché espressione religiosa diversa rispetto ad esponenti che inneggiano ad un nascente Califfato in nome del quale combattono una novella Guerra Santa, confermano la certezza di come il “Governo mondiale”, da tempo in tutt’altre faccende affaccendato, abbia ignorato, consapevolmente o inconsapevolmente, la realtà di uno scacchiere internazionale in rapida evoluzione, dimostrando di essere incapace di disegnare un equilibrio diverso da quello attuale.

Membri dell'ISIS con il loro comandante Abu Waheeb

E’ una guerra dichiarata, inutile nasconderselo, da parte di chi comunque sarà destinato a soccombere per tutta una serie di ragioni, ma che comunque ha destabilizzato un ordine che ha mostrato più di una crepa nel proprio tessuto per l’inadeguatezza nel porsi di fronte a problemi epocali con errori di strategia imputabili soprattutto al Vecchio Continente che dopo le scelleratezze del Novecento continua ad avere la testa rivolta all’effimero ed al contingente piuttosto che alla reale dimensione degli avvenimenti.

La riflessione va diritta alle obiezioni.

Fino a quando l’Europa potrà reggere all’urto di esodi biblici quali quelli attuali? Chi sono e dove vanno migliaia di persone molte delle quali evadono dal rispettivo soggiorno senza lasciare traccia? Chi sono e dove vanno le centinaia di minori non accompagnati e quali fila vanno ad ingrossare? Saranno dediti ad accattonaggio, vittime di commercio d’organi o di altri fenomeni illegali e perversi?

A combattere la Guerra Santa in nome d’un Califfato da “Mille e una Notte” sono partiti dal Vecchio Continente, o meglio sono spariti, in migliaia.

Che in Europa fossero presenti, e da tempo, cellule dormienti di fondamentalisti pronte al risveglio ed imbracciare le armi per il loro sogno folle, vigliacco ed utopico, quanti erano a conoscenza?

Quanti di questi assertori della Guerra Santa sono rimasti sul suolo europeo disposti ad attuare la loro strategia assassina verso quelle nazioni che condividono la scelta degli Stati Uniti della lotta ad oltranza a questi criminali?

E’ possibile che i servizi di intelligence occidentali ignorassero tale realtà?

E’ possibile che quest’esodo biblico verso il Vecchio continente sia l’occasione per molti fondamentalisti di infiltrarsi tra chi veramente fugge dalla guerra e attestarsi sul suolo europeo pronti ad intervenire per azioni criminali?

La giornalista Oriana Fallaci

Ed infine quali saranno le condizioni, non solo giuridiche, di questi immigrati?

Certo che di questo passo l’Eurabia auspicata da Oriana Fallaci rischia di prendere sempre più corpo, quello che deve restare profezia è lo scontro di civiltà da più parti ipotizzato, sempre che l’Europa, la culla della civiltà, ritrovi se stessa focalizzando le reali priorità che le consentano realmente di essere unità territoriale, al di là delle sole ed esclusive economie per sdoganare tra l’altro quelle culture mediterranee del medio oriente che hanno rappresentato e rappresentano lungo l’arco di millenni confronto ed arricchimento e che non hanno nulla a che spartire con la volgare criminalità rappresentata dai fondamentalisti dell’ISIS.

Raffaele Bussi

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Raffaele Bussi
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" e alla rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya, "Ulisse e il cappellaio cieco" (2019). Per Marcianum Press ha pubblicato: "Michele T. (2020, Premio Sele d'Oro Mezzoggiorno), "Chaos" (2021), "L'estasi di Chiara" (2022), "Servi e Satrapi" (2023).

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