Venezia 71: Ecco gli italiani, con La vita oscena e tanto cinema iraniano con Javidi.

Ad Orizzonti un deludente “La vita oscena” di Renato De Maria dal romanzo di Aldo Nove, mentre si apre la settimana della critica con un’opera del sempre fertile cinema iraniano: Melbourne di Nima Javidi.

LA VITA OSCENA di Renato De Maria (Italia, 85’, v.o. italiano s/t inglese)

con Isabella Ferrari, Clément Métayer, Roberto De Francesco

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Primo film italiano nella sezione Orizzonti, “La vita oscena”, diretto dal regista e sceneggiatore Renato De Maria (“Hotel Paura”, “Paz!”, “La prima linea” è ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore e poeta Aldo Nove (pubblicato da Einaudi). La storia è quella di Andrea (interpretato dal 23enne Clèment Métayer, già visto nel film “Qualcosa nell’aria” di Olivier Assayas) che, rimasto solo dopo la morte dei genitori, ai quali era profondamente legato, non riuscendo a superare il dolore, finirà in un abisso autodistruttivo fatto di esperienze estreme di sesso (prostituzione) e droga.

Seguiamo quindi il protagonista, tramite il racconto della sua vita dalla voce narrante in prima persona di Andrea (che è di Fausto Paravidino); nelle sue corse ed evoluzioni in skateboard per una Milano neutra e moderna alla ricerca di sesso e con il desiderio continuo di trovare la morte col suicidio (in un inseguirsi sempre tra eros e thanatos) come il suo poeta preferito, l’austriaco Georg Traki, morto suicida giovanissimo per 17 grammi di cocaina. Ne viene fuori un viaggio visionario e psichedelico in attesa di una fine che non arriva, e non arriverà mai.

Sarà l’arte e la scrittura a far superare i traumi al giovane. La pellicola di De Maria (che vede tra i produttori la stessa Ferrari e Roberto Scamarcio) seppur con qualche spunto interessante, non convince e si dimostra assolutamente banale anche nelle immagini allucinate e di sesso. Un film che non da’ quello spessore che probabilmente è più coinvolgente nel testo letterario.

MELBOURNE di Nima Javidi (Iran, 93’, v.o. farsi s/t inglese/italiano)

con Payman Maadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Roshanak Gerami, Mehrnoosh Shahhosseini, Alireza Ostadi

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Per la Settimana della Critica è stato presentato fuori concorso il film “Melbourne” di Nima Javidi, tra i registi del nuovo cinema iraniano, insieme ad Asghar Farhadi (“Una separazione”, 2011; “Il passato”, 2013) e Raskhshan Banietemad ( “Canary yellow”, 1989; “Blue-Veiled”,1994) che presenterà a Venezia 71 in concorso la sua ultima pellicola “Ghesseha – Tales”. “Melbourne” è una pellicola drammatica, ambientata in un appartamento di Teheran, che una coppia di giovani sposi, Samir (Negar Javaherian) e Amir, un ingegnere (Payman Maadi, attore di “Una separazione” e in “Tales”) sta per lasciare per trasferirsi nella città australiana del titolo per motivi di studio. Nella casa è presente anche un neonato che è stato affidato loro per alcune ore da un loro vicino.

Mentre la coppia è impegnata nel preparare le valigie, e nel cedere a un rigattiere i mobili, accade l’imprevisto: il neonato muore. Se ne accorge Amir che il piccolo non respira più. Invece di chiamare i genitori, Amir indugia, ha paura, e nelle sue incertezze coinvolge anche sua moglie, che invece era più decisa nel chiedere aiuto e nell’informare il padre, passato a riprendersi il bambino. Amir tira fuori una scusa: s’inventa che sua moglie è fuori in passeggiata con il neonato (mentre invece giace inerte sul letto in camera).

Nel frattempo nell’appartamento è un susseguirsi di telefoni che suonano, scampanellate al citofono, chiamate via Skype del fratello di Amir già in Australia, persone della famiglia e vicini che vengono a fare visita alla coppia in procinto di partire. Ciò alimenta ancor più la tensione tra gli sposi e la confusione in Amir che rinfaccerà alla moglie la responsabilità di aver accolto il neonato in casa. Anche il padre del bambino ha i suoi problemi: ha sottratto il piccolo alla moglie dal quale è separato, nel frattempo la sorella della madre lo cerca per accudirlo. Alla fine, prima di partire, Amir ha un’intuizione che permetterà alla coppia di partire. Ma il rapporto tra i due non sarà più lo stesso.

Nima Javidi gira una storia intensa, ma anche un po’ ingenua nel meccanismo narrativo, che va a complicarsi e a prolungarsi a causa del comportamento incauto reso dal castello di bugie montato da Amir. Bravi gli interpreti nel creare quel crescendo emotivo per risolvere una situazione divenuta difficile.

Andrea Curcione

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