E se quel 29 marzo del 1994…?

Se

Si era alla fine degli anni ottanta, anzi all’inizio dei novanta.

Era da poco caduto il muro di Berlino, e dietro di quello l’Est comunista si era rapidamente dissolto: l’Italia cominciava il nuovo decennio come se l’asse democristiano-socialista dovesse continuare a governare, per sempre (ricordo un famoso editoriale del grande Luigi Pintor, di qualche anno prima: Moriremo democristiani).

Poi, d’improvviso, anche da noi la crisi: una crisi sconvolgente che ha liquidato in un paio d’anni un’intera classe politica, un sistema di potere vecchio di mezzo secolo, discreditato e impunito, e che tuttavia si credeva impunibile – pouf, travolto (alcuni, non a caso, comparando impropriamente ma significativamente con i paesi comunisti, parlavano e parlarono di « regime »). Mi riferisco in primo luogo, ovviamente, allo scandalo di « Tangentopoli » e alle inchieste del pool di magistrati creato dal procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli: la famosa operazione Mani Pulite.

A quel biennio cruciale, 1992-1994, l’Italia è arrivata con un bagaglio di problemi, conquiste, atrocità e speranze: da un lato le stragi, di stato e non, la corruzione, gli anni di piombo, la mafia e le altre forme di criminalità organizzata (ahimé, etc…); dall’altro, il più forte movimento operaio e sindacale di europa, il sessantotto (sì, il sessantotto!), il femminismo, le battaglie per i diritti civili (e anche qui, per fortuna, etc.: basta pensare alla forza delle differenti forme di Arte).

Tutto questo, mi sembra oggi, si è agitato in quel formidabile, tremendo biennio.

2521417115_4594b7639d.jpgC’è stata in primo luogo, appunto, l’operazione Mani Pulite, sostenuta da una società civile che sembrava (sembrava…) più in salute che mai, con il desiderio, l’esigenza di una definitiva legalità della cosa pubblica (certo ci sono state delle dolorose sbavature – forse almeno in parte inevitabili in ragione dell’enormità del sistema criminale contro cui si doveva lottare -; ma l’interpretazione attualmente trionfante di quell’operazione come un tentativo della magistratura di imporre una sorta di dittatura giacobina e liberticida fa sorridere per quanto è ridicola, e dà la misura di quel che siamo, oggi).

Ci sono stati fra i più spaventosi e audaci attacchi mafiosi della storia della Repubblica, con le stragi di Capaci e di via Amelio, a meno di due mesi di distanza, per uccidere Falcone e Borsellino – ma c’è stata anche la nascita, a Palermo, di una nuova, appassionata società civile, di nuovo a sostegno di alcuni coraggiosi magistrati. E di nuovo l’esigenza era: legalità, trasparenza, democrazia.

2564116311_750401cced.jpg(Fra parentesi, per pudore: fu in quello stesso periodo, e più precisamente il 28 marzo del 1993, che cominciò il « calvario » giudiziario di Andreotti, accusato di associazione mafiosa, appunto dalla procura di Palermo. E che oggi, sempre trionfalmente, lo si voglia « beatificare » in ragione della sua « assoluzione » ai processi fa, tragicamente, sorridere. Il Divo infatti – vedere o rivedere il bellissimo film di Paolo Sorrentino – è stato assolto solo per i reati per cui non è subentrata prescrizione. Le sue antiche e durature collusioni con la mafia, anche se oramai imperseguibili, restano – secondo lo stesso dire dei giudici che lo hanno assolto – a disposizione della Storia. C’è materia di Beatificazione?)

Questi, a memoria, gli elementi salienti del contesto storico che ha portato alle elezioni politiche del marzo 1994, le prime del nuovo sistema semi-maggioritario, quelle per così dire che inaugurano la Seconda Repubblica, che vede l’assenza dei grandi partiti tradizionali, letteralmente dissolti sotto i colpi dall’operazione Mani Pulite.

Storicamente, a questo punto, dovrei interrogarmi sulle ragioni che hanno impedito alla coalizione « progressista » guidata dal Partito Democratico della Sinistra, la cui trasformazione non era avvenuta per via dei processi anti-corruzione (i suoi esponenti erano infatti ‘quasi’ del tutto puliti), di raccogliere e convogliare la spinta che sembrava essersi messa in moto nella società civile. Ma non per far Storia scrivo, adesso.

Scrivo per enunciare un’ipotesi, un sogno, con « se » e con « ma » (che per l’appunto non fanno Storia, con la ‘s’ maiuscola) fatto questa estate a Salina, in seguito a una storia (con la ‘s’ minuscola) di polenta e couscous, che racconterò un’altra volta.

Nel 1994 il contesto anche internazionale era finalmente aperto, permetteva agli elettori di scegliere liberamente: finito il comunismo, gli Stati Uniti non avevano più bisogno di sostenere nel Bel Paese una democrazia corrotta. Ecco: proviamo a immaginare cosa saremmo oggi se quel 29 marzo del 1994 gli italiani, quelli che a Milano e a Roma si erano mobilitati per Mani Pulite, quelli (e quelle !) del « Comitato del Lenzuolo » di Palermo, che tutti sembravano con il vento in poppa, avessero riconosciuto e sconfitto seccamente, radicalmente, la berlu.jpgcoalizione dei vecchi ex-fascisti (MSI) con i nuovi (Lega), guidata da Forza Italia e dal suo capo, figlioccio politico-finanziariamente, nonché eticamente, e amico personale del pluri-indagato-e-incriminato Bettino Craxi (anche lui, oggi, in nuovo e sorprendente odor di santità).

(« Ma », o anche « invece » : Italia 1948-1994…)

Così, su una spiaggia delle Eolie, ho ricordato e immaginato crescere un’Italia che, probabilmente, era molto più piccola e fragile di quel che sembrava e che oggi, e in modo tragicamente profondo, è definitivamente sconfitta.

Arabis.

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