Bassani, Rossi, Roffi e il dialetto ferrarese, qualche anno dopo…

Il 13 aprile del 2000, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, scomparvero Giorgio Bassani, il Cantore della Ferraresità a tutto tondo, ed il cugino, Gianfranco Rossi. Ambedue studiosi, letterati, amanti e cultori del cinema e molto di più, ma, soprattutto, innamorati della ‘loro’ Ferrara che non dimenticaron mai nei loro scritti, più o meno velatamente od eclatantemente.

Ferrara di Bassani

Figli e padri di parte della cultura del Novecento a tutto tondo, erano di fede ebraica: per essa, nel ’38, subirono dolorosamente le ingiurie delle leggi razziali, ferite indelebili, indimenticabili che segnarono, per sempre, la loro ars poetica ed il loro modus vivendi et operandi.

Di Giorgio Bassani si può ben dire che molto amasse, poiché molto la citò nei suoi scritti, la lingua dialettale di casa sua che, diceva, si manifestava sempre nel vero Cittadino Estense:

Il vero ferrarese – affermava – si esprime in italiano, ma termina ogni suo ragionamento con una frase in lingua dialettale, per rafforzare quanto vuole esprimere”. Un concetto, mutatis mutandis, che aveva fatto suo anche il senatore Mario Roffi, mecenate d’elezione per decenni, come è ben noto, per la Città di Ferrara, lui modenese – spilambertese – di nascita, mancato alla sua città d’adozione nel marzo del 1995.

E l’aveva talmente fatto suo da esaltare la traduzione in lingua dialettale ferrarese eseguita dall’intellettuale Giulio Neppi, ai primi del Novecento, di un ‘classico’ come l’Aminta, la bella favola pastorale di Torquato Tasso, lui che, come Bassani, era gran traduttore di classici internazionali come Racine o Keats.

Soldati e Bassani a Saturnia nel 1959

Si eran conosciuti Bassani e Roffi, in età giovanile: lo scrittore, in Roma, Inverno ’44 (Pagine di un diario inedito), pubblicato per la prima volta solo nel 1964, lo afferma quasi di sfuggita, una piccola citazione-ricordo, quasi velata, si direbbe, tra le righe, di pudore, chissà perché.

Il breve testo è la narrazione drammatica e dettagliata, in già puro stile bassaniano, di ciò che accade nella Capitale tra il 25 gennaio e il 19 febbraio.

E’ il periodo in cui collabora con “Italia libera”, organo degli Azionisti e compone numerosi versi. In estate è a Napoli, città già liberata dagli anglo-americani, dove incontra Longanesi, Mario Soldati, che diverrà uno dei suoi sodali più vicini ed intimi, Omodeo, Trombadori, Elena e Alda Croce e, probabilmente, l’altro grande Ebreo ferrarese da poco mancato, Arnoldo Foà, allora speaker in chief ed autore di testi per la radio alleata.

Un anno di grande dolore, quel ’44, per Giorgio Bassani: una parte dei suoi congiunti rimasti a Ferrara sarà deportata nei campi di sterminio di Buchenwald.

Maria Cristina NASCOSI SANDRI

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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