Renzi: L’uomo giusto al momento sbagliato.

Domani è l’ora della verità. Alla direzione del PD, anticipata per l’occasione, si decide il futuro del governo. Letta è pronto al rilancio. Renzi è più che tentato dal mettersi alla guida dell’esecutivo. Napolitano media ma alla fine si arrende e dichiara: “Decida il PD”. I renziani insorgono, non vogliono il loro leader al governo se non dopo una vittoria elettorale.

E’ del tutto evidente che la base renziana non vuole che il leader del PD faccia la staffetta con Letta alla premiership del governo. Ma a gridare “attento alla trappola” sono anche altri non dichiarati renziani e finanche critici come Prodi o Cacciari.

E del tutto evidente che a Renzi non convenga accettare la presidenza del consiglio, se non grazie ad una vittoria elettorale. E’ una cosa che è nella filosofia di chi come lui vuole riportare la politica ad essere bella e non un “pasticcio” da palazzo. Sembrerebbe paradossale che il rottamatore di D’Alema ne emuli le imprese (peraltro, quella staffetta fu la conclusione di un “sanguinoso ed interno” conflitto con Prodi, cosa che nei fatti non c’è tra i due veri leader del PD ovvero lo stesso Renzi e Letta.

E’ evidente che Renzi al governo vuol dire fare un favore alla veccchia politica, cosi si’ che si resuscita Berlusconi e si fa un favore al populismo di Grillo che nulla propone ma che molto distrugge anche grazie ai pessimi esempi offerti. Infine, è un favore agli avversari interni come Cuperlo leader della passata e perdente nomenclatura bersaniana (che non a caso incita Renzi ad ndare avanti su questa pessima idea), e puo’ giovarsene finanche Civati che indirettamente potrebbe recuperare credibilità anche verso gli stessi sostenitori di Renzi.

Probabilmente, nella sua generosità, Renzi sta accarezzando l’idea che la sua velocità di azione politica, potrebbe essere più concreta se fosse lui al timone del governo. Si tratta di una ingenuità che sorprenderebbe in un giovane si, ma avveduto, come il sindaco di Firenze.

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Si potrebbe accellerare, avendo un parlamento diverso e alleanze diverse. Renzi non deve pensare che il PD del parlamento sia quello della direzione nazionale. Con il sistema elettorale del porcellum in buona misura gli eletti sono stati imposti dalla vecchia nomenclatura, e quindi non puo’ aspettarsi di avere un plebiscito a lui favorevole. Gli stessi “alleati”, non vedono l’ora di bruciare la pericolosissima candidatura di Renzi, nell’eventualità di elezioni.

Peraltro, l’Italia ha bisogno di condotte coerenti e fin qui Renzi lo è stato, ma se si cede alla tentazione di prendere il governo senza una vittoria elettorale, si ricade nella vecchia politica che ha creato gli attuali sfracelli e che ha portato al successo l’antipolitica e il populismo di Grillo. Sembra di assistere ad un nuovo esempio di suicidio della sinistra.

Come suol dirsi il gioco non vale la candela. E la bizantina politica italiana non appare il massimo della lealtà al leader. Le vicende di Prodi e Veltroni (per restare nell’ambito PD) insegnano, come anche la triste vicenda dei 101 franchi tiratori che abbatterono la candidatura a Capo di Stato, dell’ex Presidente della Commissione europea.

Infine, una considerazione. Con questa maggioranza Letta ha finanche qualità più adatte al mantenimento dello stesso e più chance per condurre in porto quelle riforme richieste. Piuttosto che manovre e rimpasti occorrerebbe accellerare sulla riforma elettorale e per la trasformazione dell’attuale Senato e del titolo V della Costituzione, anche perché, subito dopo, bisogna veramente correre per il piano lavoro e per il risanamento economico, magari arrivando al famoso, ormai famigerato, taglio del cuneo fiscale.

Poi si voti e con il voto si puo’ ragionevolmente credere in una vittoria di Renzi che allora potrebbe vantare un’investitura popolare, ben altra cosa.

Si potrà votare finanche nel semestre italiano, magari ad Ottobre o Novembre, è una cosa già avvenuta e peraltro, con l’elezioni europee a maggio e i mesi che si perderanno tra insediamento e formazione della nuova Commissione europea, davvero non si capisce quali grandi cose e prove dovrebbero sostenere le istituzioni politiche italiani, da impedire un’eventuale elezione parlamentare italiana in quel periodo.
Letta è l’uomo giusto al momento giusto, purtroppo Renzi sarebbe l’uomo giusto ma al momento sbagliato.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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